"Le guerre continueranno ad esistere se il colore della pelle è più importante di quello degli occhi"
(Bob Marley)
Roma, quartiere Paroli - uno di quelli che un tempo, nemmeno troppo lontano, si definiva chiamarli della cosiddetta "Roma bene" - è stato il teatro dell'ennesimo episodio a sfondo razziale, di questa Roma, di questa Italia sempre più incattivita, inacidita e ripiegata su se stessa.
Al quartiere Parioli vive e lavora anche Baya, donna senegalese, madre di due splendidi bimbi di colore.
Evidentemente però, per qualcuno non è così: un italiano, bianco e romano che, alla vista della donna e dei suoi due bambini deve essersi sentito così irrimediabilmente in pericolo che, improvvisamente, sente salirgli, nei gangli vitali del corpo, una collera. La riconosce subito quella collera: è alimentata dall'odio. Quell'odio razziale, una volta messo in circolo, è difficile da contenere.
Gestire.
Anzi, a onor del vero, questo "paladino del prima gli italiani", non è in grado di far nulla. Nulla di diverso dalla solita storia. Quella di sempre. Quella che si ripete, sempre uguale a se stessa, da quattrocento anni a questa parte.
E' ormai arrivato a ridosso di Baya che, del tutto ignara, si trova, per puro caso, sulla stessa strada, nello stesso pezzetto di marciapiede del razzista-sovranista.
Per lui, questo è troppo.
Ha deciso di passare all'azione "per il bene degli italiani e dell'Italia" ... è ormai pronto a vomitare i suoi epiteti razzisti.
"Negra! ... Tornatene da dove sei venuta. Qui non c'è posto per te".
Non si limita a insuntarla, vorrebbe colpirla ma per fortuna di Baya, in quei paraggi è presente un'agente di polizia. Interviene prontamente, allontanando il maleintenzionato dalla donna e dai bambini, spaventati e piangenti.
Storia di ordinario odio razziale al tempo dell'orrendo "Esecutivo gialloverde" che, un giorno dopo l'altro, accende la miccia del "finto problema dei migranti in Italia".
Il sit-in del #6A a Roma
Il #6A, un sabato di inizio aprile, la Roma solidale aderisce al sit-in ideato dalle "Mamme per la pelle"; è quella parte della Città eterna che sente il dovere di far sentire la propria voce: è con un sit-in dai mille colori che dall'Africa abbracciano Roma riuscendo a mandare "segnali di speranza".
Una mattina spesa tra solidarietà, partecipazione, integrazione.
Il sit-in si conclude alle 13.30 dopo aver visto gli interventi della società civile e delle organizzazioni, che in questo difficile presente si battano per la salvaguardia dei diritti fondamentali e irrinunciabili. C'erano Emergency, Famiglia Arcobaleno, Anpi, Cara Italia (Stephen Ogongo).
Particolarmente significativa la presenza di Bene Rwanda (Francoise Kankindi), nell'immediata vigilia del 25°Anniversario del genocidio tutsi, avvenuto in Ruanda tra l'aprile e il luglio 1994; Nibi, Cosmopolitan, Cis 1920 - 1960, AfricaLand Storie e Culture africane.
L'appuntamento non ha richiamato la folla delle grandi occasioni: ma non era importante quanto fosse partecipato (certo, una maggiore partecipazione della società civile sarebbe stata gradita e importante). Era più importante rompere il "Muro dell'indifferenza", ribadire che i diritti umani "o sono di tutti oppure non esistono più per nessuno".
Era importante lanciare il messaggio - come recitava lo striscione delle "Mamme per la pelle" - che "il mondo che vogliamo è una storia a colori".
Un mondo e una storia dove c'è spazio per tutti. Un mondo di solidarietà e cultura. Un mondo di aperture dove non c'è spazio per i muri, fili spinati, deportazioni e respingimenti.
Un mondo senza "caccia al nero" come nuovo sport nazionale.
Un mondo di suoni e di libertà, senza più schiavitù, odio razziale, torture e violenze.
*ha collaborato, Giovanna Graziano
(Fonte.:repubblica;corrieredellasera)
Bob Fabiani
Link
-https://africalandilmionuovoblog.blogspot.com/migrazioni-e-africani-della-diaspora
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