A scendere in piazza, venerdì 30 agosto, erano sopratutto le donne sudanesi tornate a manifestare nelle strade di Khartoum e a Omdurman per i desaparecidos del 3 giugno 2019 : il giorno del massacro della capitale ad opera dei paramilitari.
Erano munite di piccoli cartelli con la foto e il nome di un desapericido, uno scomparso nella brutale repressione di quel maledetto 3 giugno.
Sabato scorso, in migliaia hanno partecipato al sit-in che chiede verità sugli 11 sudanesi (in realtà si tratta di un numero al ribasso, quello finora accertato) spariti durante la distruzione dell'accampamento permanente che dal 6 aprile aveva prima ottenuto la caduta del presidente - padrone Omar al-Bashir e poi proseguito la mobilitazione per un governo civile.
Quel giorno le Rapid Support Forces, paramilitari legati al Consiglio di transizione militare, massacrarono 127 persone; molti corpi riemersero dal Nilo il giorno dopo. Di 11 manifestanti non si hanno notizie e, nonostante l'accordo apparentemente andato in porto tra giunta e opposizioni civili, di inchieste, fino a questo momento nemmeno l'ombra.
Intanto ieri, 1 settembre, nella capitale sudanese Bashir è stato ufficialmente accusato di corruzione e possesso illecito di valuta straniera. E lui ha confermato : ha ricevuto 65 milioni di dollari dal re saudita Abdullah (deceduto nel 2015 n.d.r) e poi 25 milioni dal principe ereditario Mohammed bin Salman.
"Era impossibile presentare quei soldi al ministero delle Finanze o alla Banca centrale - ha detto Bashir - Avrebbero chiesto chiarimenti".
Altra prova del ruolo delle monarchie del Golfo nel Sudan della dittatura, affatto evaporato : i leader della giunta militare hanno più volte incontrato il "padrino" MbS e il suo vassallo egiziano, al-Sisi.
(Fonte.:ilmanifesto;jeuneafrique)
Bob Fabiani
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