Continuano le pubblicazioni di AfricaLand Storie e Culture africane sulla Brexit : oggi cercheremo di capire cosa accadrà dopo il 31 ottobre quando Londra lascerà Bruxelles e l'Unione Europea senza accordo.
L'opzione no deal per l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea avrebbe conseguenze gravi sull'economia britannica. Potrebbe mettere in moto pericolosi meccanismi politici.
(Bob Fabiani)
Costi di BREXIT senza accordo*
La Brexit senza un accordo è ormai una possibilità concreta. Il primo ministro britannico, Boris Johnson ha dichiarato che, comunque andranno le cose, il Regno Unito uscirà dall'Unione europea entro il 31 ottobre. Che si trovi o meno un accordo con l'Unione, la sua intera politica si basa sulla credibilità di questa minaccia. Di conseguenza è fondamentale capire cosa significherebbe in pratica il ciosiddetto no deal.
A questo scopo il centro studi Uk in a changing Europe, che si occupa dei rapporti tra il Regno Unito e l'Europa, il 4 settembre ha pubblicato un rapporto basato su informazioni e materiali disponibili a tutti.
Non è una lettura rassicurante. Secondo Johnson il no deal servirà a chiudere la questione della Brexit "una volta per tutte". Ma c'è una netta differenza tra la relativa chiarezza di quello che significa l'iscita senza accordo in termini legali e quello che potrebbe voler dire in pratica. Il no deal non è un modo semplice per risolvere un problema complicato : è un modo per renderlo infinitamente più complicato.
Con la Brexit, il Regno Unito non applicherà più le leggi comunitarie e sarà trattato come "un paese terzo" dall'Unione. Un accordo comporterebbe un periodo di transizione, in cui gli scambi commerciali proseguirebbero secondo il vecchio sistema in attesa di muovi accordi. Il no deal significa invece il baratro. Sulle esportazioni britanniche verso l'Unione ci saranno controlli e deazi, e lo scambio di servizi sarà sottoposto a restrizioni. Commerciare con l'Europa sarà più difficile e costoso, con gravi conseguenze sopratutto per le piccole imprese.
Nuovi negoziati
Al di là di questo effetto diretto, tutto il resto è incerto. Come reagiranno le famiglie e le imprese? La fiducia dei consumatori crollerà? O i britannici supereranno lo shock in tempi rapidi? E quali dinamiche politiche saranno messe in moto?
Molte delle peggiori conseguenze possibili - per esempio sul trasporto stradale e aereo - non si verificheranno a breve termine, perché l'Europa ha adottato alcune contromisure provvisorie. Ma queste scappatoie potrebbero non reggere allo scontro politico sulla somma di denaro che Londra dovrebbe pagare all'Unione per la Brexit.
Anche la sorte dei cittadini europei nel Regno Unito è incerta : non è infatti chiaro come datori di lavoro, proprietari di case e fornitori di servizi pubblici dovranno applicare le nuove regole. La posizione dei britannici in Europa è ancora più complicata.
Un'altra conseguenza del no deal di cui si parla poco è che il Regno Unito perderà immediatamente l'accesso alle banche dati dell'Unione e ad altre forme di collaborazione in materia di sicurezza e polizia. Non è da escludere che la criminalità organizzata cercherà di approfittare della situazione. Ma forse l'incognita maggiore e più pericolosa è quella che riguarda l'Irlanda. Il governo britannico ha dichiarato che non applicherà controlli e dazi al confine tra Irlanda del Nord e Repubblica d'Irlanda.
L'Unione ha invece detto chiaramente che intende applicare le regole. Probabilmente Londra e Bruxelles si rimpalleranno la colpa dei problemi, con conseguenze economiche e politiche imprevedibili.
Certo, nel lungo periodo l'economia si riprenderà, ma con costi notevoli. Da una precedente ricerca sugli effetti di un sistema di scambi commerciali con l'Unione basato su norme dell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) risulta che in dieci anni il reddito dei cittadini potrebbe ridursi di una percentuale tra il 3,5 e l'8,7.
Ma il no deal non segnerà la fine dei rapporti con l'Europa. Una Brexit senza accordo non significherà l'interruzione del dialogo, ma l'inizio di una nuova e più difficile fase di negoziati. Più difficile perché i nuovi accordi avranno bisogno quasi sicuramente dell'approvazione dei singoli stati e della ratifica dei loro parlamenti. Il tutto in un clima politico molto teso sia all'interno del paese sia nei rapporti con l'Unione. Le difficoltà economiche si faranno sentire su entrambe le sponde della Manica. E aumenteranno le tensioni in Irlanda del Nord. In altre parole, lasciarsi alle spalle il no deal sarà difficile, politicamente pericoloso e richiederà tempo. Chi sperava in una rapida fine della saga della Brexit rimarrà deluso.
*Anand Menon insegna scienze politiche al King's college di Londra ed è il direttore del centro studi Uk in a changing Europe.
L'ultima offerta
Il Regno Unito è pronto a lasciare l'Unione Europea il 31 ottobre, anche senza un accordo. L'ha detto il 2 ottobre Boris Johnson nel suo discorso alla conferenza annuale del Partito conservatore. Il premier, scrive il Guardian, ha poi attaccato il parlamento per aver cercato di fermare la Brexit e ha fatto la sua "offerta finale" a Bruxelles per un divorzio negoziato, dicendosi pronto a un "compromesso" sulla questione del confine tra la Repubblica d'Irlanda e l'Irlanda del Nord.
UE: No al piano Johnson
Le proposte del premier Boris Johnson all'Europa "non si avvicinano neanche lontanamente a una base di partenza per un possibile accordo".
Così i membri del Brexit Steering Group del Parlamento europeo hanno risposto alla lettera inviata loro da Johnson. Il piano "non affronta i veri problemi che devono essere risolti se si intende rimuovere il backstop, gli accordi del Venerdì Santo (che sancirano la fine della guerra civile tra le "due Irlande" e Regno Unito con l'"accordo di Belfast" del 23 maggio 1998 n.d.t) e l'integrità del mercato unico", hanno aggiunto i parlamentari che si dicono "aperti a soluzioni praticabili, giuridicamente operative e serie".
A loro si è sommato anche il premier irlandese Leo Varadkar che ha avvertito che le soluzioni proposte da Londra devono "riflettere il punto di vista dell'intera popolazione dell'Ulster, senza potere di veto di alcun singolo partito" (come gli unionisti del Dup che, è bene sottolinearlo già ai tempi dello storico accordo di Belfast furono gli unici a dare parere contrario; n.d.t) e che Dublini intensifica comunque i preparativi per una Brexit no deal.
(Fonte.:theguardian;theindependent;thetimes;internazionale;repubblica;ilfattoquotidiano)
Bob Fabiani
Link
-https://www.theguardian.co.uk;
-https://www.independent.co.uk;
-https://www.thetimes.co.uk;
-https://www.internazionale.it/regno-unito/brexit;
-https://www.ilfattoquotidiano.it/mondo/brexit;
-https://www.repubblica.it/esteri/brexit
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