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sabato 11 novembre 2017

Quella strage di Migranti in Libia che chiama in causa l'occidente.





La nuova  strage nel Mediterraneo - davanti alla Coste della Libia - squarcia di netto la situazione che si è venuta a determinare dopo l'ideazione e, la conseguente applicazione del cosiddetto "Codice Minniti". Non ci voleva poi molto a capire che quel diktat - messo in atto dal governo italiano e dal ministro dell'interno - fosse del tutto sbagliato e, avrebbe causato una gran quantità di tragedie, sotto forma di un infinito, inarrestabile, doloroso genocidio di migranti. 
Il video che fa da sfondo a questo nuovo articolo di questo blog è la testimonianza drammatica di quel che significa quel codice messo in atto dall'Italia. 

Che cosa ci dicono queste immagini?  (opportunamente pubblicate nel sito della Ong tedesca Sea Watch)  ...

Raccontano di una guerra inaudita, inaccettabile che è la maggiore responsabile di ciò che è accaduto non più tardi di lunedì scorso al largo delle Coste libiche, in quel tratto di mare che è già Mediterraneo e, dunque, proprio per questo non può non chiamare in causa tutti: la Libia e la guardia costiera (lautamente finanziata dal governo italiano n.d.t), la stessa Italia e l'Unione europea. Non si può continuare a far finta di nulla dopo questa strage che ha condannato alla morte in mare di altri 50 migranti.

Ma a  nessuno sembra importare più di tanto delle tragedie del mare al cosiddetto occidente, quell'occidente civilizzato interessa solo bearsi di pseudo risultati che si celano questo accordo Italia-Libia (parziale, non vincolante ... ricordiamolo una volta per tutte: fare un patto con Al Sarraj significa dare denaro alle milizie libiche, le stesse che nei lager trattano i migranti come schiavi, torturandoli e stuprandoli n.d.t) e, se poi la vera realtà squarcia la folta, spessa coltre di silenzio  - che in realtà è censura - a quel punto, si manifesta un certo nervosismo di fondo.


-Stime e numeri falsi

Il ministro dell'interno italiano, Minniti ha passato gran parte dei mesi scorsi a lodare i risultati di questo accordo - che vale la pena ricordarlo, attraverso i diktat del "Codice Minniti" ha fatto in modo di cacciare le Ong dallo stesso tratto di mare dove è andato in scena il disastro di lunedì scorso per lasciare le mano libere ai libici - vantandosi di un 30% in meno di sbarchi dei migranti ma, la verità è un'altra: come avevano denunciato da subito alcune Ong (e tra queste Msf  n.d.t) la ragione di questo calo è da ascrivere al fatto che "ne sbarcano di meno perché ne muiono di più tra le onde del Mediterraneo".
Purtroppo è ciò che è accaduto in questi mesi di cui la tragedia di lunedì scorso rappresenta una costante che non può più essere accettato da tutti i cittadini europei. 


-La denuncia di Sea Watch ong tedesca

Lo scenario che si trovano davanti ai loro occhi i volontari dell'ong tedesca racconta di una "guerra contro i migranti", una guerra senza esclusioni di colpi. Ricostruiamo la tragedia in "5 atti":

  1. L'intervento della guardia costiera dei libici e l'arrivo di Sea Watch: la motovedetta libica è la prima a raggiungere i migranti in difficoltà sul loro gommone ormai semi affondato. A decine vengono soccorsi e fatti salire a bordo. Poco dopo però il punto del nubifragio viene raggiunto anche dalla Sea Watch che cala in mare i suoi gommoni offrendo aiuto ai migranti.
  2. Calci e botte per fermare la fuga: decine di persone, già in salvo sulla motovedetta libica, si lanciano in mare nel tentativo di raggiungere i gommoni della Sea Watch. Secondo il racconto dei testimoni, i libici reagiscono violentemente. Prendono a calci i migranti e li colpiscono con mazze e corde per trattenerli sul ponte della motovedetta e impedirne la fuga.
  3. I lanci di patate per ostacolare i soccorsi: il gommone è ormai semiaffondato, alcuni cadaveri galleggiano già in acqua. Gli uomini della Ong si concentrano sui vivi per cercare di salvare più gente possibile. Molti migranti non sanno nuotare. I militari libici continuano a ostacolare in tutti i modi i soccorsi, arrivando persino a lanciare patate addosso ai volontari intenti a issare a bordo i migranti che annaspano in mare.
  4. L'appello della marina militare italiana: "Le persone stanno saltando in mare. Fermate i motori e collaborate con la Sea Watch. Per favore, collaborate", è l'invito della marina militare italiana alla guardia costiera libica. Le istruzioni, pronunciate in inglese dall'elicottero, resteranno inascoltate.
  5. La partenza improvvisa: la guardia costiera libica riaccende i motori e riparte verso Tripoli con 42 superstiti a bordo. La motovedetta trascina via i migranti ancora aggrappati alle cime. Muoiono 5 persone ma, poi si apprenderà che la stessa sorte è toccata ad altri 50 migranti. 


-Bilancio drammatico della strage

Nel disastro andato in scena lunedì scorso e costata la vita ad altri 50 migranti è stato fondamentale la decisione da parte della Ong tedesca Sea Watch di rendere visibile a tutti i video che inchiodano (senza appello) la guardia costiera libica. Queste drammatiche immagini non fanno altro che rinforzare le accuse che le stesse Ong avevano lanciato quando Minniti (spavaldamente) aveva annunciato il famoso "Codice" che, di fatto dimostrava come l'intenzione e l'obiettivo di quell'occidente ricco e cinico era soltanto togliersi di torno le navi delle Ong che venivano messe all'indice visto che erano in grado di salvare i migranti che incappavano nei naufragi e praticamente da sole, evitavano tragedie come quella di lunedì 6 novembre 2017. 
"Il video e gli audio messi a disposizione dalla Sea Watch" - dichiara don Armando Zappolini, presidente del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza - "parlano chiaro, sono una vergogna per qualunque paese civile. La condotta della guardia costiera libica viola i più elementari diritti umani", e conclude "Non pensi il governo italiano di allontanare da sé la responsabilità o di raccontare la favoletta che l'Italia non c'entra con i respingimenti. Le navi delle Ong, che assicurano realmente una possibilità di soccorso in mare, sono drasticamente e i morti in mare aumentano".

Queste parole sono una denuncia diretta nemmeno troppo velata al "Sistema Minniti" un sistema che prevede il sostegno alle tragedie che avvengono lontano dalla visione diretta dei cittadini italiani. Si tratta di quella "favoletta" di cui parla don Zappolini e che prevede l'unica strada percorribile di questo occidente cinico e impavido; una non-strategia che condanna alla morte migliaia di migranti nel deserto e nei lager libici che la stessa Italia finanzia. 
L'ultimo episodio di questo infinito genocidio era stato ampiamente denunciato e previsto dai volontari di Medici senza frontiere - Msf che fin da subito, nelle ore in cui tutti i media italiani incensavano il "Codice Minniti" come soluzione vincente e risolutiva, i volontari dissero senza mezzi termini che si voleva perseguire la "politica dei respingimenti tramite il lasciapassare della guardia costiera libica" dove, non ci si è fatto scrupoli di far accordi con chi si fa dettare legge dalle milizie armate che a Tripoli e in tutti i lager del paese africano costringono i migranti a stare in condizioni disperate, al pari di detenuti e terroristi tra sporcizia, le continue violenze, torture, stupri in una sistematica mancanza dei diritti umani. 
(Fonte.:seawatch;ilmanifesto)
Bob Fabiani
Link
-seawatch.org;
-www.ilmanifesto.it       

     

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