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sabato 14 settembre 2019

Come supererà l'eredità di Mugabe, lo Zimbabwe?








Da quando la dipartita di Robert Mugabe il 6 settembre 2019 - avvenuta a Singapore - è diventata di dominio pubblico, lo Zimbabwe si è fermato. Nel momento in cui il fondatore dello Zimbabwe ha lasciato la vita terrena, in qualche modo, nell'immaginario collettivo del popolo zimbabweano sono stati messi da parte tutte le incomprensioni, le amarezze causate dalla trasformazione politica dell'ex "Compagno Bob" che, una volta preso il potere e il timone dell'ex Rhodesia dopo la lotta per l'emancipazione e contro il colonialismo e l'apartheid britannico, giorno dopo giorno, l'eroe di un tempo è diventato deposta e tiranno.
Ma il ritorno del feretro ha commosso tutti : spontaneamente il popolo si è riversato in strada - al pari dei militari che, non più tardi di due anni fa, nel 2017, avevano dovuto mettere in campo un "golpe gentile" per destituirlo -  per vedere il passaggio del feretro perché : " In Africa quando muore un vecchio piangiamo perché la biblioteca è bruciata".

Il feretro poi ha fatto il suo ingresso al centro dello Stadio di Harare, la capitale per restarvi 48 ore in modo da consentire a tutti di renderegli omaggio e l'ultimo saluto.
Oggi, 14 settembre 2019, Harare diventa il centro del Continente : per i funerali solenni sono arrivati in Zimbabwe i leader africani, dal Kenya, dal Ghana e dal resto dell'Africa.

E ora per lo Zimbabwe inizia una nuova storia, una nuova pagina e bisognerà capire come, dalle parti di Harare, la capitale dell'ex "granaio d'Africa" (che ormai non esite più); sapranno superare l'eredità che lascia Robert Mugabe. Nessuno può prevedere cosa accadrà ma, già adesso, possiamo affermare che la sua figura e le contraddizioni che via via, negli anni, lo hanno visto nei panni del terrorista e criminale dopo essere stato eroe di geurra e liberatore avranno sempre una presenza ingombrante nell'immaginario e nel decorso politico del paese africano.

In fin dei conti ora che Mugabe non c'è più, lo Zimbabwe è chiamato - nella figura dell'attuale presidente Emmerson Mnangagwa - a decidere se proseguire sulla strada autoritaria oppure scegliere la democrazia.
(Bob Fabiani)


 Petina Gappah  : "Superare l'eredità di Mugabe"*


  






"Robert Mugabe, il padre fondatore dello Zimbabwe, è morto il 6 settembre a 95 anni. Le reazioni alla sua scomparsa hanno messo in luce la complessa eredità che ha lasciato.
Mugabe è l'uomo che guidò la lotta armata per la liberazione della maggioranza nera dello Zimbabwe dal dominio  della minoranza bianca della Rhodesia. Le sue conquiste in quei primi esaltanti anni dopo l'indipendenza (ottenuta nel 1980 n.d.t) furono straordinarie, in particolare nell'ambito della sanità, della scuola e dell'emancipazione delle donne, e offrirono nuove possibilità a molti zimbabweani, sopratutto ai poveri e agli emerginati nelle aree rurali.

D'altra parte, però, Mugabe è l'eroe diventato cattivo, e nei suoi 37 anni al potere ci sono state molte violazioni dei diritti umani, dei massacri di Gukurahundi (una campagna di terrore condotta dall'esercito tra il 1983 e il 1987 contro il popolo ndebele, in cui furno uccise più di 20mila persone) alla persecuzioe dei sostenitori del partito rivale Zapu, fino alla repressione di chiunque fosse considerato un nemico e una minaccia al suo potere. Perfino il programma di riforma agraria, ammirato in tutta l'Africa per aver restituito la terra ai suoi legittimi proprietrari, fu realizzato nel caos e nella violenza.

Questa riforma avrebbe dovuto emancipare gli zimbabweani, ma contribuì a isolare il paese e impoverì le stesse persone che avrebbe dovuto aiutare. Le sanzioni dell'occidente, le incoerenti politiche economiche di Mugabe e la diffusa corruzione  nel suo governo fecero precipitare l'economia in una recessione che va avanti da quasi due decenni.

L'eredità di Mugabe continuerà a contrapporre chi lo venera e chi lo disprezza, ma ora la cosa più importante è capire in che modo il nuovo presidente dello Zimbabwe lo gestirà. Emmerson Mnangagwa, al potere dal 2017, deve seppellire gli aspetti della presidenza Mugabe che hanno diviso gli zimbabweani e le politiche e i comportamenti che hanno impoverito il paese.

Nel 2018 Mnangagwa ha istituito una commissione per la pace e la riconciliazione che fino a quel momento era rimasta solo sulla carta, ma ora deve agevolarne i lavori, garantire che le sue raccomandazioni siano rispettate e che la sua gestione sia trasparente e libera da influenze politiche. Inoltre il paese ha bisogno di riforme costituzionali per assicurarsi che i risultati delle elezioni future non siano contestate. Tra le questioni più urgenti c'è anche l'abolazione delle leggi che limitano la libertà di stampa e il diritto di esprimere le proprie idee politiche.





Parole di empatia


Il dominio di Mugabe era segnato dalla fusione di un partito con il governo e con lo stato. Questo si traduceva in azioni vergognose, come l'applicazione selettiva della legge e la distribuzione iniquia degli aiuti alimentari destinati ai più poveri. Mnangagwa ha promesso "tolleranza zero" sulla corruzione, ma finché alcuni dei suoi più fedeli alleati e funzionari saranno protetti dalle indagini e dai procedimenti penali, non sarà considerato diverso da Mugabe.

Altri tratti distintivi del regime di Mnangagwa erano il linguaggio dell'odio e la propaganda. Sopratutto quando gli zimbabweani soffrono, come è successo a causa delle misure di austerità, un presidente deve trovare parole di empatia e inclusione.

In politica estera Mnangagwa ha preso le distanze dal suo predecessore. Ha dimostrato la volontà di aprire lo Zimbabwe agli investitori e di riallacciare i rapporti anche con paesi con cui ci sono state dispute su questioni territoriali o sui diritti umani. Ma se non si occuperà della corruzione, delle violazioni dei diritti umani passate e presenti, e se non coinvolgerà i milioni di zimbabweani che si sentono delusi e senza diritti, Mnangagwa non avrà successo.

La scelta che ha di fronte è chiara : può essere il secondo Mugabe dello Zimbabwe e spingere ancora di più il paese verso l'isolamento, le divisioni e la miseria. Oppure può essere il presidente che guarisce lo Zimbabwe e lo rimette sulla via del benessere, ancorandolo alla democrazia reale e garantendo i diritti e le libertà di chi non è d'accordo con lui. Mentre seppellisce Mugabe, Mnangagwa deve guardare oltre le tentazioni più immediate del potere".

*Petina Gappah è un'avvocata e scrittrice zimbabweana. In Italia ha pubblicato La confessione di Memory (Guanda 2016)
(Fonte.:theguardian)
Bob Fabiani
Link
-https://www.theguardian.com/international/africa/za
  

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