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mercoledì 27 marzo 2019

Zimbabwe, nella valle della morte, distrutta e isdolata dal Ciclone Idai









Nella città di Chimanimani, nella parte orientale del paese, gli abitanti continuano, due settimane dopo il passaggio del #CycloneIdai, a scoprire i corpi portati via dal fango o schiacciati dalle rocce. Uno dei momenti più signoificativi della corsa contro il tempo per salvare  il salvabile dopo la furia del ciclone tropicale, il più letale in Africa negli ultimi decenni; è racchiusa nel rituale del "restituire" dignità ai corpi senza vita.
Se queste manovre sono rivolte a un piccolo corpo, la scena è ancora più straziante.

E' uno dei tanti momenti dolorosi del "dopo-ciclone" che, ha severamente colpito lo Zimbabwe.







Proprio in questa sontuosa valle, la furia della natura, scatenata dai cambiamenti climatici, sempre più drammatici ed estremi anche qui in Africa, ha distrutto centinaia di case. Le stime della catastrofe qui in Zimbabwe sono leggermente inferiori al Mozambico ma, tuttavia drammatica.

In tutto il paese, le autorità locali parlano di centinaia di persone uccise dall'acqua, dal fango e dal vento e, i dispersi sarebbero circa 200 e, tra questi mancano all'appello 30 scolari di Chimanimani.



In fretta e in furia sono state preparate dozzine di tombe per accogliere le vittime di Idai, sono contrassegnate da semplici pietre. Le autorità hanno deciso di estendere il cimitero riservato agli "eroi" - i combattenti della guerra di liberazione dello Zimbabwe -, si procede nel silenzio straziante dal dolore sordo, di chi ha perso tutto ma, più di tutto gli affetti di una vita e, in molti casi l'intera famiglia: sono le "manovre" della sepoltura.

Spostandosi nel quartiere Ngangu, dove una frana di fango ha spazzato via case, macchine e persone, i sopravvissuti cercano nella terra, aiutandosi con i bastoni, nel tentativo di procedere alla ricerca di vittime.





Desolazione, incredulità, disperazione sono ben scolpite nei volti di chi si è salvato dalla catastrofe e ora, inizia l'impari lotta per uscire, il prima possibile dall'inferno. Hanno bisogno di tutto ma, l'urgenza primaria è il cibo: una condizione questa ben conosciuta dai popoli africani abituati come sono, a passare di tragedia in tragedia e, di catastrofe in catastrofe.

Domani è un altro giorno per lo Zimbabwe mentre torna a splendere il sole, in lontananza voci ridenti di bambini.
(Fonte.:jeuneafrique)
Bob Fabiani
Link
-www.jeuneafrique.com       

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