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venerdì 29 marzo 2019

Le minacce che incombono sul #Mozambico dopo il #CycloneIdai








Il ministero della sanità mozambicano lo ha confermato: il 27 marzo a Beira sono stati registrati i primi casi di colera.

"Il ciclone ha distrutto la rete idrica e le persone sono costrette  a bere acqua da pozzi contaminati o addirittura l'acqua stagnante ai lati delle strade. Nelle strutture sanitarie supportate da Medici senza frontiere sono arrivati centinaia di pazienti colpiti da diarrea acquosa acuta in pochi giorni", lo scrive in un comunicato la stessa Ong.





A due settimane dal passaggio del ciclone Idai (che ha raggiunto anche lo Zimbabwe, mentre il Malawi  è stato colpito da piogge torrenziali che hanno causato vaste alluvioni) i morti accertati in Mozambico sono 468, ma il bilancio finale sarà sicuramente più alto e impossibile da definire con esattezza: centinaia di persone sono disperse ma sopratutto non tutta la popolazione è registrata all'anagrafe. Per molti non sarà quindi neanche possibile rientrare ufficialmente nel numero di vittime.

Il ciclone è arrivato nella notte tra il 14 e 15 marzo: non era imprevisto, le autorità avevano avvisato la popolazione del pericolo imminente. Solo che avevano consigliato di restare in casa. Quando il vento a 230 chilometri orari ha cominciato a spazzare via tutto, le case non sono servite a nulla.

"La tempesta è durata 20 ore: i motori dei condizionatori sono stati  strappati via dai muri e scaraventati sui tetti delle case vicine, nessuna porta o finestra ha resistito alla violenza dell'uragano. Le lamiere dei tetti sono entrate come lame volanti nelle case, abbiamo usato i materassi come scudi per non essere colpiti da oggetti  e vetri delle finestre. Le piogge torrenziali non si fermano e se continueranno anche nei prossimi giorni, i fiumi strariperanno ancora", racconta un volontario dell'associazione Esmabana.

Beira


Nella quarta città del Mozambico, Beira, la vita ricomincia seppure lentamente e tra grandi pericoli costituiti dall'epidemie di colera, malaria e tifo.



Le acque si ritirano e la città non è più isolata.  Manca tutto ma la priorità ora sono le medicine che mancano mettendo ulteriormente a rischio dei malati con patologie croniche.






 Se da un lato, eventi come questi non possono essere direttamente legati alla "questione dei cambiamenti climatici" è però certo, come scrive Simon Allison su Mail&Guardian "su un punto la scienza non ha dubbi, e cioè che in un mondo più caldo i cicloni saranno più pericolosi. Dato che prendono la loro energia dagli oceani, più questi diventano caldi e lo scioglimento delle calotte polarti, inoltre s'innalzerà livello dei mari. Il Mozambico è un paese particolarmente vulnerabile perché si trova sull'Oceano Indiano, le cui acque sono già calde, e ha una lunga fascia costiera.
Tutte queste  condizioni hanno reso Idai particolarmente letale. Il pianeta si riscalda e se i governi continueranno a non prendere sul serio il problema del cambiamento climatico, eventi devastanti come questo saranno la norma".
(Fonte.:mail&guardian;internazionale)
Bob Fabiani
Link
-https://mg.co.za/cyclone-idai;
-https://www.internazionale.it


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