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venerdì 5 aprile 2019

L'ultimatum di Haftar: "Resa incondizionata o sarà guerra" che getta la #Libya nell'incubo di una nuova "guerra totale"







L'ultimatum è arrivato in un video mentre, nello stesso frangente, 300 mezzi erano diretti verso la capitale libica. Proprio in quei stessi istanti, si segnalavano operazioni militari anche a Sirte.

Haftar, l'uomo forte della Cirenaica si appresta sempre più a diventare il "vero Rais della Libia" e, la conferma arriva in queste ore, in cui, il maresciallo ha deciso di rompere gli indugi per far terminare questa fase di stallo, in cui, a suo dire, la Libia è in balia e in mano di "speculatori, terroristi, nemici del popolo libico".

La situazione - come scrivevamo anche ieri quando abbiamo postato l'approfondimento di AfricaLand Storie e Culture africane dedicato al paese Nordafricano - sta rapidamente volgendo verso il caos.  Ma non si tratta di un modo di dire. Intanto va segnalata la reazione decisamente dura del Governo di Unità Nazionale, quel governo presieduto da Al-Serraj, leader "zoppo e debole" che, qui, in Libia - non ci stancheremo mai di ripeterlo - non ha mai né convinto né tanto meno è stato in grado di farsi accettare dal resto del paese Nordafricano; mai, infatti, negli ultimi tempi, la risposta governativa si era concentrata sull'azione bellica come invece, sta accadendo in queste uiltime drammatiche ore.

Cosa significa questo?

La situazione interna alla Libia è sempre stata (dopo la guerra Nato, voluta dalla Francia per togliere di mezzo Gheddafi; n.d.t) a dir poco caotica e sempre sull'orlo del baratro della guerra civile. Quel momento sembra sia arrivato e, lo testimonia, non tanto e non solo l'azione militare - e come vedremo il messaggio di Haftar che, in realtà è un ultimatum - ma, la reazione e l'ordine impartito da quel leader debole, isolato, mal sopportato anche qui a Tripoli e che risponde al nome di Al-Serraj.

Nel momento in cui Haftar muoveva le Milizie a lui fedeli dal governo, a stretto giro di posta arrivavano i raid aerei. L'obiettivo dichiarato era un convoglio che transitava nella zona di Ash Shawyriff, 400 chilometri a Sud di Tripoli: a riferirlo è la Brigata dei Rivoluzionari.





Una risposta senza precedenti e che certifica, in modo inequivocabile che la Libia è ormai ufficialmente entrata nella fase in cui i due antagonisti, Haftar da una parte e, Al-Serraj dall'altra, muovono le loro pedine per scrivere la parola definitiva sul futuro assetto libico.



Il messaggio-video di Haftar


"Eccoci, Tripoli, Eccoci, Tripoli. Eroi, l'ora è suonata, è venuto il momento del nostro appuntamento  con la conquista", manda a dire l'uomo forte della Cirenaica in un audio-messaggio in cui annuncia l'avvio dell'"Operazione per la liberazione di Tripoli".





L'audio è stato anche postato sulla pagina Facebook dell'Ufficio stampa del Comando Generale delle Forze armate libiche. Tra le altre cose, il maresciallo dice:"Colui che depone le armi è salvo. Colui che resta a casa è sicuro. Colui che sventola bandiera bianca è in sicurezza".

Haftar è ritratto in divisa militare, mentre fa il saluto militare, una posa iconica con la quale vuole sottolineare il carattere autorevole e austero del suo ordine di conquista.

"Oggi facciamo tremare la terra sotto i piedi degli ingiusti", ha detto fra l'altro Haftar esortando i propri uomini "a entrare in pace per chi ha voluto la pace".
Invita così le milizie di Tripoli ad allearsi con lui garantendo sicurezza ai cittadini stranieri.

"La sicurezza dei cittadini, i lori beni, i nostri ospiti stranieri di diverse nazionalità, i servizi e le installazioni della capitale sono sotto la vostra responsabilità", manda a dire ai suoi "eroi".

Ma l'appello del maresciallo cade nel vuoto: il capo delle milizie di Tripoli replicando in un messaggio alla TV libica dice che le sue forze sono "pronte" a "respingere qualsiasi attacco" dell'uomo forte della Cirenaica.

Stando così le cose il premier Al-Serraj dichiara lo stato di emergenza (da estendere in tutta la capitale) mentre le unità antterrorismo di Misurata si preparano a presidiare le vie d'accesso di Tripoli e si preparano alla battaglia che preannuncia il dilagare di una guerra di tutti contro tutti.

Una guerra civile su larga scala che coinvolge nella sua interezza la Libia e, inevitabilmente gli interessi di tutti gli attori internaqzionali presenti nell'ingarbugliato puzzle libico.

Eppure c'è qualcuno a Roma, con responsabilità di governo e che siede su una delle poltrone più importanti della Repubblica italiana che ancora si ostina a dichiarare la "Libia porto sicuro" e sogna, in questo clima di guerra totale di forzare la mano alla guardia costiera libica per allargare lo scenario bellico in mare, da scatenare contro le poche Ong rimaste a salvare migranti in balia delle onde.

A Roma, intanto il governo si limita a scongiurare il divampare della battaglia, rilasciando una dichiarazione del portavoce del Ministro degli Estreri Moavero nel quale si afferma che "l'Italia è preoccupata dal precipitare della situazione" e si augura che non sia in atto l'escalation bellicca: ma la guerra totale è ormai già in essere e, la conduce Haftar, quello stesso uomo forte della Cirenaica che, a più riprese, non ha nascosto la sua antipatia per l'Italia, considerato a tutti gli effetti, un "Paese oistile al mio popolo, il popolo libico".


Ultimora

Mentre scriviamo arrivano notizie dissonanti: da una parte c'è la conferma dell'arrivo delle forze fedeli ad Haftar a 25 chilometri dal centro di Tripoli dall'altra, fonti vicino al governo di Unità nazionale che fanno capo al premier Al-Serraj parlano di una battaglia che avrebbe arrestato l'avanzata di questi convogli.

Le notizie sono confuse e cercheremo di verificarle nelle prossime ore quando, torneremo a parlare della Libia dopo la riunione di urgenza prevista a New York, al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite.
(Fonte.:jeuneafrique)
Bob Fabiani
Link
-www.jeuneafrique.com
  

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