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domenica 18 agosto 2019

Restituire la musica all'#Africa. Pt.2








Con la pubblicazione odierna concludiamo il #Reportage sulla musica africana prodotta all'indomani della grande stagione delle Indipendenze delle giovani Nazioni africane : erano gli anni sessanta del Novecento.
(Africaland)


Uno dei tesori dal valore inestimabile per l'Africa, è sempre stata la musica. Un vero tesoro di Cultura che abbraccia l'intero Continente da Nord a Sud.

Ma che fine ha fatto la sterminata "banca dati"  - naruralmente sotto forma di musica -?
E di quale tesoro stiamo parlando?

All'indomani della grande sragione delle Indipendenze per le giovani Nazioni africane, sbocciò un fervido fermento di artisti, suoni, registrazioni che caratterizzò quella stagione; il post - indipendenza. Divenne specchio e centralità del Continente con una miscela di suoni e storie che ora devono essere recuperate e restituite all'#Africa.
(Bob Fabiani)








Restituiamo all'Africa la sua musica  (Pt.2)*


"La Somalia e il Somaliland, con grande lungimiranza, si sono già assicurati la custodia esclusiva della loro musica. Per avere accesso alle registrazioni bisogna ottenere l'autorizzazione dagli archivi di Mogadiscio e Hergeisa. Questo modello va esteso a tutto il continente. Per gli archivi più malridotti, come quelli in Ghana e in Sudan, una funzione di custodia e controllo sarebbe rivitalizzante. Si potrebbero applicare delle commissioni per chi accede alle incisioni dall'estero, per uso commerciale o altro. C'è abbastanza domanda di musica storica africana perché possa funzionare.

Questo processo di restituzione deve cominciare dalle etichette discografiche che non hanno più bisogno dei master dei dischi pubblicati. Dobbiamo concentrare gli sforzi sulla digitalizzazione: una soluzione vantaggiosa per tutti perché permette l'uso esterno delle registrazioni e fornisce un archivio agli enti incaricati dalla tutela e del controllo sulla musica.

La musica non dovrebbe mai più lasciare in massa i paesi di origine. E' un pò quello che succede in Thailandia, dove il governo vieta l'esportazione di tutte le immagini del Budda  perché non sono "oggetti decorativi", come spiegano i cartelli che avvisano delle durissime sanzioni previste per i trasgressori. I dischi africani, sopratutto per le magnifiche copertine, hanno bisogno di leggi che disciplinino la loro esportazione, anche se in realtà molti di questi album sono stati fabbricati in Europa e prodotti da etichette europee. Ma sappiamo tutti di chi dovrebbero essere le richezze estratte in terra africana dalle aziende occidentali e cinesi.

In generale, il motivo più pressante per restituire questi materiali sonori è che controllarne l'immagine.
Per il continente più giovane del mondo  - l'età media in Niger è 14 anni - diventare adulti senza un'idea delle grandi conquiste culturali del passato e senza poter toccare fisicamente queste conquiste vuol dire entrare senza fiducia nel mondo, un mondo in cui per i giovani africani neri vengono ancora innalzati troppi muri e barriere.

"La storia non è un semplice cumulo di fatti", diceva lo studioso guianese Ivan Van Sertima negli anni ottanta. "E' la creazione di una prospettiva diversa, di un modo diverso di vedere, pensare e sentire. Ciò che è accaduto nella storia - o ciò che pensiamo sia accaduto nella storia - influenza il nostro modo di pensare. Influenza i nostri pregiudizi, i nostri riflessi, la concezione che abbiamo noi stessi, il modo in cui la gente ci concepisce, il modo in cui trattiamo noi stessi, il modo in cui ci trattano gli altri".





Un flusso di ritorno del patrimonio culturale africano di tre o quattro generazioni fa contribuirebbe a restituire fiducia e a sdradicare l'idea persistente di una storia vuota. Ricorderebbe a tutti che non serve risalire all'antichità o alle grandi storie dell'Africa medievale per ritrovare un posto centrale nelle vicende del mondo. Bastano pochi decenni.

La musica, in particolare la sua presenza fisica, è la forza correttiva più potente, un toccasana per l'immagine del continente. Un politico somalo ammette che una delle sfide più difficili del suo governo è cambiare l'immagine della Somalia agli occhi del mondo.

Siamo d'accordso con questo punto d'osservazione e sul fatto che la musica sopravvissuta a trent'anni di guerra civile e conservata negli archivi di Radio Mogadishu è il miglior punto di partenza possibile.

Pensiamo a quando il Mali è precipitato nella violenza a causa della guerra Nato in Libia, e grandi città storiche, centri di cultura come Timbuctù, hanno dovuto assistere alla messa al bando della musica e alla persecuzione dei musicisti. Un'antica cultura era sull'orlo della distruzione. La restituzione delle copie dei dischi della band più famosa di Timbuctù, Le Mystère de Tombouctou, che circolano nelle aste avrebbe un effetto terapeutico evidente.

E' vero, la musica registrata può essere riprodotta e quindi perdere di valore, a differenza di sculture, gioielli e dipinti. Ma la musica è anche un patrimonio intangibile. Molti dei talenti più straordinari e meno conosciuti dell'Africa come Amara Touré, incarnazione del legame profondo tra Cuba e il continente, o Abu Obaida Hassan, brillante interprete delle antiche tradizioni del Sudan settentrionale, hanno registrato pochissimo. Sono spuntate molte riproduzioni, ma le copie originali sono inestimabili.

Qualcuno sostiene che le incisioni siano più al sicuro nelle mani dei collezzionisti privati e delle istituzioni occidentali, più capaci di garantirne la longevità con le loro cure meticolose. In parte è vero, per le infrastrutture e la disponibilità di fondi pubblici. Ma la decisione spetta solo alle avanguardie culturali dei paesi africani.

"Non possiamo premettere che chi ha saccheggiato il nostro patrimonio oggi venga a dirci cosa ne dobbiamo fare", spiega al sito Okay Africa Hamady Boucoum, direttore del Museo delle civiltà nere.
"Dev'esserci la restituzione, e la presa di coscienza che il saccheggiatore non ha diritto di decidere del destino di oggetti che non sono mai stati suoi".

Anche se spinti da un amore puro e incondizionato per la forza e la meraviglia di un'epoca irripetibile, non dobbiamo renderci complici di questa espropriazione e della fiducia che un popolo ha di sé e, per estensione, delle sue possibilità di successo.

"Il mio scopo", ha scritto il giornalista afroamericano Howard French in A continent for the taking (Un continente a disposizione), "è aiutare chi desidera conoscere e capire meglio il continente, anche gli stessi africani, a scoprire la sua forza culturale.Sta qui la vera fonte di speranza per i novecento milioni di persone che vivono in Africa e per gli africani del futuro".

Questa forza culturale è conservata su una serie di supporti audio che devono riprendere la via di casa".

- Fine -

(Fonte.:africasacountry;okayafrica)

*Vick Sohonie, giornalista e dj. Fondatore di Ostinato Records, etichetta discografica specializzata in ristampe di musica africana del passato.

Bob Fabiani
Link
-https://africasacountry.com;
-https://www.okayafrica.com 

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