"Negli ultimi cinque anni si è spesso sentito dire che #AlShabaab si stava indebolendo. Nel 2011 le forze dell'Unione africana (UA) hanno cacciato il gruppo da #Mogadiscio e l'anno dopo da #Chisimaio", questo è il parere scritto da Colin Freeman su Garowe Online.
E tuttavia la situazione in Somalia è alquanto difficile malgrado queste apparenti vittorie parziali.
Vediamo perché.
Dopo l'attentato a un hotel di #Chisimaio il 12 luglio, il gruppo di miliziani e jihadisti islamici, nel più classico dei suoi modus operandi, ha fatto esplodere un'autobomba (l'ennesima!) a #Mogadiscio il 22 luglio, uccidendo 17 persone.
Con un territorio da controllare più ridotto, i miliziani si sono concentrati sulla guerriglia, mossa alquanto prevedibile.
"Nessun gruppo jihadista di un certo rilievo è mai riuscito a controllare un'area così estesa per tanto tempo".
E allora, come si fa a mettere fine all'insurrezione?
"Secondo un ex consigliere delle Nazioni Unite", scrive Freeman, "l'unico modo è negoziare. Finora però i colloqui si sono limitati a occasionali cessate il fuoco".
Ci vuole ben altro.
Inoltre il governo somalo continua ad accentrare il potere, mentre città come #Chisimaio chiedono più autonomia. Molti esperti del paese africano compresi autorevoli analisti ritengono che il decentramento potrebbe disinnescare le tensioni che in passato hanno distrutto la Somalia e che oggi #AlShabaab sfrutta a suo vantaggio, in modo persino irrisorio.
Nelle scorse settimane, alcuni articoli apparsi sul New York Times, hanno messo in risalto come la Somalia sia diventata il campo di battaglia preferito da diverse milizie, sostenute, in modo sfrontato dal Qatar e dagli Emirati Arabi Uniti, due paesi che cercano di esercitare un'influenza sempre più forte nel Corno d'Africa.
(Fonte.:garoweinline;nytimes)
Bob Fabiani
Link
-https://www.garoweonline.com/en;
-www.nytimes.com
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