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domenica 10 marzo 2019

Lotta di classe in Francia, al tempo dei #GiletsJaunes (Pt.2)*





Pubblichiamo oggi la seconda parte dell'intervento di Serge Halimi e Pierre Rimbert che dalle colonne de @LeMondediplomatique ricostruiscono il ritorno della lotta di classe in Francia dopo la comparsa dei #GiletsJaunes
Non vi è dubbio che le proteste in Francia siano nate dalla "crisi del potere d'acquisto" - come ha scritto recentemente Julia Cagé, economista francese, docente all'università Sciences Po di Parigi; in un articolo apparso su @LeMonde -. Un potere df'acquisto diminuito per i più poveri a causa delle scelte politiche del governo Macron.

Halimi e Rimbert nella loro ricostruzione di una "Storia della lotta di classe" in Francia puntano lo stesso obiettivo proposto dall'economista Cagé anche se, affrontato da un'altra angolazione: il tentativo del presidente Macron di affrontare (e risolvere?) la "rogna gilets jaunes" come un "problema di comunicazione tra governo e oppositori", nel contesto di un conflitto sociale
Senza andare oltre. Senza porsi di fronte agli equivoci e alla presunzione di un presidente che pensa di stare sempre nel giusto (e come avrebbe detto Totò) ... "a prescindere".

Che cosa accadrà il 16 marzo quando finirà il "grande dibattito nazionale"? Quali saranno le proposte dei #GiletsJaunes prese in cosnsiderazione da Macron
(Bob Fabiani)



-Lotta di classe in Francia (ricomposizione politica e sociale)*


"Luc Ferry, professore di filosofia  e di  scienze politiche, ma anche ex ministro dell'istruzione nazionale e della ricerca, poteva avere in mente gli eccessi di personaggi almeno gallonati quanto lui quando, il 7 gennaio scorso, di fronte alla repressione dei "gilet gialli" (ne abbiamo scritto nel post in cui abbiamo ospitato l'intervento di Raphael Kempf ... dello scorso 21 febbraio 2019 n.d.t), ai suoi occhi troppo indolente, si è lasciato sfuggire - ai microfoni di Radio Classique... -  questa ingiunzione di tutori della pace: "Che usino le loro armi una buona volta" contro "questi picchiatori, questa gentaglia di estrema destra o di estrema sinistra o delle periferie che ha ha aggredito la polizia".
Dette queste parole, Ferry si è poi occupato del suo pranzo.

Di solito il campo del governo si articola in componenti distinte e a volte concorrenti: alti funzionari francesi o europei, intellettuali, imprenditori, giornalisti, elementi della destra conservatrice e della sinistra moderata.
All'interno di questo amabile quadretto ha luogo un'alternanza ben calibrata, con i suoi rituali democratici (elezioni e poi ibernazione).  Il 26 novembre del 1900 a Lille, il dirigente socialista francese Jules Guesde vivisezionava già questo piccolo gioco politico a cui  la "classe capitalista" doveva la sua longevità al governo: "C'è stata una divisione in borghesia progressista e borghesia repubblicana, in borghesia clericale e in borghesia del libero pensiero, in modo tale che la parte sconfitta ha sempre potuto essere sostituita da un'altra parte della stessa classe, che è sempre la classe avversa. E' una nave dotata di paratie stagne, che può fare acqua da un lato restando comunque inaffondabile". Può succedere, tuttavia, che il mare si agiti e che la stabilità della nave sia minacciata. In questo caso, i battibecchi devono essere messi da parte di fronte all'urgenza di un fronte comune.



Davanti ai "gilet gialli" , la borghesia ha effettuato un movimento di questo tipo.  I suoi portavoce abituali, che, in tempi tranquilli, si adoperano per mantenere l'apparenza di un pluralismo di opinioni, hanno associato all'unisono i manifestanti a un branco di invasati razzisti, antisemiti, omofobi, faziosi e complottisti. Ma sopratutto ignoranti. "Gilet gialli": la stupidità avrà la meglio?", chiede Sébastien Le Fol su Le Point (10 gennaio). "I veri "gilet gialli", conferma l'editorialista Bruno Jeudy, si battono senza riflettere, senza pensare" (Bfm Tv, 8 dicembre). "I bassi istinti si impongono a discapito della civiltà più elementare", afferma a sua volta allarmato Vincent Trémolet de Villers (Le Figaro, 4 dicembre).

Perché questo "movimento di rozzi e faziosi poujadisti" (Jean Quatremer), guidato da una "minoranza astiosa" (Denis Olivennes), spesso e volentieri è assimilito  a un'"ondata di rabbia e di odio" (editoriale di Le Monde) in cui un'"orda di imbecilli, di vandali", "rosidal risentimento" (Franz-Olivier Giesbert) dà libero sfogo alle proprie "malsane pulsioni" (Hervé Gattegno).
"Quanti morti avranno sulla coscienza questi nuovi attaccabrighe?", si chiede Jacques Julliard.



Anch'egli preoccupato per questa "avversione sguaiata, che non sa quel che vuole", Bernard-Henry Lévy si è tuttavia degnato di firmare su... Le Parisien una petizione, impreziosita dai nomi di Cyril Hanouna, Jerome Clément e Tierry Lhermitte, per invitare i "gilet gialli" a "trasformare la collera in un dibattito".  Senza successo...  Ma fortunatamente, sospira Pascal Bruckner, "la polizia, con sangue freddo, ha salvato la repubblica" dai "barbari" e dalla "feccia in passamontagna" (5).



  

Chiarimento sociologico


Da Europa ecologia i verdi (Eelv) a quel che resta del Partito socialista, della Confederazione francese democratica del lavoro (Cfdt) ai due animatori della mattina di France Inter (una "fucina di idee", a dire della direttrice dell'emittente), tutto un universo sociale si è ritrovato per bersagliare le personalità politiche bendisposte verso il movimento. Il loro torto? Attentare alla democrazia non mostrandosi solidali con la minoranza spaventata. Come contrastare persone così  importune?
Utilizzando un vecchio trucco: ricercare tutto quello che potrebbe collegare i portavoce dei "gilet gialli" a un punto di vista che l'estrema destra avrebbe sostenuto o ripreso in passato. Ma, a questo punto, si dovrebbero anche incoraggiare le violenze contro i giornalisti per il fatto che Marine Le Pen, nei suoi auguri alla stampa, ha detto di considerarle "la negazione stessa della democrazia e del rispetto dell'altro, senza il quale non sono possibili uno scambio costruttivo, una vita democratica, una vita sociale"? (17 gennaio).

Mai l'inquetudine del blocco borghese che costituisce la base elettorale di Emmanuel Macron (6) si è  manifestata con tanta crudezza come il giorno in cui Le Monde ha pubblicato il ritratto, empatico, di una famiglia di "gilet gialli", "Arnaud e Jessica, una vita contando ogni euro" (16 dicembre).
Dopo la sua pubblicazione, un migliaio di commenti infuriati ha inondato il sito del giornale. "Coppia non molto furba... La vera miseria non sarà, in alcuni casi, più culturale che finanziaria?", osserva un lettore. "Non pensate di farne dei ricercatori degli ingegneri o dei creativi. Questi quattro bambini saranno come i loro genitori: un peso per la società", taglia corto un terzo.
"Ma cosa si aspettano dal presidente della repubblica?, insorge un altro. Che vada ogni giorno a Sens per assicurarsi che Jessica prenda la pillola?!" . La giornalista autrice del ritratto ha vacillato di fronte a questo "diluvio di attacchi" dagli "accenti paternalistici" (7).
"Paternalistici"? Non si trattava, però, di una discussione in famiglia: i lettori di un quotidiano noto per la sua moderazione hanno suonato le campane a martello di una lotta di classe.

- Fine seconda parte -

(Fonte.:mondediplomatique)
Bob Fabiani
Link
-www.monde-diplomatique.fr


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