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lunedì 4 marzo 2019

La mobilitazione collettiva contro la ricandidatura di #Bouteflika





L'Algeria sta conoscendo una seconda indipendenza all'indomani della decisione del presidente-padrone di volersi ricanditare per un quinto mandato alla poltrona più importante: quella presidenziale. La mobilitazione è stata spontanea. Oceanica e straripante.
Il momento piu importante di questa prima fase, è stato sicuramente venerdì 1 marzo: una bella giornata di lotta che ha attraversato tutto il paese lanciando un grido di dolore.

Un grido collettivo che ha abbracciato tutto il popolo algerino. Le voci popolari hanno gridato tutto il loro risentimento per una situazione non più sostenibile. E' un popolo stremato che non ce la fa più; un popolo che non ne può più di vivere sotto Bouteflika né dell'autorismo che strangola la qualità della vita degli algerini.







Tutto un popolo si è ritrovato ad Algeri, la capitale e, nel resto del paese Nordafricano per gridare la propria rabbia e per farsi ascoltare da coloro che, all'indomani dell'Indipendenza (dalla Francia n.d.t) del 1962, in nome di quella conquista, si sono eretti come "i veri tutori del popolo" decidendo al suo posto cosa va bene e cosa no e, nel momento in cui, il regno costruito negli anni con ruberie sempre più sfacciate e continuate nel tempo; questo regno che ora si sgretola portandosi dietro l'implosione del regime voluto dal presidente-padrone tenta l'ultimo colpo. Il più indigesto ossia, rimanere ben ancorato sulla poltrona presidenziale per un nuovo mandato.






 Al di quà del Mediterraneo si tenta di minimizzare ciò che sta avvenendo in Algeria ma, nel silenzio delle stanze inespugnabili delle varie amministrazioni europee (sopratutto quella francese ma non solo) circolano voci allarmanti circa la situazione esplosiva che potrebbe far riesplodere una sanguinosa guerra civile. Il "Dossier Algeria" è da giorni sul tavolo presidenziale di Macron ma né a Parigi né a Bruxelles hanno voglia di sostenere le proteste contro il presidente-padrone di Algeri.


Eppure la mobilitazione anti-Bouteflika - dopo essere stata davanti al Parlamento europeo di Strasburgo -  ha fatto tappa a Parigi: è la diaspora algerina che chiama alla lotta comune contro il progetto di ricandidatura alla presidenza dell'Algeria da parte dell'infinito regno dell'attuale presidente.
Così islamisti, separatistiartisti  malgrado la diversità, domenica 3 marzo, a Place de la Republique a Parigi, tutti avevano un unico obiettivo: eprimere solidarietà con i manifestanti che, nel paese d'origine si mobilitano contro il progetto del quinto mandato del presidente Abdelaziz Bouteflika.






La sfida di Bouteflika 

La mossa di Bouteflika tuttavia non conosce né ripensamenti né battute d'arresto. Anzi, in un certo senso, la mossa del presidente algerino è quella di passare al controattacco. Mettere in piedi una sfida a tutto campo nei confronti della piazza che ne chiede il definitivo abbandono della poltrona presidenziale.
A 82 anni, Bouteflika, vuole fortissimamente tornare in lizza per le elezioni presidenziali, in programma il prossimo 18 aprile.
Ieri pomeriggio i responsabili  del suo team elettorale hanno depositato la documentazione necessaria per la candidatura, dal momento che l'attuale presidente è ancora ricoverato a Ginevra.

L'inviso presidente - sopratutto dagli studenti - ha provveduto ha provveduto a scrivere una "lettera agli algerini" nella quale, Bouteflika, sostanzialmente promette: "Resto candidato ma nuovo voto tra un anno. Prometto di non presentarmi a quelle elezioni, che serviranno per la mia successione in condizioni di serenità, libertà e trasparenza", si legge in uno dei passi più importanti della lettera.

Tuttavia nessuno crede veramente che il presidente-padrone possa tenere fede a queste promesse. Il movimento che è appena nato e che in Algeria chiamano semplicemente "Movimento 22 Febbraio" è più che mai deciso a pretendere le dimissioni immediate dell'attuale presidente: qui nessuno vuole essere ancora guidato da un presidente di 82 anni: è il paradosso dell'Africa, un Continente giovane ma guidato da vecchi.

Algeri ieri mostrava un volto cupo, da città blindata, completamente e saldamente nelle mani  delle forze dell'ordine che, non permettevano ai manifestanti - sopratutto studenti - di marciare fino alla sede del Consiglio costituzionale dove andavano presentate le candidature.

Intanto il bilancio dei cortei di Venerdì sono catastrofici: almeno un morto e 187 feriti con un numero imprecisato di arresti.


- Benjamin Stora, storico ed esperto dell'Algeria contemporanea: "Francia e UE si schierino a     favore delle proteste"




Lo storico algerino è estremamente chiaro nel suo ragionamento: la Francia (e quindi l'Europa") devonoschieraesi a favore delle proteste anti-Bouteflika se si vuole evitare che la situazione precipiti.
Quello che sta a cuore allo storico è sfatare lo spauracchio di una "migrazione di massa" verso la Francia.

"Secondo me è una paura esagerata. L'immensa maggioranza dei giovani algerini vuole restare nel suo paese e viverci. In Algeria girano tanti soldi ma il probema è far ripartire l'economia e anche la democrazia". 
(Fonte.:jeuneafrique;lemondeafrique;elwatan)
Bob Fabiani
Link
-www.jeuneafrique.com;
-https://www.elwatan.com;
https://www.lemonde.fr/afrique

  

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