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lunedì 2 novembre 2020

#USA2020, Vigilia dell'Election Day (si deciderà sul filo di lana?)


 





Vigilia del voto presidenziale in USA tra spauracchi di una possibile guerra civile e speranza di un cambiamento. Chi sta vincendo queste elezioni? 

Se spulciano l'enorme mole di sondaggi si scopre che il vantaggio del candidato Dem Joe Biden si è assottigliato di due punti rispetto a 15 giorni fa. Questo cosa significa? Trump è in ripresa e si può ragionevolmente pensare che il tycoon possa nuovamente ripetere il miracolo del 2016?

Non si possono fare previsioni però ci sono alcune certezze : la prima è quella che vede una maggioranza per Trump tra chi andrà alle urne del 3 novembre. L'altra certezza è la tendenza (abbastanza chiara) che vede Joe Biden mantenere un cospicuo vantaggio a livello nazionale

E' innegabile però che il presidente uscente sia in rimonta in alcuni Stati chiave : e allora come dobbiamo leggere i dati di questi numeri? La rimonta di #TheDonald in questi Stati potrebbe non essere sufficiente per arrivare a 270 "voti elettorali" e quindi il bis della vittoria a sorpresa di quattro anni fa sembra stavolta molto più problematica. 

Si procede dunque con prudenza al termine di questa campagna elettorale pessima e tesa caratterizzata dall'odio scatenato dalle milizie dell'estrema destra, suprematisti bianchi pronti a scatenare l'inferno qualora Trump uscisse sconfitto (sopratutto se Biden dovesse vincere grazie ai voti postali). E' questa la vera incognita : il tycoon ha spesso ribadito nelle ultime settimane di non accettare la sconfitta e questo rappresenta un formidabile "richiamo" per i razzisti delle milizie dell'estrema destra che hanno annunciato la loro presenza ai seggi domani nell'election day.

Tornando ai numeri è istruttivo soffermarsi sul sito di RealClearPolitics (che ha prodotto una media di tutti i sondaggi) : a Biden viene accreditato un vantaggio nazionale di 7,2 punti (51,1 contro 43,9) e lo vede in testa in Pennsylyvania (+4), Michigan (+6,2) e Wisconsin (+6), i 3 Stati operai (un tempo saldamente ai Dem) decisivi a favore di #TheDonald nel 2016. In Ohio (+0,2), Florida (+0,6), North Carolina (+1,2) e Georgia (+0,8) in pratica (e tecnicamente) alla pari, mentre in Iowa il segno positivo è a favore di Trump, dove varia a seconda dei sondaggi da un +7 a un +2

Nbc News/Wall Street Journal nella combinazione degli Stati in bilico danno Biden davanti a Trump di 6 punti ma ne perde 4 rispetto a due settimane fa.

Al termine di questa girandola di numeri si evince che le elezioni 2020 per la Casa Bianca si risolverà sul filo di lana, con un testa a testa.

Intanto gli americani che hanno già votato (preferendo il voto postale) sono 80 milioni di questi, come sottolinea, Ian Buruma, un'alta maggioranza sono giovani, un dato che rappresenta una buona notizia per Biden.

-Non è la fine del #trumpismo

Se davvero Trump verrà scalzato dalla Casa Bianca (possibile, nonostante tutto) questo non basterà a decretare la fine del #trumpismo ossia questa assurda miscellanea di fascismo e odio razziale che muove e si alimenta contro le minoranze e il movimento antirazzista Black Lives Matter; del resto, il tycoon, ha lungamente urlato contro lo spettro del "radicalismo socialista" e "anti-bianco" che si aggira negli Stati Uniti, chiamando a raccolta il peggio presente in rete e negli anfratti della società. 

Questa raccolta a tappeto potrebbe alimentare l'incubo di un Trump "a vita". Si tratta di fantapolitica e di un disgustoso horror? Purtroppo no. Se #TheDonald non accetterà la sconfitta elettorale e si rifiuterà di lasciare la Casa Bianca si aprirebbe non solo una strada alla guerra civile ma, anche a una ipotesi estrema : una svolta autoritaria. Del resto il tycoon ci pensa già da molto tempo : se vincesse anche domani, a quel punto potrebbe dar vita alla prospettiva di un suo "terzo mandato" : come se gli Stati Uniti si trasformassero di colpo in uno di quei Stati autoritari, già visti in giro per il mondo.

Per tutte queste ragioni le elezioni di domani sono le più drammatiche dell'intera storia degli Stati Uniti : pensare all'uscita definitiva dalla scena del presidente sconfitto sarebbe però saltare alla conclusione di una storia. Che non è iniziata per caso quattro anni fa. E che è destinata a continuare anche dopo un ko il 3 novembre. Il movimento che l'ha portato al potere e che l'ha sostenuto non è effimero.

Trump, consapevolmente, ne ha alimentato le ragioni e i sentimenti, essendo sempre radicalmente presidente di parte, disdegnando l'idea stessa di cercare di essere presidente di tutti gli americani. Qiel movimento continua. La vicenda dell'eversore di Manhattan, pertanto, continuerà. Il giorno della sua uscita dalla Casa Bianca, se davvero avverrà (e non è scontata), sarà salutato come una liberazione, ma non significherà che l'America s'è liberata di lui. Di tutto quello che rappresenta, ha rappresentato, e che guida come figura di leader.

Domani gli Stati Uniti affrontano le 59me elezioni presidenziali con tutta l'incertezza di essersi trasformata in una repubblica delle banane : se #TheDonald darà seguito alla minaccia di accettare l'esito (delle urne) solo in caso di vittoria aprono a scenari imprevedibili : golpe incluso.

L'America dunque vive questa vigilia col fiato sospeso e l'incubo di un "tutti contro tutti".

(Fonte.:theatlantic)

Bob Fabiani

Link 

-www.theatlantic.com

         

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