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lunedì 15 aprile 2019

Quel pericoloso "risiko da guerra fredda" in atto a #Tripoli (sulla pelle dei #migranti e dei popoli d'Africa)







Impazza la guerra. La furia dei combattimenti sta mettendo a dura prova la sopravvivenza dei civili a Tripoli. Questa nuova-vecchia guerra civile in atto (con il sostegno più o meno dichiarato della comunità internazionale) ha già causato troppe vittime: secondo le ultime stime, sarebbero almeno 121 i morti e oltre 600 i feriti nei combattimenti, sempre più cruenti, vicino Tripoli.

Partiamo dunque da questi dati per il nostro nuovo approfondimento sul "Caos in Libia".

A capire quanto sta avvenendo sul terreno della capitale è l'ufficio dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in Libia, che non specifica il numero delle vittime civili; ci aiuta però a inquadrare che, questi scontri bellici, non stanno risparmiando - come si conviene durante una guerra e, in un paese dove, nessuno, rispetta i diritti umani  - neanche gli ospedali e le ambulanze della capitale libica.  Sull'account dell'Oms su Twitter si condanna "i ripetuti attacchi contro personale medico" e le ambulanze.


La precisazione ONU

L'ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento Affari umanitari (OCHA), tramite l'ONU ha riferito che 13.500 persone sono sfollate a causa dei combattimenti e, 900 di esse, sono stati alloggiati nei rifugi delle Nazioni Unite.





Il giogo del "risiko da guerra fredda": a chi conviene?


Uno dei responsabili dell'attuale "caos libico", quel Al-Serraj che, non ha esitato a reclutare e a spedire al fronte (sotto il pesante fardello di un disumano ricatto che, più o meno è risuonato così: il migrate sudanese o eritreo viene scelto e se accetta gli si promette il ritorno alla libertà ... come se, le vite delle persone potessero essere barattate come si faceva agli albori dell'umanità, quell'umanità che non vale per chi si trova nell'inferno dei lager libici), i migranti, detenuti illegalmente, nei vergognosi lager, gestiti dalle milizie libiche (e sovvenzionati anche con i soldi pubblici dei cittadini italiani come del resto di quelli europei, n.d.t), tenta di salvarsi dalla sua certa destituzione da presidente del governo, lanciando messaggi catastrofici, sul fronte delle migrazioni.




Ecco le sue dichiarazioni, per una volta riportate fedelmente (e in tempo reale...) dai media italiani (cosa per altro inusuale, dato che non accade di frequente trattandosi di Africa...).

"Haftar ha tradito la Libia e l'ONU", è l'attacco delle dichiarazioni di un leader ormai all'angolo, sempre più inviso al resto della Libia. Il discorrere del premier libico - che troverà spazio nella versione cartacea di domani de @laRepubblica - vira, inaspettatamente, su un'involontario (?) assist ai sovranisti che imperversano ovunque in Europa, Italia compresa. Serraj sciorina numeri:"800mila migranti sono pronti a partire" e conclude l'intervista chiamando in causa i miliziani dell'"Isis di nuovo in azione".




E' questo dunque il messaggio che Serraj si sente di veicolare all'Italia senza per altro dire nulla sul suo discutibile ricatto messo in atto contro i migranti.

Intanto in questo puzzle che fa capo al "nuovo risiko da guerra fredda" in atto su larga scala in Africa, bisogna registrare la solita "azione mediatriceitaliana", una di quelle però invise, detestate da _Haftar che, tuttavia, deve ora fare i conti (sul terreno) con le forze speciali USA tornate, in fretta e furia da Mogadiscio.

Mentre a Roma andava in scena un summit con il ministro degli esteri qatariota, Al Thani, a quanto pare, da Roma, hanno deciso, ancora una volta di puntare su Serraj.

E' inutile trincerarsi dietro formule "in politichese" : a Roma, mettono in circolo questa "azione mediatrice" (con chi poi se, il maresciallo e uomo forte della Cirenaica ma ormai in espansione in tutta la Libia, ha già fatto capire di non voler fare nessuna trattativa con il premier di Unità nazionale che, reputa come un "prestanome" al soldo degli stranieri ...), nel vano tentativo di salvare gli interssi dell'Eni, ossia i giacimenti di petrolio ... salvo però criticare gli altri se fanno altrettanto.

Colpisce l'impasse italiana: si resta allibiti da questa visione utulitaristica, senza capire che, in Africa, gli equilibri della Geopolitica sta cambiando (e non da oggi).

Tattica rischiosa dal momento che Haftar - come abbiamo scritto la settimana scorsa - può contare sulla nuova alleanza con l'Arabia Saudita e, il massimo sostegno di Egitto senza, naturalmente ttralisciare la Francia di Macron.




Nel mezzo c'è l'inferno.

Ci sono migliaia di migranti che nessuno tutela e di cui, Al-Serraj si fa scudo, lanciando e rimettendo in circolo lo spauracchio di una supposta invasione - come se fosse l'attuale inquilino del Viminale a parlare quando arringa, da ministro della Repubblica italiana, folle di simpatizzanti, nelle arene della campagna elettorale permanente come gli ha insegnato il suo "padre putativo" quel Trump che passa le giornate a fare campagna per le #Presidenziali2020 sulla pelle dei migranti - alle coste italiane ed europee.

Chi tutela i civili di Tripoli? Chi pensa alla ricostruzione della Libia?

Forse alla comunità internazionale serve che le cose restino esattamente come sono adesso, in modo da giustificare davanti all'opinione pubblica, il ritorno del "risiko da guerra fredda" da portare avanti sulla pelle dei popoli africani.
(Fonte.:jeuneafrique;repubblica)
Bob Fabiani
Link
-www.jeuneafrique.com;
-www.repubblica.it

       

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