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venerdì 22 marzo 2019

Le sfide dell'integrazione africana all'#AfricaCeoForum2019. Quali prospettive?








Il 25 e 26 marzo a Kigali, 1.600 delegati politici provenienti da 70 paesi si incontreranno in occasione della 7° edizione dell'Africa Ceo Forum per accelerare il progetto dell'integrazione africana.

Nel 2018, 49 Stati africani hanno creato una zona di libero scambio per favorire lo sviluppo interno del Continente, mettendo in campo la possibilità che, l'Africa non dipenda più dall'esportazione dei prodotti sopratutto dall'Unione europea.

Tuttavia, l'ambizioso prodotto ha dovuto fare i conti con numerose barriere normative e logistiche ostacolano l'unificazione economica del Continente. Un anno dopo però l'integrazione africana, vuole passare dalle parole ai fatti.

Il punto di partenza è sempre Kwame Nkrumah, il padre del #Panafricanismo e, a proposito di questo tema scrise nel 1963 nel suo fondamentale libro L'Africa deve unirsi : "L'unificazione totale dell'economia africana su scala continentale è l'unico modo possibile per avere un livello simile a quello dei paesi più industrializzati".

Partendo dunque da questo insegnamento fondamentale e decisivo, lo scorso 21 marzo 2018, la prima pietra dell'"edificio dell'integrazione africana" divenne realtà a Kigali, capitale del Ruanda, dopo la firma di 49 paesi: si dava dunque il via all'"accordo che istituisce la zona di libero scambio continentale" conosciuta come CFTA.

L'ambizioso, rivoluzionario progetto era scritto in 80 pagine dove si metteva per iscritto, l'idea dell'organizzazione  della più grande zona di libero scambio, unico nel suo genere al mondo, con una popolazione di 1,2 miliardi di persone e un PIL di circa 3 trilioni di dollari.


Sfida dell'Africa unita

La sfida consiste nel fornire alle imprese l'accordo a mercati di dimensioni molto più grandi e superare così, la frammentazione degli stati, creata ad arte dalle potenze colonialiste, in modo che possano favorire lo sviluppo e la ricchezza per 20 o 30milioni di persone.
In questo modo si favorirebbe l'impiego sul mercato del lavoro per milioni di giovani africani.

Uno degli obiettivi più prestigiosi è quello di arrivare, nel giro di soli 10 anni al commercio totale del Continente, partendo dall'attuale 15% di scambi intra-africani e portarlo al 25% in tutta l'Africa.

In questo modo l'Africa si proteggerebbe dagli schock esterni dovuti alla volatilità dei prezzi delle materie prime, ai sobbalzi delle condizioni economiche globali o gli imprevisti cambiamenti nei tassi di scambi.

Come si arriverà a raggiungere l'obiettivo?

C'è una sola strada: gli africani devono poter acquistare e vendere a costi contenuti con gli stati confinanti. Il lavoro da fare è davvero enorme. Bisognerà eliminare, massicciamente i dazi doganali (mentre, ironia della sorte, nel cosiddetto mondo civilizzato dei paesi più industrializzati, qualche '"solone suprermatista-sovranista" che occupa poltrone governative, sogna di ripristinarli...), alleggerendo procedure amministrative e la realizzazione di infrastrutture elettriche, stradali, ferrovie, aeree, digitali e finanziarie sicure, conveniente ed economiche.

Un anno dopo, il summit può ripartire da una buona notizia: questo progetto sta iniziando a funzionare in molte delle otto Comunità Economiche Regionali (REC) fiorito nel Continente.

A che punto siamo un anno dopo la storica firma dell'"Accordo di Kigali"?

L'articolo 23 dell'accordo afferma che può entrare in vigore "dopo il deposito del 22°esimo strumento di ratifica". All'appello mancano le firme di tre paesi per dare vita allo Zlec. Il commissario dell'UA - Unione Africana - , Albert Muchanga, che si occupa per conto dell'Unione del commercio e l'industria, spera che l'accordo sarà attuato nel Luglio 2019.

Eppure non tutti i grandi Stati africani sono convinti di fare questa scelta che, evidentemente non potrà essere abbandonata a cuor leggero: è il caso della Nigeria: "La Nigeria è cauta sulla regola del consenso che prevale in ZLEC; non vuole sottostare alla mercé dei piccoli paesi".

Ma la Nigeria non è un caso isolato, su questa stessa lunghezza d'onda si schierano altri due importanti Stati africani come l'Egitto e il Sudafrica che, a loro volta non vedono di buon occhio il CFTA. Invece l'Etiopia, si è mossa in controtendenza a questi due grandi paesi, attraverso il Parlamento etiope, a soli quattro giorni dall'inizio dei lavori dell'Africa Ceo Forum 2019, il 21 marzo, ha deciso di aderire all'accordo di libero scambio dell'Africa continentale (CFTA).


Conclusioni

Questi sforzi però necessitano anche di raggiungere un altro importantissimo traguardo: tutti gli africani sognano di abbattere le barriere dei passaporti regionali sognando, da molti anni che si arrivi finalmente al "passaporto unico" che valga per tutta l'Africa. Il Continente Nero per altro, ha davanti a se l'esempio europeo dove l'integrazione è stata pensata soloe soltanto per le merci e non per le persone oppure limitato a soli 28 paesi.

Se l'Africa e i suoi leader riusciranno a procedere sulle due strade parallele allora, nel giro di qualche decennio davvero il Continente Nero potrà essere in grado di guardare il resto del mondo dall'alto verso il basso.
(Fonte.:theafricaceoforum;jeuneafrique)
Bob Fabiani
Link
-https://www.theafricaceoforum.com/en;
-www.jeuneafrique.com   
  

1 commento:

  1. Ho letto con molto interesse. E' importantissimo che questo progetto vada avanti e che il continente africano si svincoli dallo sfruttamento del "mondo occidentale". Solo così potrà avere un'indipendenza reale e completa.

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