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giovedì 9 novembre 2017

Inchiesta sul BLM-Black Lives Matter




Seconda Parte: Nuovi scenari per il Movimento anti-razzista all'ombra dell'America di Trump


L'elezione di #TheDonald a presidente degli Stati Uniti (45° della storia Usa) andata a segno esattamente un anno fa - 8 novembre 2016 - pone una serie di interrogativi con i quali, gli attivisti BLM, hanno dovuto cimentarsi e tentare di risolvere.
Sulle colonne della rivista statunitense "The Nation" - da sempre paladina delle istanze della sinistra americana, liberal, pacifista e incuriosita dai diritti sociali e per questa ragione impegnata sul fronte dei diritti civili - Dani McClain ha dedicato un dettagliato articolo-inchiesta sulla nuova dimensione del Movimento BLM, al tempo dell'America di Trump.
Un anno dopo, gli attivisti hanno dovuto prendere atto che scendere nelle piazze oggi, negli Stati Uniti, è più oneroso e pericoloso di quanto non lo fosse prima, non fosse altro perché Trump, la sua amministrazione e le "falange della destra suprematista", non ammettono alcun indugio: le istanze dei neri, le aspettative (e le richieste) della comunità afroamericana per loro non valgono nulla anzi, bisognerebbe tornare alle "pratiche della vergogna" ossia, al "tempo della schiavitù". 

Altro che diritti civili conquistati negli anni'60 del Novecento.

In questo contesto non c'è solo la mancanza di "uguaglianza civile" e, il sostanziale ritorno ai quei "tempi bui" - cosa del resto sempre perseguita da quella America razzista dove il fascismo impera ora che si annida addirittura dalla plancia di comando della Casa Bianca - a preoccupare la comunità afroamericana è stata la decisione voluta dai Ras del Partito Repubblicano che, negli stati sudisti, hanno cancellato il "diritto al voto dei neri". 
Ma questo in fin dei conti avveniva ancora sotto la "presidenza Obama" ora, invece, la situazione è diventata ancora più pericolosa dopo la vittoria drammatica di #TheDonald. Oggi, negli Stati Uniti si deve convivere con il Regime Trump-Pemce" e si oscilla tra spinte razziste ed editti presidenziali tipici di quei sistemi autoritari degni delle dittature nazi-fasciste degli anni'20 e '30 del Novecento che portarono alla catastrofe della seconda guerra mondiale. Tuttavia, quello che più inquieta (e stordisce) è il sistematico ricorso alla pratica della "deportazione di stato" - voluta e applicata da questa amministrazione - contro le minoranze etniche che rischia di gettare altra benzina sull'incendio razziale, in fin dei conti la vera "questione irrisolta" degli Stati Uniti. In poco più di un anno di presidenza, l'amministrazione Trump sta condannando centinaia di migliaia di bambini alla triste "condizione di orfani" che, da un giorno all'altro, si sono visti sottrarre da sotto il loro sconvolto sguardo i propri genitori considerati da questa dal governo-Trump alla stregua di criminali e di terroristi. E' la faccia cruenta del Trumpismo contro il quale la sinistra americana, il Partito Democratico Usa e quindi lo stesso Movimento BLM sono chiamati, non solo a resistere ma a riorganizzarsi.

Ma allora in tutto questo rigurgito di  "odio razziale" (sopratutto nei Collage e nelle Università n.d.t) ma anche nei posti di lavoro dove, i neri (e in questo caso sopratutto le donne) si ritrovano a dover far i conti come se, improvvisamente, si fosse realizzato un inquietante viaggio a ritroso nel tempo; riscoprendosi (amaramente) dei facili bersagli, a uso e costume di squadristi fascisti, di datori di lavoro sempre più esigenti e convinti seguaci di quel "capitalismo rampante" - del resto ben rappresentato dall'inquilino della Casa Bianca, di gran lunga il peggior presidente della storia americana - e, per questo decisamente liberi di poter licenziare tutti coloro che non stanno alle regole (neo-liberiste) e molto semplicemente schiaviste che tanto vanno di moda in questa America dove impera il Trumpismo.

Alla luce di questo contesto il BLM cosa intende fare? Quale strategia intende perseguire?
      
L'analisi dentro il Movimento è stata serrata e, alla fine la conclusione a cui si è arrivati è la seguente: il futuro del BLM sarà uno sbocco elettorale più che una occupazione delle strade. Nessuno all'interno del Movimento nasconde la necessità di rivendicare una rappresentanza politica.  Al momento del tutto deficitaria. Sullo sfondo resta la contraddizione andata in scena durante le ultime Primarie democratiche: in un primo momento era stato lanciato l'amo a Bernie Sanders salvo poi, aver votato per Hillary Clinton. Un errore da non ripetere.
Tuttavia porre la questione solo esclusivamente su chi appoggerà il BLM è fuorviante e del tutto riduttiva.
A quattro anni dalla sua nascita - si legge nel reportage firmato "The Nation" - tutto è cambiato fuori e dentro lo stesso Movimento. A essere cambiate sono anzitutto le modalità organizzative, la struttura interna e quindi, la strategia politica della mobilitazione. Oggi il BLM è un misto tra una associazione di promozione sociale, un gruppo di interesse (non solo politica evidentemente) e una strat-up, divisa in una pluralità di sotto-progetti (con esplorazioni interessanti alla Cultura afroamericana e alla musica Black allargata alle Arti visive n.d.t) e per questo abile a produrre suadenti hastag per tenere il passo sui social network dove per altro, subisce anche l'onta di vedere scippato non solo lo storico slogan delle lotte sociali e delle "Marce per i diritti civili" condotte e guidate nello scorso secolo da Martin Luther King Jr è il caso di molti gruppi nati sulle nuove piattaforme che fanno il verso al BLM rivendicandolo e annettendolo sulle istanze razziste collegate a quei gruppi dell'estrema destra che si schierano sempre e comunque con le forze dell'ordine incitandole a "far fuori i neri", in quel massacro che è e rimane la "caccia al nero" negli Stati Uniti. 
Al di là di queste schermaglie, nel Movimento BLM sono tutti consapevoli che la strada è tutta in salita perché, tutti gli attivisti sanno che se non si mirerà a incidere concretamente sui rapporti di forza dentro la società americana, il BLM non riuscirà a invertire la tendenza della fase attuale, in cui gli Usa stanno tornando indietro rispetto ai tempi delle "Marce di Selma": all'epoca gli afroamericani protestavano per il diritto di voto, adesso invece sono costretti a farlo per il diritto a vivere. 
-Fine seconda parte-
(Fonte.:thenation)
Bob Fabiani
Link
-www.thenation.com

  

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