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domenica 26 aprile 2020

Cinismo, dilettantismo e disprezzo della vita altrui dei leader sovranisti al tempo del #Coronavirus






Raramente la storia del cosiddetto mondo civilizzato ha portato alla ribalta personaggi del tutto inadeguati a ricoprire il "ponte di comando" dei loro paesi. Da qualche anno a questa parte, con la crisi irreversibile della qualità della democrazia, hanno raggiunto il Potere dei veri e propri dilettanti. Personaggi da "circo", "macchiette" che si sono ritrovati, dall'oggi al domani, in ruoli delicati. Alcuni di questi pseudo-leader si sono ritrovati a guidare addirittura superpotenze come gli Stati Uniti oppure, in America Latina, il più grande paese del Sud: il Brasile.

Mentre il mondo alle prese con la più grande crisi sanitaria - il Covid-19 - questi leader sembrano non capire mai quando sarebbe il caso di non cadere nella tentazione a sparare panzane sempre più eclatanti magari scritte (come nel caso di #TheDonald via Twitter almeno fino all'inizio della pandemia dato che per il tycoon; è troppo irresistibile non partecipare al "rito della conferenza stampa" quotidiana) oppure, in diretta televisiva; almeno non in un momento così drammatico.

Il virus ha preso di contropiede tutti i grandi paesi nessuno escluso. Nel caso poi, dei sovranisti, gli americani e i brasiliani (ma al gioco al massacro non sono esenti altri popoli sparsi nel globo terrestre...dall'Europa passando per l'Africa; n.d.t) hanno dovuto anche subire il "teatrino del negazionismo".

Quando il Covid-19 aveva iniziato a colpire altri paesi (oltre la Cina dove tutto è iniziato) questi leader che racchiudono in essi un misto di cinismo, dilettantismo e disprezzo verso la vita altrui erano impegnati - praticamente su tutto l'arco delle ventiquattro ore - a urlare il dissenso e a negare l'esistenza della gravità del coronavirus.

"Cosa volete che sia, sarà una semplice influenza".

Questa dichiarazione sia Trump sia Bolsonaro l'avevano scelta come un vero tratto di distinzione verso i loro colleghi europei che avevano già iniziato a fare i conti con l'epidemia.
Un paio di mesi dopo, sia gli USA che il Brasile risultano duramente colpiti dal virus. Gli Stati Uniti sono addirittura i più contagiati - l'ultimo bollettino aggiornato al 26 aprile parla di 925.551 casi - con migliaia di decessi e, il Brasile, dal canto suo, è il gigante sudamericano più duramente colpito dal Covid-19 con 57.382 casi di contagi e decessi in aumento.

Da cosa deriva questo disprezzo che questi leader non si sforzano neanche di nascondere agli occhi dei loro connazionali?

Non può essere certamente un caso e neppure si può credere che i Trump, i Bolsonaro, gli Orban e i Johnson (tralasciando naturalmente altri sovranisti-razzisti minori ma altrettanto disumani come nel caso dell'Italia, dei Paesi Bassi etc.) siano mal consigliati. Questi pseudo-leader non accettano né consigli e neppure qualcuno che prova a farli ragionare. Nel momento in cui sono contraddetti oppure ripresi dai collaboratori dei loro esecutivi, passano alle "vie di fatto": rimuovendo chi si permette di criticarli. Trump da quando è diventato presidente degli Stati Uniti ha fatto e disfatto, almeno una ventina di volte la sua amministrazione e Bolsonaro, nelle ultime settimane, ha cacciato due ministri (sanità e giustizia; n.d.t) e il direttore della Polizia Federale.

Quello che preoccupa - in tutto il mondo compresa l'Africa - è la strada intrapresa da governi e capi di Stato a causa della pandemia: nella lotta al contrasto al virus è iniziata una sfrenata rincorsa all'uso dello Stato d'emergenza  - ufficialmente - a scopo sanitario ma, nella realtà, i leader sembrano orientati a ridurre le libertà personali dei cittadini. Il dramma è che questo virus, di cui gli scienziati poco sanno (almeno fino a questo momento); si combatte con il distanziamento sociale e il lockdown: da un giorno all'altro, l'intero globo e i cittadini che lo abitano sono stati costretti a stare chiusi in casa e, oltretutto, il coronavirus ha fatto emergere il dramma del disastro dello smantellamento del sistema sanitario pubblico (Europa) mentre, condanna senza appello gli Stati Uniti che si sono sempre votati alla sanità privata.

Ma non tutti hanno la possibilità di avere un tetto sopra la testa. Non tutti hanno la possibilità di poter far fronte al sostentamento personale e delle loro famiglie, in America come in Africa, in Asia come in Europa e in America Latina.

Un dramma nel dramma.

Eppure questi leader assolutamente impreparati a un scenario così estremo non hanno lo straccio di una strategia.

Negli ultimi giorni, Trump ha superato se stesso nello scempio delle sue uscite grottesche, in un tragico gioco urlato, in quello che è il suo sport preferito: "spararla sempre più grossa".  Il presidente degli Stati Uniti con oltre 29mila decessi se ne è uscito con questa soluzione: "Mettevi sotto la luce solare oppure iniettatevi disinfettante nel corpo". E poi ha concluso "Il disinfettante fa sparire il virus in un minuto. C'è un modo in cui possiamo farne iniezioni nel corpo".

Il giorno seguente, scienziati, medici e virologi  statunitensi sono dovuti intervenire con appelli e comunicati allarmati, per far capire agli americani di "non fare assolutamente ciò che ha detto il presidente".

Qualche giorno prima, smanioso di riaprire le attività - anche per la spaventosa cifra di nuovi disoccupati che hanno toccato quote mai raggiunte prima -, Trump si è messo alla testa di coloro che sono scesi in strada per protestare contro il distanziamento sociale. In realtà, lo stesso #TheDonald è ossessionato dalla paura di perdere le elezioni del prossimo novembre. Senza neanche avere la certezza che si possano fare realmente, dal momento che, gli stessi scienziati americani hanno già lanciato l'allarme per la "seconda ondata di contagi" a partire da ottobre; il tycoon è già lanciato nella campagna elettorale e quindi, da qui, nasce il ragionamento di "riaprire tutto a ogni costo bisogna far ripartire l'economia". Invece di chiedere scusa agli americani per il suo modo discutibile di affrontare la pandemia, continua nel sua opera di distruzione.

Il suo omologo brasiliano più o meno si è distinto con le stesse dichiarazioni: "Quale virus e pandemia è una banale influenza", qualche giorno prima della clamorosa uscita del "dottor Donald Trump" , Bolsonaro ha addirittura invocato il golpe per far tornare i brasiliani al lavoro.

Questo è il tenore dei leader che si ritrovano a gestire una crisi globale e non sanno trovare soluzioni.

Ma in Africa non sono certo da meno, pur con alcuni decisivi distinguo: il continente non possiede risorse e strutture ospedaliere tali da poter contenere il dilagare del virus: tuttavia, in paesi come Kenya, Nigeria e Sudafrica si sono già registrati gravi abusi di potere da parte delle forze dell'ordine. Il problema più grande è che nelle megalopoli africane è praticamente impossibile far rispettare il distanziamento sociale e, spesso e volentieri, gli agenti e i militari usano la forza contro i cittadini e si temono anche rivolte sociali.
(Fonte.:nyt;theatlantic;jeuneafrique)
Bob Fabiani
Link
-www.nytimes.com
-www.theatlantic.com
-www.jeuneafrique.com
  




2 commenti:

  1. L'Italia si può considerare una metafora di quello che accade nel mondo intero; abbiamo un Governo che cerca di fare del suo meglio per contenere il contagio, perché questa è al momento l'unica arma che abbiamo contro il nostro nemico invisibile. Poi ci sono molti governi regionali che remano contro e conosciamo tutti il motivo reale: si tratta di quei politicanti da strapazzo, che non riesco neanche a definire sovranisti, a cui non interessa nulla del nostro Paese, né della salute dei cittadini (diritto sancito dalla Costituzione), ma mirano solo a conservare la poltrona, parlando alla pancia della gente. Anche per quanto riguarda il sistema sanitario abbiamo visto purtroppo i risultati nelle regioni in cui è stata privilegiata la privatizzazione (ne parla oggi il direttore scientifico dello Spallanzani di Roma), che riproducono in piccolo il modello statunitense. Il negazionismo è servito solo a far morire decine di migliaia di innocenti. Per l'Africa il discorso è ancora più complicato: c'è il problema del sovraffollamento delle periferie delle grandi città, della carenza delle più elementari condizioni igieniche e della estrema povertà che è la causa di denutrizione ed altre malattie. In Africa si muore non solo di Covid. A questo si aggiungono i metodi repressivi per attuare il lockdown, che sicuramente porteranno altri morti.

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