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giovedì 22 agosto 2019

Ngugi wa Thiong'o, la lunga lotta contro la lingua dei colonizzatori







Ngugi wa Thiong'o è uno dei più amati scrittori e intellettuali africani, nato in Kenya 81 anni fa. Al nome dell'autore keniota è legata una singolare situazione : ogni anno, inevitabilmente il suo nome finisce nella rosa dei futuri Nobel; per questa ragione, Ngugi wa Thiong'o è da tutti definito il "quasi Nobel".

Parte inevitabilmente da questo punto, una serie di ragionamenti dello scrittore che ribadisce tutta l'importanza della lunga lotta contro la lingua dei colonizzatori, l'inglese (e tutte le altre).

"Risulta anche a me, lo so, lo so, dicono che ci sono andato vicino ... In tutta sincerità, io non ho voce in capitolo! Non ho diritto di voto in materia, proprio non dipende da me. E nemmeno posso dire di conoscere qualcuno tra coloro che decidono...".

Non sappiamo come finirà anche questa volta, tuttavia, potrebbe essere l'anno giusto, visto che nel 2019 di Nobel per la Letteratura ne verranno assegnati addirittura due.

Ngugi wa Thiong'o è uno dei più celebri e amati scrittori africani : la sua opera copre un arco di tempo temporale di oltre mezzo secolo, tra romanzi, raccolte di racconti e di poesie, teatro, saggi  dei quali il più celebre e citato è la raccolta Decolonizzare la mente, del 1986.





Una vita contro la lingua dei colonizzatori


La battaglia lunga un'intera vita per le lingue africane e contro l'inglese, "lingua coloniale" gli è valsa non solo una grande notorietà ma, un amore smisurato in tutto il continente. Ma anche grandi impedimenti.  A cominciare dal Kenya, la sua patria, a causa delle sue posizioni gli sono valse persecuzioni, incarceramento, esilio.

Un caso unico nella storia dei reati di opinioni.

Ora Ngugi wa Thiong'o, a un'età in cui di solito uno scrittore di successo si limita a raccogliere serenamente i frutti del suo lavoro, l'autore keniota pubblica, in italiano, il suo romanzo più recente e monumentale.

Il Mago dei corvi




Originariamente "Il Mago dei corvi" uscì proprio in lingua inglese nel 2006 e, arrivava al culmine di un silenzio prolungato dello scrittore ma, venti anni dopo ecco che Ngugi wa Thiong'o riesce a scrivere l'opera maggiore.

"Il mio romanzo precedente Matigari fu pubblicato a Londra, in gikuyu, la mia lingua, nel 1986. Ma in Kenya fu proibito e messo al bando. Per me fu un colpo durissimo : uno scrittore dipende e impara dalle reazioni dei suoi lettori. Negli anni successivi continuavano a venirmi nuove idee, ma non si trasformavano in una narrativa. Poi, verso il '96 - '97, prese forma nella mia mente la storia di questo dittatore che vuol costruire l'edificio più alto del mondo, così alto da raggiungere il cielo e da farlo diventare il vicino di casa di Dio.
Piano piano la storia s'impossessò di me, cominciai a scrivere ogni giorno, tra un volo e l'altro, nelle camere d'albergo. Mi ci vollero dieci anni ma alla fine uscii allo scoperto, insieme ai miei personaggi, sono riemerso dalla mia vita sottoterra".






Un romanzo "Il Mago dei corvi" scritto in gikuyu, lingua africana e tradotto autonomamente (in inglese)

"Non è la prima volta che scrivevo una mia opera nella mia lingua africana (gikuyu) e poi diventavo il traduttore del mio lavoro : era  Il Diavolo nella croce, del 1978. Quel romanzo è noto perché lo scrissi mentre ero detenuto nel carcere di massima sicurezza di Kamiti, a Nairobi. E' il primo romanzo moderno nella mia lingua madre, e per farlo dovetti usare i rotoli di carta igenica forniti dal servizio carcerario. Fui io stesso a tradurlo successivamente in inglese".


L'attualità della battaglia in difesa delle lingue africane 


"E' assolutamente attuale poiché i governi africani non hanno alcuna politica in materia. L'inglese e il francese restano le lingue del potere e dell'istruzione. Gli autori che scrivono nelle lingue africane continuano ad andare incontro a enormi problemi per riuscire a essere pubblicati e diffusi. Questa difficoltà è figlia del colonialismo, come ho sostenuto in Decolonizzare la mente. Lo squilibrio di potere tra le lingue non riguarda soltanta il rapporto tra l'Africa e l'Europa. Basta pensare allo scozzese, al gallese, all'irlandese. O alle lingue dei nativi americani. O a quelle del Pacifico. La lotta continua ed è una lotta globale, non solo africana. C'è tra le lingue un rapporto gerarchico, una relazione di potere disuguale, mentre dovrebbe essere una rete tra eguali".






Cosa rappresenta l'inglese oggi, per l'Africa, visto che adesso appare più la lingua del mondo che la lingua del potere, della musica, della scienza, della comunicazione giovanile?


"Non c'è proprio nulla di male in una lingua che fa comunicare una comunità di persone. Ma in Africa l'inglese e il francese sono state e ancora sono lingue di potere, la cui adozione presuppone la morte o l'abbandono delle altre. Se conosci tutte le lingue del mondo ma non la tua lingua madre, sei ridotto in schiavitù. Ma se conosci la tua lingua, con ogni lingua in più cresce la tua autonomia. Nella relazione coloniale, la lingua del colonizzatore si vuole sostituire a quella del colonizzato. E' una lingua piantata nel cimitero delle altre lingue".
(Fonte.:jeuneafrique)
Bob Fabiani
Link
-www.jeuneafrique.com  

1 commento:

  1. La lingua madre è importante per tutti e non mi è mai piaciuta la supremazia dell'inglese, anche nel mondo occidentale. Mi piace la battaglia che ha condotto questo scrittore, purché i suoi libri siano accompagnati da una traduzione e possano essere fruibili da tutti.

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