Cominciata nel 2017, la campagna contro la violenza della polizia ha preso nuovo slancio dall'inizio di ottobre. Ma le autorità non hanno mai accolto le sue rivendicazioni.
Tutto è cominciato senza troppo rumore. Il 3 ottobre 2020 si è diffuso sui social network un video che accusava gli agenti della squadra speciale contro le rapine (Special anti-robbery squad, Sars) di aver sparato a un uomo al Wetland hotel di Ughelli, nel Sud della Nigeria, e di essere fuggiti sul loro suv. La Sars è talmente nota per il suo uso della violenza che pochi hanno contestato il video. Il giorno dopo, una domenica, sono cominciate le proteste contro l'omicidio.
L'8 ottobre un agente è stato ucciso e un altro ferito. La rabbia della popolazione era anche alimentata da altre esecuzioni sommarie che la Sars ha compiuto in tutto il paese, senza mai essere chiamata a risponderne. Lo stesso giorno il movimento ha formulato una serie di richieste, prima tra tutte l'abolizione della squadra speciale. In risposta la polizia ha avviato un'indagine, che sembrava piuttosto una rappresaglia sull'attacco agli agenti a Ughelli. Quella che era cominciata come un'agitazione circoscritta stava assumendo una dimensione molto più grande.
L'epicentro della protesta si è spostato a Lagos, a circa 566 chilometri di distanza.
Giovani attivisti hanno amplificato la mobilitazione recuperando la campagna #EndSars. Il movimento infatti non è nuovo. L'hashtag aveva debuttato nel 2017 ottenendo diversi momenti di popolarità su Twitter, fino alla spartiacque di Ughelli.
Gli attivisti hanno usato la rete per organizzare e il crowdfunding per finanziarsi. Hanno creato un sito dove le persone possono condividere le loro disavventure con gli agenti. Hanno perfino schierato droni per individuare gli intrusi e proteggere i luoghi della protesta, e agenti di sicurezza professionisti per tenere a bada i provocatori.
In pochi giorni la contestazione partita dalle retrovie di Ughelli ha attirato l'attenzione del mondo e il sostegno di celebrità internazionali. Grazie a questa attenzione, le richieste del movimento sono diventate più articolate e insistenti. Il movimento ora appare organizzato ma è deliberatamente privo di leader. Sembra sensato in un paese in cui le icone dei movimenti popolari sono sempre cooptate o prese di mira dal governo. Chiunque può usare il movimento per le sue rimostranze, ma nessuno può rivendicarne la guida.
La prima linea si è radunata al casello autostradale di Lekki, un sobborgo di Lagos, la capitale commerciale della Nigeria. Con il passare dei giorni, l'accampamento è cresciuto. Il governo non ha fatto nulla per evitare lo scontro. Il 9 ottobre il presidente Muhammadu Buhari ha dichiarato il suo sostegno alla Sars : "La stragrande maggioranza degli uomini e delle donne delle forze di polizia sono patrioti impegnati a proteggere la vita e il benessere dei nigeriani".
Questa presa di posizione ha alimentato ancora di più la rabbia del movimento. Nelle 48 ore successive la protesta si è allargata ad altre località del paese e la folla a Lekki è aumentata. L'11 ottobre il capo della polizia Mohammad Abubakar Adamuto annunciava, in quella che sembrava una frettolosa conferenza stampa, di aver ceduto alle richieste dei manifestanti e di aver sciolto la Sars. Ma subito dopo precisava anche che sarebbe stata creata una nuova unità, chiamata Special weapon tactical team (Swat). I manifestanti non si sono fatti ingannare : negli ultimi tre anni il governo ha promesso lo scioglimento della Sars almeno quattro volte, senza mai realizzarlo. L'espediente del cambio di nome, in un momento in cui la fiducia verso il governo è ai minimi storici, non ha funzionato.
-Poco credibile
Nato come movimento digitale open-source nella seconda metà del 2017, #EndSars è stato la risposta alle atrocità commesse dall'unità speciale. Nel dicembre del 2017 il movimento costrinse Idris Kpotun Ibrahim, l'allora capo della polizia (un corpo con 350mila agenti), ad annunciare lo scioglimento e il rinnovamento della Sars, trasformandola nella Federal antirobbery squad (F-Sars). Ma cambiava solo il nome, mentre la questione della violenza degli agenti non era affrontata.
Otto mesi dopo, il 4 agosto 2018, il presidente ad interim Yemi Osinbajo (che ha sostituito Buhari nei periodi in cui si è sottoposto a cure all'esstero) invitò il capo della polizia a riorganizzarsi l'F-Sars, accusata di gravi "violazioni dei diritti umani". Ordinò anche alla commissione nazionale per i diritti umani d'indagare sulla violenza sistematica dell'unità. Nel giugno del 2019 gli esperti presentarono il loro rapporto e Buhari gli disse di collaborare con il governo per applicare le loro raccomandazioni entro tre mesi. Non successe niente e il rapporto non fu mai pubblicato.
Non era la prima volta che il governo commissionava uno studio sulla riforma della polizia senza mettere in atto nessuna raccomandazione : i rapporti elaborati da commissioni speciali create nel 2006, nel 2008 e nel 2012 erano sempre finiti nel nulla, liquidati dalla principale organizzazione di difesa della polizia come "molto fumo e poco arrosto". A gennaio del 2019 Adamu annunciò lo scioglimento della Sars "con effetto immediato".
Così quando a ottobre il governo ha detto di aver di nuovo sciolto la Sars, in pochi ci hanno creduto. Come era prevedibile, i manifestanti non si sono arresi e la protesta è cresciuta.
L'uso della violenza in Nigeria è aumentato negli anni ed è rimasto sempre impunito. Nel settembre del 1981, a Surulere, una zona intorno a Lagos, un poliziotto uccise Dele Udoh, una star dell'atletica che aveva rappresentato la Nigeria alle Olimpiadi di Mosca nel 1980, raggiungendo le semifinali nei 400 metri. Udoh era uscito a comprare qualcosa da mangiare. Nessuno è stato processato per l'omicidio.
Poche settimane dopo, il 1 ottobre 1981, Ijeoma Udebiuwa, uno studente al terzo anno di università, fu uccisa dall'agente Patrick Nwankwo mentre tornava a casa. Nwankwo sostenne di aver creduto che Udebiuwa e i suoi amici fossero dei rapinatori. Nel 1984 la corte d'appello annullò la sua condanna per omicidio volontario trasformandolo in omicidio volontario trasformandolo in omicidio colposo.
Nel 1986 un altro agente, Samsom Uzoka, fu accusato dell'omicidio di un uomo che aveva rifiutato di pagare una tangente alla sua unità. Anche in questo caso, nel 1990 la corte d'appello ridusse il reato a omicidio colposo, sostenendo che il colpo era partito inavvertitamente dall'arma di Uzoka.
Approfittando di questo atteggiamento permissivo dei giudici, nel 1992 la polizia nigeriana istituì la Sarsun'unità destinata ad affrontare il crescente problema di rapine "alla Robin Hood". In 20 anni l'impunità dell'unità non ha fatto che aumentare. Nel 2010 un'organizzazione di monitoraggio, in una valutazione basata principalmente su fonti ufficiali, la definì una "forza criminale". A giugno di quest'anno Amnesty international ha pubblicato un rapporto che documenta 82 casi di esecuzioni sommarie commesse dalla Sars tra il gennaio del 2017 e il maggio del 2020. Mentre le proteste #EndSars si diffondevano, l'11 ottobre Nigeria mourns, una coalizione nazionale di organizzazioni della società civile che si batte per la fine della violenza nel paese, ha pubblicato un rapporto in cui denuncia 122 esecuzioni sommarie commesse da agenti di sicurezza, per lo più della Sars, nei primi nove mesi del 2020.
Durante tutta la protesta Buhari è rimasto in silenzio, contribuendo ad aumentare la tensione. Il presidente ha il controllo esclusivo della polizia e la costituzione vieta ai singoli stati che formano la Nigeria di legiferare su questa materia.
Il 18 ottobre il governo ha usato milizie informali per attaccare i manifestanti, mentre la retorica di alcuni politici lasciava intendere che ci sarebbe stato un finale violento. Il ministro dell'informazione, Lai Mohammed, ha definito il movimento "anarchico". Quarantotto ore dopo, al tramonto, alcuni soldati hanno aperto il fuoco sui manifestanti disarmati che sventolavano bandiere nigeriane e cantavano l'inno nazionale al casello di Lekki.
Il numero esatto delle vittime è sconosciuto, ma almeno dodici sono state confermate. In una trasmissione televisive il 22 ottobre, Buhari ha negato il massacro e ha sollevato l'ipotesi che il movimento volesse far cadere il governo.
-L'eredità di Buhari
Buhari, un ex dittatore militare diventato democratico, incentrò la sua campagna elettorale nel 2015 su tre punti : garantire l'incolumità, la sicurezza alimentare e la lotta alla corruzione. Per molti aspetti, questi tre obiettivi sono collegati. La minaccia all'incolumità dei cittadini, identificata con l'organizzazione islamista Boko Haram e con gruppi di pastori armati, mette in pericolo anche la sicurezza alimentare, e la corruzione rende impossibile risolvere qualunque problema.
L'esperienza di vivere nel pericolo varia nel paese. A Nord è legata alla violenza di Boko Haram e delle sue varie fazioni, a quella dei banditi del Nordovest e dei pastori armati in gran parte del centronord. A Sud, invece, anche se sono attive alcune milizie, è legata sopratutto a istituzioni statali, tra cui la più nota è la Sars.
Dopo gli eventi del 21 ottobre, l'eredità che Muhammadu Buhari si lascerà alle spalle potrebbe essere più insicurezza in tutto il paese. Pochi pensano che il presidente farà mai quello che è necessario per riformare le istituzioni. Per riuscire a stabilire cosa è successo durante gli attacchi contro il movimento #EndSars, una commissione d'inchiesta indipendente costituita anche da rappresentanti della comunità internazionale potrebbe essere l'unica soluzione credibile.
(Fonte.:dailymaverick)
Bob Fabiani
Link
-www.dailymaverick.co.za
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