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domenica 1 settembre 2019

Inchiesta sulla prostituzione in sette paesi africani. Pt2









L'inchiesta sulla prostituzione in Africa The last resource è stata realizzata da undici giornalisti dell'African investigative publishing collective (Aipc), che hanno intervistato 226 donne in sette paesi africani.

Queste donne vivono in comunità povere, dove il reddito medio è inferiore a 1,90 dollari al giorno, e hanno un lavoro regolare, ma quello che guadagnano non basta per pagare le spese o mantenere le famiglie. Per questo decidono di prostituirsi.

"Se da un punto di vista tecnico si può parlare di lavoratrici del sesso, questa definizione ci è sembrata inadeguata", spiegano i giornalisti che hanno scritto il rapporto. Si trattava piuttosto di sfruttamento violento, perché queste donne erano costrette a "usare il loro corpo come ultima risorsa. I risultati dell'inchiesta, che non ha pretese di scientificità, dovrebbero spingere a realizzare una ricerca più ampia, che indichi ai governi degli obiettivi da perseguire, come smettere di tagliare i fondi pubblici destinati alla salute e alla scuola".

Queste sono le loro storie.



Aborti clandestini

All'università di Lubumbashi, nel Katanga, una provincia della Repubblica Democratica del Congo (Rdc) ricca di minerali, alcune studenti non vedono l'ora di laurearsi per non aver più bisogno di incontrare i loro "clienti" . Iscritta alla facoltà di lettera, Laura, 23 anni, passa le serate negli hotel di Lubumbashi per procurarsi i soldi che le servono per mangiare, pagare i mezzi di trasporto e le spese universitarie.
Il padre è un dipendente dell'azienda mineraria pubblica Gécamines, ma non riceve lo stipendio con regolarità e spesso non viene pagato per mesi. Invece Juliette, 22 anni, studente d'arte, è sempre a disposizione di un ricco agente doganale che è diventato il suo "protettore". Nella Repubblica Democratica del Congo i dipendenti delle dogane sono tra i funzionari pubblici più ricchi perché i contrabbandieri li pagano per chiudere un occhio o accellerare le pratiche burocratiche.

Mano a mano che il tempo passa la speranza di queste ragazze di laurerasi si riduce : Laura è esausta, perché per far fronte alle spese sempre più alte deve soddisfare un numero sempre maggiore di clienti. Il "protettore" di Juliette la cerca in ogni momento del giorno e della notte, e lei deve saltare le lezioni ed esami. Per superare l'anno è costretta a offrire rapporti sessuali agli insegnanti. In quest'università abbiamo incontrato almeno altre venti studenti che lo fanno.

Le ragazze sono consapevoli del rischio di contrarre malattie, e temono anche i ripetuti aborti, una pratica tristemente nota tra i vicoli di Lubumbashi. La pianificazione da queste parti : anche se le pillole contraccettive sono disponibili in alcune farmacie e ambulatori, sulla questione pesa un enorme tabù che impedisce alle donne di usarle. In compenso, gli aborti illegali abbondano. E molte persone a Lubumbashi e in altre città congolesi hanno conosciuto almeno una ragazza che non è tornata viva da questi interventi in cliniche clandestine.


A stomaco vuoto









Rita, una nonna ed ex soldata dell'esercito della Liberia, ha paura di quello che potrebbe succedere a sua nipote Baby-girl, 18 anni, ma non riesce a tenerla lontano della strada.

"L'ho picchiata tanto che non ho più le forze per farlo ancora. Ma lei continua", ammette Rita.
Raccontando la sua storia, confessa che spesso a casa non c'è abbastanza da mangiare e che la sera le capita di dare a figli e nipoti, Baby-girl compresa, del succo di frutta in cui ha sciolto delle bustine di integratori reidratanti. Rita non riceve più da tempo la pensione dell'esercito e oggi vive della carità altrui.

In tutti i paesi africani in cui abbiamo condotto l'inchiesta ci sono programmi contro la povertà, programmi dedicati alle ragazze e programmi per favorire l'autonomia delle donne.

Il presidente liberiano George Weah, entrato in carica all'inizio del 2018, ha annunciato un piano per combattere la povertà che mette le ragazze nell'elenco delle priorità. Si parla di migliorare il sistema fognario, di mettere a disposizione medicinali negli ambulatori, di dotare le scuole di tetti e insegnanti, ma anche di distribuire aouti alla famiglie più povere e pasti quotidiani nelle scuole. Forse Baby-girl andrebbe ancora a scuola se le dessero da mangiare, ma finora nessuno l'ha fatto.
In realtà l'unico piano che è stato adottato, nel 2017, era un progetto per "ragazze di strada" finanziato in parte da alcune ong.
E' stato una goccia nel mare, ma aveva permesso comunque di aiutare duemila ragazze che vivevano per strada a Monrovia e che hanno potuto lanciare delle piccole attività. Il nuovo governo l'ha bloccato l'anno scorso. Non sono state date spiegazioni ufficiali, ma a Monrovia si dice che i nuovi deputati non si fidavano dell'operato del governo precedente (guidato dall'attuale opposizione).

In Uganda, un paese che si appresta a entrare nella categoria degli stati a medio reddito, il parlamento è composto per il 34 per cento da donne.

La Nigeria ha un ministero per i diritti delle donne e ha stanziato dei fondi per i "gruppi vulnerabili".

In Sudafrica le donne in parlamento sono il 45 per cento e la metà dei ministri sono di sesso femminile. Ma in genere la rappresentanza politica non ha garantito benefici alle donne più bisognose.
Eppure ci sono politici che conoscono bene le donne delle comunità povere. A Moutse, un villaggio rurale a 175 chilometri a est di Pretoria, molte affermano che i proprietari delle case dove vivono sono "uomini con la pancia grossa" che lavorano in qualche dipartimento governativo non meglio identificato. Le donne pagano l'affitto con i soldi o con il sesso a questi uomini che definiscono a volte "padroni di casa" , a volte "fidanzati". Non siamo stati in grado di verificare se queste case tutte uguali appartengano a privati o siano state costruite con i soldi del governo per l'edilizia popolare. Alla nostra richiesta d'informazioni il portavoce della municipalità ha dichiarato di non sapere di quali case stessimo parlando, anche se avevamo indicato le coordinate geografiche precise.

In Zimbabwe sono i soldati a molestare le donne. Quelle che abbiamo incontrato nelle miniere di diamanti della zona di Chiadzwa raccontano di aver cominciato a prostituirsi perché, nonostante le promesse del governo, le miniere gestite dalle grandi aziende straniere non hanno creato nuovi posti di lavoro per la gente del posto, tanto meno per le donne. I soldati che sorvegliano le miniere e i territori circostanti sono diventati i loro clienti più fedeli. Allo stesso tempo, si lamentano queste donne, hanno cominciato a considerarle come dei loro "beni personali" : pretendono di non pagare oppure le aggrediscono e le picchiano se le vedono "girovagare" nelle miniere informali.
Una di loro ha dichiarato di essere stata portata insieme ad altre in un commissariato di polizia e frustata dai soldati (suoi clienti) perché "doveva smetterla di sdraiarsi e aprire le gambe".

- Fine Seconda parte -
(Fonte.:investigativecollective;grandjournal)
Bob Fabiani
Link
-https://www.investigativecollective.com   

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