Desmond Mpilo Tutu (Klerksdorp, 7 ottobre 1931) è un arcivescovo anglicano e attivista sudafricano, negli anni '80 del Novecento fu tra i più attivi ad opporsi al regime dell'apartheid in Sudafrica, raggiungendo una fama mondiale.
Tutu è stato il primo arcivescovo anglicano nero di Città del Capo (Cape Town), in Sudafrica, e primate della Chiesa anglicana dell'Africa meridionale.
Coniò l'espressione "Rainbow Nation" ("Nazione Arcobaleno") per descrivere il Sudafrica. Questa denominazione, che si riferisce all'ideale della convivenza pacifica e armoniosa fra le varie etnie del paese, fu in seguito ripresa da Nelson Mandela e divenne parte della cultura del grande paese africano.
Tutu è sempre stato attivo nella difesa dei diritti umani e oggi usa la sua elevata posizione per lottare a favore degli oppressi.
Le sue lotte sono state spese - ieri come oggi - per sconfiggere AIDS, tubercolosi, povertà, razzismo, sessismo, l'imprigionamento di Chelsea Manning (attivista, ex militare statunitense, accusata di aver trafugato decine di migliaia di documenti mentre svolgeva l'incarico di analista di intelligence durante le operazioni militari in Iraq; n.d.t), omofobia e transfobia.
Desmond Tutu affronta la questione attualissima dei cambiamenti climatici soffermandosi su una angolatura inedita, partendo dal problema dell'inquinamento e della povertà riesce a inquadrare la sfida decisiva che il mondo e l'Africa in particolare si trovano ad affrontare a partire dai prossimi mesi e anni.
(Bob Fabiani)
"Il cambiamento climatico è il nuovo apartheid"
"Le grandi aziende, le istituzioni finanziarie e i cittadini socialmente consapevoli devono collaborare per tirarci fuori dall'abisso del cambiamento climatico. Hanno la forza per generalizzare l'uso delle energie rinnovabili e per trasformare i combustibili fossili nel tabacco dell'industria energetica.
All'Assemblea generale delle Nazioni Unite del mese scorso oltre 60 leader mondiali si sono dati nuovi obiettivi climatici, e 66 Paesi si sono impegnati a raggiungere il traguardo delle "zero emissioni" di carbonio entro la metà del secolo. Ma tra questi mancavano gli Stati Uniti, il Giappone, l'Australia, l'Arabia Saudita e il Brasile.
Il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, punta tutto sulla pressione che i giovani attivisti possono creare sui rispettivi governi per far sì che si impegnino di più nella risposta a quella che lui chiama giustamente "emergenza climatica". Anche io penso che i giovani lungimiranti siano gli agenti del cambiamento di domani, ma per ottenere un cambiamento oggi sono le aziende e le istituzioni finanziare a dover agire.
Devono unirsi alle oltre 1.100 istituzioni che hanno già annunciato di voler disinvestire i loro circa 11 trillioni di dollari da attività legate ai combustibili fossili.
La campagna di disinvestimento ha due gambe : da un lato bisogna abbandonare i combustibili fossili, dall'altro si deve investire in energie rinnovabili. A disinvestire sono stati in molti (e molti altri devono ancora farlo), ma relativamente pochi hanno investito in rinnovabili. Questo secondo passo è invece fondamentale per rendere l'energia pulita più accessibile e spingerci al punto di svolta energetico rappresentato dalla messa al bando dei combustibili fossili.
Negli anni'70 e 80, quando lottavamo contro l'apartheid, una delle leve più importanti per noi fu ottenere il sostegno di grandi aziende che ascoltarono il nostro invito a disinvestire. Avevamo trasformato l'apertheid in un nemico globale; adesso è il turno del cambiamento climatico.
Le multinazionali dell'energia continuano tuttavia a cercare attivamente nuove riserve di combustibili fossili, anche se gli scienziati ambientali ci dicono che non saremo mai in grado di utilizzarle. Il fatto è che quando avremo sfruttato queste riserve le temperature globali saranno aumentate a tal punto che il mondo come lo conosciamo oggi avrà cessato di esistere. Lo scorso luglio non è stato soltanto il mese più caldo mai registrato a livello globale, ma anche il 415° mese consecutivo con temperature superiori alla media del XX secolo. Se non lo controlliamo ora, il cambiamento climatico finirà per distruggere tutti i progressi che l'umanità ha compiuto dalla seconda guerra mondiale a oggi : i valori di uguaglianza, responsabilità condivisa, diritti umani e giustizia. E getteremo al vento gli obiettivi di sviluppo sostenibile stabiliti dall'Onu per il 2030.
L'ex segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ci ha ricordato che rispetto al cambiamento possiamo scegliere due atteggiamenti : "rimandare e pagare" oppure "pianificare e prosperare". E' un monito chiaro e un appello ad agire : sarà ascoltato da chi detiene il potere economico?
I ricchi e i potenti devono convincersi a pagare. Hanno causato la maggior parte del disastro in cui ci troviamo : il loro vincolo non è legale, ma basato sull'etica e sui valori umani.
Purtroppo, invece, i leader di alcuni dei maggiori agenti del cambiamento climatico stanno mostrando scarso interesse per i diritti umani e la giustizia. Si sta concretizzando la triste prospettiva di quello che alcuni definiscono un aperthied climatico, in cui i ricchi possono pagare per proteggersi dalle conseguenze peggiori, mentre per i poveri non c'è scampo.
Le grandi aziende devono contribuire a colmare questo divario. Il settore finanziario, in particolare, deve reinventarsi, orientandosi su investimenti sostenibili sia nei mercati sviluppati che in quelli in via di sviluppo. E se non lo faranno volontariamento, gli attivisti dovranno insistere perché lo facciano comunque.
Il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni si è rivelato un metodo efficace in Sudafrica perché la causa ha potuto contare sul sostegno di una massa critica sia all'interno che all'esterno del paese. Ma ciò non è stato possibile senza un cambiamento di mentalità. Questa volta il mondo intero deve riconoscere che perpetuare lo status quo significherebbe condannare le generazioni future alla violenza e all'insicurezza.
Il vero potere non ce l'ha chi possiede le bombe più potenti o i conti bancari più abbondanti; il vero potere ce l'ha chi elegge le persone di potere, investe nei loro sistemi e tollera il fatto che calpestino i diritti degli altri.
Questo potere va usato con saggezza".
*Desmond Tutu, Arcivescovo emerito e Premio Nobel per la Pace nel 1984
**Ha contribuito a questo intervento Niclas Kjellstrom-Matseke, presidente della Desmond & Leah Tutu Legacy Foundation, fondatore del 17 Asset Management
***L'intervento di Desmond Tutu è apparso sulle colonne di The Financial Times e, in Italia su Il Fatto Quotidiano
(Fonte.:ft;ilfattoquotidiano;tutuorg)
Bob Fabiani
-https://www.ft.com;
-https://www.ilfattoquotidiano.it;
-https://www.tutu.org.za
Nessun commento:
Posta un commento