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mercoledì 27 maggio 2020

Libia, la guerra civile si 'trasforma' in guerra di mercenari








La Libia si sta riempiendo di mercenari provenienti dalla Siria. L'Osservatorio siriano per i diritti umani (Osdi) è chiaro: la Turchia ha inviato finora nel paese Nordafricano 10.100 combattenti (per lo più islamisti n.d.t) in sostegno del Governo di accordo nazionale (Gna) di Tripoli contro l'Esercito nazionale libico (Enl) del generale Haftar.
A questi si aggiungeranno entro il 10 giugno 3.400 reclute che si stanno addestrando nei campi turchi.
Solo negli ultimi giorni, a rafforzare Tripoli sono arrivati 500 uomini dalla Siria. Bengasi però non resta a guardare: l'Osservatorio riferisce di 215 mercenari che Mosca (alleata dell'Enl n.d.t) starebbe reclutando nelle zone controllate dal governo di Damasco per poi spedirli sul fronte Haftar.

Lo scenario tanto temuto si è ora materializzato: la trasposizione del conflitto siriano in terra libica è sempre più evidente e sotto gli occhi di tutti.

"Ogni recluta riceve mille dollari", scrive Osdi che invita la comunità internazionale a "fermare queste operazioni".

Ma restano parole e lettere morte: nello Stato colabrodo libico non esiste più controllo.

-Mercenari soriani, russi e sudanesi nel pantano libico

Un rapporto ONU (confidenziale) datato 2019 mette in risalto che i mercenari non arrivano solo dalla Siria. Infatti - si legge - nell'estate di quell'anno, almeno 20 contractor di compagnie private tentò di fermare le navi turche dirette a Tripoli per rifornire di armi il Gna.
La missione, che contava anche su sei elicotteri da combattimenti introdotti clandestinamente dal Sudafrica e su due gommoni da Malta, fu annullata per motivi non del tutto chiari. Si apprese, più avanti, che a giocare un ruolo da protagonista furono compagnie con sede negli Emirati.

Intendiamoci, tutto questo non rappresenta nulla di nuovo. Tre mesi fa una di loro, Black Security Services, è stata accusata di aver reclutato 300 giovani sudanesi non come guardie di sicurezza negli Emirati come era stato promesso loro, ma per inviarli sul fronte libico.

Tra i mercenari in Libia, un ruolo importante lo svolge il gruppo russo Wagner - come del resto in altre parti di Africa, a cominciare dalla Repubblica Centrafricana - il cui proprietario, Yevgeny Prigozhin, si dice uno stretto confidente del presidente russo Putin. Impiegati a fianco di Haftar, 1.200 combattenti (dati ONU) avevano fatto la fortuna di Bengasi.

Ma poi il coinvolgimento militare turco a gennaio ha rovesciato le sorti della guerra civile. Le ultime sconfitte militare dell'uomo forte della Cirenaica potrebbero ora modificare i piani del gruppo Wagner: domenica scorsa, i suoi uomini hanno lasciato Bani Walid (170 km da Tripoli) su tre velivoli dopo essersi ritirati dall'area meridionale della capitale libica.

 Ennesimo segnale che l'inerzia della guerra è ormai dalla parte del Gna.

Anche Daesh (Stato Islamico) è consapevole di questa situazione: lunedì 25 maggio i miliziani jihadisti hanno rivendicato l'attentato di sabato 23 contro un blindato delle forze di Haftar nella zona di Taraghin, nel Sud della Libia. L'esplosivo, riferisce al-Marsad, non è stato forte. Più che i danni, è il messaggio: nel baratro libico è il jihadismo ad approfittarne.
(Fonte.:ilmanifesto;lemonde;jeuneafrique)
Bob Fabiani
Link
-www.ilmanifesto.it
-www.lemonde.fr/afrique
-www.jeuneafrique.com

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