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domenica 3 maggio 2020

Dossier Covid-19: Tra pandemia, corretta informazione e servizio sanitario universale






Nel giorno in cui si celebra la #giornatadellalibertàinformazione  continuiamo con i nostri approfondimenti sulla grave crisi sanitaria globale. Mentre una parte del mondo  - il cosiddetto primo mondo - da domani, 4 maggio, si prepara a entrare in una nuova fase della pandemia (ossia quella detta della ripartenza) dalle pagine di questo blog proseguiamo nel nostro tentativo di capire da dove "arrivano le pandemie".
Mai come in questa crisi, ci si è accorti dell'importanza della corretta informazione: è questo un punto dolente, in Africa come in Europa, America e Asia.
Quando esistono crisi di portata globale, il diritto alla libertà dell'informazione diventa decisiva: i cittadini, in qualsiasi contrada abitino hanno diritto a essere informati su ciò che avviene intorno a loro. A maggior ragione quando è in gioco la salute collettiva. Abbiamo più volte scritto in queste settimane in cui tutto il mondo era confinato e immerso nel lockdown che il Covid-19 ha fatto emergere tutte le "criticità" dell'era capitalistica  e del liberismo sfrenato - meglio noto come neoliberismo: le disuguaglianze sociali, il saccheggio sistematico del servizio sanitario pubblico (in Europa praticamente quasi ridotto allo "zero-virgola" in nome del mercato e di quella finanza creativa che, a poco a poco, ha riportato la povertà ...); non è un caso se, in un paese come gli Stati Uniti sia emerso la disumana scelta della sanità privata e, tuttavia non sufficiente a reggere l'urto invisibile e devastante del coronavirus.

A questo punto ci chiediamo: il mondo avrà capito la lezione maturata dopo la pandemia? Per cercare di dare una risposta a questo quesito ci siamo soffermati sul pensiero (e le idee) di Frank Snowden, storico della medicina americana che ci darà modo di riflettere su alcuni aspetti importanti per tentare di vincere la sfida contro il virus.


-Frank Snowden: "Questa pandemia è lo specchio letale della globalizzazione"

Ascoltare il punto di vista di Frank Snowden, storico americano delle epidemie  e della medicina, professore all'Università di Yale è molto istruttivo, a cominciare da un punto, forse decisivo, ossia se, in qualche modo, la storia delle epidemie può aiutarci a comprendere (fino in fondo) la pandemia di coronavirus.

-Dalla guerra al virus alla guerra della democrazia: si prende spunto dall'emergenza per ottenere l'estensione dei poteri e un controllo serrato sull'economia? Le pandemie finiscono col "legittimare" derive autoritarie?

"Le pandemie hanno il potenziale di rafforzare l'autoritarismo. Quello che è successo in Ungheria con Viktor Orban ma anche in Polonia, sono due esempi molto chiari di come l'emergenza può legittimare tendenze autoritarie di estrema destra per distruggere il sistema democratico ed istituire un governo nazionalista e pseudo populista. Quindi è un pericolo. Tuttavia, non c'è solo l'Europa: anche in Africa, per tentare di arginare il virus, i governi locali tentano la carta dello Stato d'emergenza, del coprifuoco e, fanno ampio ricorso all'uso di militari e delle forze dell'ordine per imporre il confinamento negli slum delle megalopoli africane. Eppure, se si guarda alla storia, si potrà vedere che il processo appena descritto, non è inevitabile. Se prendiamo a esempio l'ultima grande pandemia, l'influenza spagnola del 1918, sono state prese misure come il divieto di assembramenti  - una sorta di precursore dell'auto isolamento - niente manifestazioni o parate, e i cittadini dovevano essere monitorati dallo Stato. Tuttavia, a quel tempo, non credo che nessuno avrebbe detto che sarebbero state permanenti e il risultato dell'influenza spagnola non è una dittatura.
Nell'Europa dell'Est, per esempio, il colera negli anni '30 del diciannovesimo secolo ha consentito l'impostazione di misure di repressione draconiane, quasi medievali. E lì fu qualcosa di duraturo. Quindi credo sia possibile per gli autoritarismi sfruttare il potenziale emergenziale creato dalle malattie pandemiche. Ma l'effetto può essere il contrario. La fine della schiavitù nelle piantagioni ad Haiti, per esempio, fu il risultato della distruzione dell'armata di Napoleone a causa della febbre gialla. E quello fu un impatto liberatorio: la prima Repubblica nera libera, la prima grande ribellione schiavista della storia, in parte radicata nella differenza di immunità e mortalità tra gli europei e gli africani: le truppe di Napoleone, gli europei, non avevano l'immunità di gregge alla febbre gialla, mentre gli schiavi africani sì. Quindi direi che anche la libertà non può essere conseguenza della pandemia. Quindi quello che succederà credo sia una questione di scelta. Il futuro non è predeterminato. Quanto vigili e reattivi saranno i cittadini farà un'enorme, decisiva differenza (anche nella cosiddetta "fase della ripartenza" ... del primo mondo, mentre l'Africa si appresta a vivere le settimane cruciali per capire quale piega prenderà il virus in tutto il continente) ... le democrazie del resto sono più adatte ad ottenere il sostegno popolare e istituire razionali politiche sanitarie pubbliche perché permettono il libero flusso di informazioni, e la salute pubblica moderna dipende in realtà dalla libera informazione".

In un'intervista al New York Times, Snowden  aveva  rilasciato questa dichiarazione: "Le epidemie sono una categoria di malattie che fanno da specchio  agli esseri umani e mostrano chi siamo veramente. ... Le epidemie riflettono il nostro rapporto con l'ambiente, sia quello che abbiamo costruito che l'ambiente naturale".

-Epidemie specchio della vulnerabilità umana (anche col coronavirus)?

"Credo che questo sia estremamente vero per il coronavirus; questa è la prima frande epidemia della globalizzazione. E credo che tutte le società creino le proprie vulnerabilità. Facciamo un paragone con il colera nel diciannovesimo secolo. Era una malattia dell'industrializzazione e quindi dell'urbanizzazione dilagante ... In città come Napoli o Parigi c'erano baraccopoli - nove, dieci persone in una stanzetta (ecco spiegata la ragione, aggiunge il professore americano, della preoccupazione degli scienziati e dei medici riguardo l'Africa ...) - in cui si viveva senza alcun sistema igenico-sanitario, né fognature o acqua potabile ... Il tifo, e il colera asiatico, direi, sono malattie sintonizzate sulle condizioni di industrializzazione e rappresentano in questo senso uno degli specchi della globalizzazione. Con il coronavirus ci sono almeno tre dimensioni che mostrano come il Covid-19 sia lo specchio  di ciò che siamo come civiltà. La prima è che stiamo diventando quasi 8 miliardi di persone in tutto il mondo. Poi abbiamo il mito per cui si può avere una crescita economica e uno sviluppo infinito anche se le risorse del pianeta sono limitate, il che è una contraddizione intrinseca. Eppure abbiamo costruito la nostra società su questo mito, pensando che le due cose si possono in qualche modo conciliare. Quindi c'è un problema. Inoltre, abbiamo dichiarato guerra all'ambiente e distruggiamo l'habitat degli animali. ... Quindi direi che il coronavirus sta sfruttando canali di vulnerabilità che noi stessi abbiamo creato e che questa pandemia è la quintessenza dell'epidemia di una società globalizzata.

-Errori del passato che si ripeteranno?

"In effetti la preoccupazione ora è che quando questa pandemia passerà, non faremo nulla, se non radicarci in una dimensione di amnesia. La speranza è che, invece, ci renderemo conto che siamo profondamente vulnerabili, che è inevitabile che le altre sfide come questa si ripresentino. Ogni ambientalista può dire fin da ora che questo sarà inevitabile a causa dei rapporti che abbiamo creato con la natura: lo spillower si ripresenterà ancora e ancora. Donald Trump ha sollevato la domanda più critica e inquietante di questa epidemia: "Chi poteva saperlo?". Io direi che tutti potevano saperlo ... Anthony Fauci nel 2005 ha testimoniato al Congresso americano dicendo: "Se si parla con qualcuno che vive nei Caraibi, si può dire a quella persona che la scienza del clima prevede inevitabilmente che gli uragani colpiranno i Caraibi e che è fondamentale essere preparati ad affrontarli. La scienza non può dire quando colpiranno o quanto saranno forti, ma stanno arrivando e non c'è via di scampo. Allo stesso modo, possiamo dire al mondo che sta arrivando una grande pandemia virale, una pandemia polmonare. Non posso dirvi quando o quanto sarà forte ... Ma è inevitabile che ciò accada. E quindi dobbiamo prepararci o avremo una pandemia". Beh, non non ci siamo preparati. In nessuna parte del mondo (compresa l'Italia n.d.t). Gli anni prima di questa pandemia sono stati caratterizzati qui da tagli alla ricerca scientifica e alle spese per il sistema sanitario. Uno dei modi essenziali per prepararsi al futuro è garantire che tutti sul pianeta abbiano accesso alle cure mediche gratuite, perché se qualcuno si ammala di un virus polmonare, questo si ripercuoterà su tutti nel mondo. ... E abbiamo visto il disastro che è accaduto negli Stati Uniti che risulteranno il paese dove il Covid-19 ha fatto vittime e, tra queste, la comunità afroamericana ha pagato un prezzo altissimo (6 volte di più rispetto alla comunità bianca n.d.t). E' necessario che tutti devono essere coperti dall'assistenza sanitaria e, nel caso dell'Africa, bisognerà che il mondo sia solidale e dia il proprio contributo a sconfiggere il virus".
(Fonte.:nytimes;ilmanifesto)
Bob Fabiani
Link
-www.nytimes.com
-www.ilmanifesto.it                

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