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giovedì 12 novembre 2020

Coronavirus, l'Africa ha gestito meglio la pandemia di Europa e USA


 




In tutta l'Africa, con i suoi 1,2 miliardi di abitanti, il Covid-19 ha fatto circa tanti morti quanti in Italia: 40mila. I numeri sono ballerini anche qui, ma non posso nascondere l'anomalia di un continente che il mondo dava per travolto dal nuovo coronavirus e invece al momento sembra aver reagito molto meglio di Stati Uniti ed Europa

La prima ragione di questa apparente stranezza è che l'Africa è un continente giovane, l'età media è 20 anni, età in cui non si muore di Covid-19. Se l'età media di morti in Italia è di 82 anni, in Kenya è di 50 anni. E' pur vero che nelle megalopoli africane si stanno sviluppando a dismisura malattie non trasmissibili come diabete, obesità, malattie cardiovascolari e infiammatorie croniche, che sono noti fattori di rischio per il Covid-19. Alcuni gruppi di ricerca, fra cui quello del ricercatore napoletano basato all'Università di Glasgow, Pasquale Maffia, stanno studiando proprio questi casi.

"Le ricerche sulle malattie non trasmissibili che conduciamo insieme ai colleghi africani cercano di capire gli aspetti immunitari coinvolti nell'epidemia. Certo è che la malattia è più diffusa nei paesi più grandi e urbanizzati. Negli ospedali non ci sono molti casi gravi, ma questi sono riferibili a pazienti affetti anche da 'malattie del benessere' che fino a poco tempo fa non credevamo frequenti in Africa".

Come le morti anche i casi confermati sono relativamente pochi : 1.700mila dei 51 milioni globali. Si dirà che visti gli scarsi mezzi diagnostici i positivi sono certamente sottostimati, ma ci sono anche altre spiegazioni possibili.

"L'esposizione alla tubercolosi e ad altre malattie infettive - fra cui altri coronavirus - potrebbero aver stimolato una risposta immunitaria che difende anche dal Covid-19. C'è anche l'ipotesi non confermata al momento, che il vaccino Bcg contro la tubercolosi sia protettivo" spiega Kinyari Teresa Mwendwa, epidemiologa dell'Università di Nairobi e componente della Covid tasck force kenyota.

"Stiamo studiando anche i fattori genetici della popolazione e dei tipi virali che hanno raggiunto il continente".

Sia come sia, sta di fatto che il 93 per cento dei casi accertati è asintomatico e, secondo alcuni studiosi, se la porzione dei casi gravi e delle morti si mantenesse basso, in Africa potrebbe aver senso a perseguire una immunità diffusa.

Il primo caso africano è stato il 14 febbraio in Egitto, mentre il primo caso dell'Africa subsahariana è stato un uomo d'affari italiano a Lagos il 28 febbraio. Si pensava che il contagio sarebbe arrivato dalla Cina, principale partner commerciale dell'Africa, invece dalle analisi del genoma virale risulta provenire dall'Europa. La risposta all'epidemia è stata inaspettatamente rapida e coordinata centralmente dall'Unione Africana (AU). Già dai primi giorni di gennaio alcuni stati come la Costa d'Avorio, Mauritius e Rwanda hanno prima cominciato a controllare gli arrivi dagli aeroporti, poi hanno soppresso i voli da e per la Cina e altre destinazioni a rischio. Dei 53 paesi che compongono il continente quasi tutti hanno iniziato a comunicare i dati quotidiani del contagio al Center for Disease Control (Cdc).

-La sanità territoriale

La prima ondata africana ha avuto il suo picco a luglio per scendere verso fine agosto. L'epidemia si è sviluppata più lentamente che in Europa anche per la presenza di una robusta sanità territoriale: centinaia di migliaia di operatori sanitari di comunità, fra cui anche i corpi di volontari sanitari, sono stati formati dal Cdc per eseguire campagne di test capillari.

L'Unione Africana ha a sua volta stabilito una piattaforma di acquisto di reagenti tamponi e mascherine al servizio di tutti i paesi dell'Unione, anche grazie a donazioni internazionali, fra cui 20 milioni di dollari donati dalla Fondazione Bill & Melinda Gates.Secondo molti commentatori l'iniziativa ha funzionato meglio dell'analogo tentativo fatto dall'Unione Europea, poco considerata dai membri anche per difficoltà di ordine burocratico. L'Unione Africana invece ha lasciato gestire la distribuzione del materiale sanitario a operatori privati guidati dall'imprenditore miliardario dello Zimbabwe Strive Masiyiwa. Non sono mancate inoltre "innovazioni frugali", come un test rapido sviluppato in Senegal (ricordate ne parlammo su questo blog a marzo ...) all'inizio della pandemia per diagnosticare il Covid-19 in 10 minuti e del costo di 1 dollaro, o l'uso di droni usati in Ghana per sanificare dall'alto mercati e altri spazi pubblici. 

L'Africa è "un museo di malattie infettive", e questo ha fatto sì che non venisse colta di sorpresa dall'ennesima malattia che andava ad aggiungersi a malaria, tubercolosi, Hiv, colera, febbre di Lassa, morbillo ed Ebola.

Con pochi mezzi e maniere spicce, molti paesi hanno giocato d'anticipo con lockdown decisamente precoci. Dal 20 marzo l'Unione Africana ha disposto infatti che superati i 100 casi i paesi avrebbero imposto un lockdown stretto per "appiattire la curva". Cosa che effettivamente è stato fatto fra luglio e settembre, anche se a costo di un impoverimento stimato fra il 2 e il 5 per cento del Pil continentale.

"La gente comincia a patire per queste chiusure e vorrebbe tornare alla normalità. Non è facile far rispettare le regole"  continua Teresa Mwendwa. "In questi mesi non sono mancati i progressi: nelle campagne sono stati potenziati i servizi di acqua potabile, per rendere possibile il lavaggio delle mani. Le 47 contee del Kenya sono state dotate di 300 letti d'ospedale ciascuna per i casi più gravi e anche di cisterne di ossigeno". Come ha raccontato il virologo John Nkengasong, a capo del Cdc, "all'inizio dell'epidemia alcuni paesi non avevano nemmeno un respiratore. Abbiamo dovuto approntare un sistema di emergenza in pochi mesi". Ma le cose sotto pandemia cambiano in fretta. Il 27 ottobre Nkengasong dichiarava che era ora di riaprire e far ripartire l'economia. Quattro giorni dopo il messaggio è diverso : "L'Africa deve prepararsi a una seconda ondata, poiché i casi aumentano in Europa e in alcuni paesi dell'Unione Africana".

Tutto il mondo sembra sincronizzarsi sotto la pressione del Covid-19. Ma l'Africa resta, insieme ai paesi ipertecnologici dell'Asia pacifica, la meno colpita e ha qualcosa da insegnare all'Europa e agli Stati Uniti.

-Nordafrica, la pandemia riprende a correre

Le ultime notizie che arrivano dal continente parlano di una ripresa (sostenuta) del virus in Tunisia e Algeria. I governi dei due nordafricani hanno emanato nuove misure volte a rallentare l'espandersi di Covid-19

In Tunisia il primo ministro Hichem Mechichi ha imposto un nuovo coprifuoco notturno vietando spostamenti da una città all'altra. In Tunisia i casi accertati sono ormai 70mila su una popolazione di 11,5 milioni, i decessi ufficialmente sono 1.920, ma secondo il governo potrebbero essere tra 6 e 7 mila.

In Algeria i casi accertati sono 62.692, mentre i decessi registrati 2.062 per arginare la nuova ondata di contagi, il governo ha imposto un coprifuoco di due settimane dalle 20.00 alle 0.5.00 in 29 delle 48 prefetture del paese. Inoltre sono stati sospesi i trasporti pubblici e privati in tutta l'Algeria durante i fine settimana; le autorità hanno vietato anche gli spostamenti collettivi fra una prefettura e un'altra.

(Fonte:jeuneafrique;editorialedomani;africa-express)

Bob Fabiani

Link

-www.jeuneafrique.com

-www.editorialedomani.it

-www.africa-express.info    

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