TAG - AfricaLand Storie e Culture africane

AFRICA - Anc - DIASPORA - Segregazione razziale - - DIRITTI UMANI - migrazioni - TORTURE - RAZZISMO - Lotte anti-Apartheid - AFRIKANER - Afroamerican - LIBIA - lager libici - Libertà - Rwanda - genocidio rwandese - Namibia - genocidio dimenticato - Donald Trump - trumpismo - NELSON MANDELA - APARTHEID - SUD AFRICA - THOMAS SANKARA - Burkina Faso - rivoluzione burkinabé - STEVE BIKO - MARTIN LUTHER KING - i have a dream - slavers 2017-2018 - schiavitù - SCRITTORI D'AFRICA - Negritudine - PANAFRICANISMO - AFROBEAT - FELA KUTI - NIGERIA - BLACK MUSIC - BLACK POWER - BLACK LIVES MATTER - SELMA - Burundi - referendum costituzionale - Pierre Nkurunziza - presidente onnipotente - Madagascar - Place du 13 Mai - Antananarivo - Madagascar crisis - Tana Riot -Free Wael Abbas - Egitto- Piazza Tahir- Rivoluzione2011- Al Sisi - Italia - Esecutivo Giallo-Verde - osservatorio-permanente - Storie-di-Senza-Diritti-Umani - Barack Obama - Obama Years- Dakar2021 - World Water Forum - ChinAfrica - Brics - ambiente - Climate Change - FOTO DEL GIORNO - REGGAE -#mdg2018 - #MadagascarDecide - 'AL DI LA' DI OGNI RAGIONEVOLE DUBBIO' - IL ROMANZO - #GiletsJaunes - Afroitalian - Walter Rodney - Brexit - Coronavirus - #LEDITORIALE - News For Africa - I Can't Breathe - #USA2020

martedì 1 ottobre 2019

Egitto, il ritorno in piazza porta all'arresto di 2.300 persone: c'è anche Alaa Abdel Fattah






Nel precedente post - pubblicato da questo blog il 23 settembre 2019 - ci ponevamo il quesito su quale sarebbe stata la reazione del regime militare del dittatore Al-Sisi dopo il ritorno in piazza del popolo egiziano, a fronte delle protetste  e delle mobilitazioni del 20 settembre lanciate contro la corruzione dilagante e, che chiama, in prima persona la famiglia del presidente - dittatore, salito al potere dopo il golpe del 2013 per bloccare sul nascere la pretesa del cambiamento invocata da Piazza Tahrir durante le rivolte arabe del 2011.

Ebbene la risposta non si è fatta attendere. Ed è stata quella di sempre. Durissima. Una repressione voluta dal regime egiziano, appunto, in risposta alle proteste anti- Al-Sisi del 20 settembre ha portato all'arresto di 2.300 persone e ha riportato in carcere Alaa Abdel Fattah, attivista e simbole delle storiche proteste 2011.





Ancora prima delle ultime retate, il regime aveva reagito in modo veemente occupando internet e, sopratutto Piazza Tahrir con la massiccia presenza di blindo e militari pronti a tutto pur di far rispettare "ordine e disciplina". Non appena era stata ultimita l'occupazione militare della piazza, Al-Sisi ordinava (quando ancora si trovava a New York per il summit sul clima voluto dalle Nazioni Unite n.d.t) retate contro avvocati e attivisti, nella speranza di stroncare sul nascere questa nuova ondata di ribellione del popolo egiziano.

A conferma che questa strategia di Al-Sisi non necessariamente è legata "solo" alle nuove proteste e manifestazioni - che comunque sono un preciso messaggio degli egiziani contro il suo operato e sulla brutta vicenda di corruzione in cui si dice, sia addirittura coinvolta tutta la sua faniglia - ; nei mesi scorsi, sono state tante le persone sparite in Egitto perché considerate critiche contro il regime.
Emblematica tra queste, è la vicenda legata a Ibrahim Ezzel-Din di cui non si hanno più notizie, come ha denunciato Mohamed Lotfy, consulente legale della famiglia di Giulio Regeni, il ricercatore italiano scomparso in Egitto ormai nel 2016 dopo essere stato rapito, torturato e ucciso al Cairo.
Mohamed Lotfy è uno dei responsabili della Commissione egiziana per i diritti e le libertà (Ecrf) e fino al 2013 ha lavorato presso la sede di Amnesty International a Londra e poi è tornato al Cairo. Anche sua moglie, Amal Fathy è stata arrestata nel 2018 e rilasciata 7 mesi dopo.

Storie che si assomigliano un pò tutte e si potrebbero sintetizzare con le stesse parole di Mohamed Lofty : "Al Cairo gli arrestati spariscono nel nulla".  Del resto, nell'Egitto guidato con il pugno di ferro dai militari, non si bada troppo al sottile e le violazioni dei diritti umani sono sistematiche. Ed è la storia di Ibrahim Ezz el-Din, 26 anni, ingegnere e urbanista egiziano, prelevato in strada alla periferia Sudorientale del Cairo. Da 5 anni, Ezz el-Din lavora per la Commissione egiziana per i Dirittie le Libertà (Ecrf) guardacaso la stessa organizzazione che segue il "caso Regeni" per conto della faniglia del ricercatore italiano.

Il regime non rilascia né motivazioni e tanto meno sugli addebiti penali di Ibrahim e per tutti gli altri che, una volta finiti nella "tela del ragno" dei militari, spariscono. Come nelle dittature sudamericane degli anni sessanta, settanta e ottanta.

Questa vicenda riporta all'attualità di queste ore : tra gli arrestati (2.300 persone) c'è anche Alaa Abdel Fattah, blogger, attivista, intellettuale  e simbolo della rivoluzione egiziana del 2011.


Ritorno in piazza

"E' caduto il muro della paura in Egitto" - titolava il quotidiano panarabo Al Araby al Jadid commentando "le prime e più importanti proteste contro il presidente Abdel Fattah al Sisi da quando è salito al potere nel 2013".
Il 20 settembre ci sono state manifestazioni contro la corruzione del governo al Cairo, ad Alessandria, a Suez e in altre città del paese, scrive il sito indipendente Mada Masr. E sono scattati gli arresti - come si apprende in queste ultime ore - con oltre 2mila persone, tra cui l'avvocata per i diritti umani, Mahienour al Massry.
Al Jazzera ricorda che il 19 settembre era stato arrestato anche Hazem Ghonim, il fratello di Wael, attivista che vive negli Stati Uniti.

I manifestanti sono scesi in piazza rispondendo alla chiamata di Mohamed Ali, un ex attore e imprenditore egiziano in esilio in Spagna. In una serie di video pubblicati su Facebook e Twitter dal 2 settembre, Ali, che sostiene di aver ottenuto appalti dall'esercito per quindici anni, accusa Al-Sisi e i militari di aver speso milioni di dollari di soldi pubblici per costruirsi palazzi, ville e hotel.

Il "Caso Alaa Abdel Fattah"





Alaa Abdel Fattah è un attivista, blogger e intellettuale per questo è inviso al regime di Al-Sisi che, del resto, ricorda perfettamente come sia stato figura di spicco della rivoluzione egiziana del 2011.
E' tra le vittime della durissima repressione in atto in tutto l'Egitto e scatenata dal regime a seguito delle proteste del 20 settembre.
Domenica mattina come ogni giorno sarebbe dovuto uscire dalla stazione di polizia di Doqqi, dove è costretto ormai da circa 6 mesi a trascorrere la notte, secondo le regole del regime di sorviglianza speciale a cui è sottoposto.
Lo aspettavano fuori dal posto di polizia la madre, subito insospettita quando ha trovato l'intera area transennata, per poi scoprire che Alaa era stato arrestato.
Da quel momento - come accade troppo spesso nel grande paese africano - è calato l'oblio. E' stato impossibile per i familiari sapere dove si trovasse detenuto Alaa e, sopratutto, in quali condizioni.

Figlio di uno storico militante di sinistra, Alaa ha sperimentato il carcere per la prima volta nel 2006 : era léra di un altro dittatore, Mubarak, cacciato a fur di popolo durante le giornate storiche della rivolta egiziana del 2011. Tuttavia, l'attivista risultò inviso anche ai Fratelli Musulmani finendo in carcere diverse volte.

Alaa è stato arrestato domenica sera e qui è accaduto l'assurdo : durante l'interrogatorio, l'avvocato Mohammed el-Baqer, dopo essersi presentato per assistere Alaa è stato a sua volta arrestato, ritrovandosi dunque indagato nella stessa inchiesta.
Sono stati incriminati entrambi per diffusione di notizie false e appartenenza a un'organizzazione illegale. Ora devono scontare 15 giorni di custodia cautelare e la stessa sorte era toccata, pochi giorni fa alla 33enne attivista comunista, Mahienour el-Massry prelevata con la forza da uomini delle forze di sicurezza poco dopo essere uscita dalla procura dove aveva prestato assistenza ad alcune delle persone detenute in relazione alle proteste.

Intanto l'Alta Commissaria ONU per i diritti umani Michelle Bachelet ha espresso "forti preoiccupazioni" per la sorte di Alaa e di tutti gli avvocati e attivisti e degli esponenti delle opposizioni compresi anche gli stranieri tra cui un'olandese di cui la famiglia denuncia la scomparsa.

Conclusioni

Secondo Al Araby al Jadid, Al-Sisi  rischia una fornda interna per essersi spinto troppo oltre nelle epurazioni, che hanno riguardato i servizi di sicurezza, la magistratura e l'esercito. Lo dimostrebbe il fatto che il ministro della difesa Mohamed Zaki non si è ancora chiaramente schierato con il presidente.
Ecco allora che colpire le forze politiche potrebbe non avere effetto sulle proteste (del tutto popolari e non veicolate da alcuna organizzazione politica). Questo, a lungo andare, non è una buona notizia perché il rischio potrebbe essere quello della  rabbia popolare espressa magari, in forme sempre più estreme ma anche senza sbocco. E sullo sfondo già si intravede il bagno di sangue oppure un nuovo golpe come per altro lascia intendere il quotidiano panarabo.
(Fonte.:alaraby;madamasr;aljazeera;internazionale;ilmanifesto)
Bob Fabiani
Link
-https://www.alaraby.co.uk/english;
-https://madamasr.com/en;
-https://www.aljazera.com/africa;
-www.internazionale.it;
-www.ilmanifesto.it 


    

Nessun commento:

Posta un commento