Nel giorno dell'arrivo del Segretario generale ONU, Antonio Guiterres, il capo del governo libico, il premier Fayez al-Serraj dichiara lo stato d'emergenza nella capitale, Tripoli.
A stretto giro di posta, ha preso la prola il Ministro dell'Interno, Bishagaper mandare un messaggio preciso a quanti, in queste ore - come vedremo più avanti in questo post - , hanno come obiettivo di sovvertire l'ordine precostituito: "Combatteremo fino alla fine per diferndere la capitale".
L'azione militare portata avanti tra la notte di mercoledì e giovedì, fa temere il peggio: ossia, una "guerra totale" ... di tutti contro tutti.
Quello che appare chiaro, a questo punto che, la Conferenza Nazionale di #Ghadames, che si sarebbe dovuta tenere a metà aprile, appare compromessa.
L'esercito nazionale libico (ANL) guidato dal maresciallo Khalifa Haftar, ha messo in campo una massiccia offensiva nella notte tra mercoledì e giovedì, puntando verso l'Ovest della Libia e, da qui, virando, con decisione verso la capitale, Tripoli.
Intanto, il portavoce dell'ANS, generale Ahmed al-Mesmari, ha annunciato mercoledì sera durante una conferenza stampa, un'offensiva per "Liberare l'occidente" della Libia, compresa la capitale Tripoli, da "terroristi e mercenari".
La situazione precipita: ci si prepara alla "guerra su larga scala" dopo le affermazioni seguite alla decisione di Fayez al-Serraj, leader sempre più debole e isolato, dal momento che, la sua autorità - e non da oggi - non è riconosciuta né a Tripoli né tanto meno, nel resto della Libia; di dare ordine ai suoi uomini a stare pronti a "affrontare qualsiasi minaccia (...), che si tratti di gruppi terroristici, criminali, fuorilegge e tutto ciò che mette a repentaglio la sicurezza di qualsiasi città libica".
La risposta delle milizie di Misurata
A mezzanotte, secondo quanto dichiarato da Ahmed al-Mesmari, le truppe dell'ANL erano entrate a #Gharian, a meno di 100 chilometri a Sud di Tripoli.
Secondo quanto riportano i media libici, i combattimenti hanno coinvolto le Brigate Garian 107 e 111 fedeli al maresciallo Haftar.
La pesante risposta delle milizie di Misurate è il segnale che quella fragile tregua che si era riusciti a trovare verso la fine dello scorso anno è da considerarsi drammaticamente superata. In qualche modo, Haftar, manda un preciso messaggio sia al suo antagonista, Fayez al-Serraj sia al di fuori della Libia: tutto deve cambiare e, con l'azione militare della scorsa notte, il maresciallo, "uomo forte" della Libia si fa promotore di un nuvo corso: il comando generale del paese Nordafricano deve essere consegnato nelle sue mani. Questo passaggio potrebbe anche andare in porto in tempi rapidi ma, non sarà indolore, dal momento che si prospettano lunghe giornate di guerra, senza esclusioni di colpi.
(Fonte.:jeuneafrique)
Bob Fabiani
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-www.jeuneafrique.com
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