TAG - AfricaLand Storie e Culture africane

AFRICA - Anc - DIASPORA - Segregazione razziale - - DIRITTI UMANI - migrazioni - TORTURE - RAZZISMO - Lotte anti-Apartheid - AFRIKANER - Afroamerican - LIBIA - lager libici - Libertà - Rwanda - genocidio rwandese - Namibia - genocidio dimenticato - Donald Trump - trumpismo - NELSON MANDELA - APARTHEID - SUD AFRICA - THOMAS SANKARA - Burkina Faso - rivoluzione burkinabé - STEVE BIKO - MARTIN LUTHER KING - i have a dream - slavers 2017-2018 - schiavitù - SCRITTORI D'AFRICA - Negritudine - PANAFRICANISMO - AFROBEAT - FELA KUTI - NIGERIA - BLACK MUSIC - BLACK POWER - BLACK LIVES MATTER - SELMA - Burundi - referendum costituzionale - Pierre Nkurunziza - presidente onnipotente - Madagascar - Place du 13 Mai - Antananarivo - Madagascar crisis - Tana Riot -Free Wael Abbas - Egitto- Piazza Tahir- Rivoluzione2011- Al Sisi - Italia - Esecutivo Giallo-Verde - osservatorio-permanente - Storie-di-Senza-Diritti-Umani - Barack Obama - Obama Years- Dakar2021 - World Water Forum - ChinAfrica - Brics - ambiente - Climate Change - FOTO DEL GIORNO - REGGAE -#mdg2018 - #MadagascarDecide - 'AL DI LA' DI OGNI RAGIONEVOLE DUBBIO' - IL ROMANZO - #GiletsJaunes - Afroitalian - Walter Rodney - Brexit - Coronavirus - #LEDITORIALE - News For Africa - I Can't Breathe - #USA2020

giovedì 2 aprile 2020

Se Trump non è pronto a gestire il COVID-19








Le inchieste e gli approfondimenti di AfricaLand Storie e Culture africane oggi si sofferma sugli Stati Uniti : come stanno affrontando la pandemia? In che modo Trump sta organizzando la lotta per arginare il virus?
In questa inchiesta vedremo che tutti i nodi delle disuguaglianze sociali americane stanno venendo amaramente al pettine.


-Risposta disorganizzata

"Mentre cresce il numero di persone contagiate dal nuovo coronavirus, è sempre più evidente che il sistema sanitario statunitense non è in grado di affrontare la situazione". Lo scrive, senza mezzi termini il Washington Post. 

Secondo gli ultimi dati aggiornati al 1 aprile 2020 gli statunitensi che hanno contratto il virus sono 206.207.
Finora sono stati colpiti più duramente gli stati della costa ovest, in particolare California, Oregon, Washington ma, il focolaio vero e proprio risulta essere New York.
Dopo giorni e giorni, il presidente Donald Trump, si è reso conto che la pandemia è una cosa seria e ha dato il via libera alla stato d'emergenza.

Alle difficoltà dovute agli alti costi dell'assistenza sanitaria, che potrebbero portare molte persone a decidere di non farsi curare, si aggiungono i problemi di organizzazione.

"Nelle aree rurali del Texas e di altri stati i piccoli ospedali non hanno i tamponi per sottoporre le persone ai test. In ogni caso i laboratori per analizzare i campioni si trovano a ore di distanza, quindi molto ospedali non saranno in grado di determinare quante persone sono affette da COVID-19, e questo renderà più difficile l'adozione di una politica sanitaria su scala nazionale. Inoltre solo gli ospedali più grandi e quelli universitari sono dotati di respiratori e di reparti di terapia intensiva, indispensabili per mantenere in vita i pazienti con sintomi respiratori gravi.

Negli ultimi giorni a New York, tutti gli ospedali sono andati in sofferenza e non ci sono più posti di terapia intensiva disponibili : questa è la fotografia impietosa che mostra tutta la disumanizzazione del sistema (privato) della sanità statunitense.

In molti regioni del pease i medici stanno affrontando l'epidemia usando vecchi protocolli, come quello per l'ebola e per la Sindrome respiratoria acuta grave (Sars), e questo rende più difficile contenere il virus. Infine in tutto il paese mancano posti letto dove mettere i pazienti in quarantena : in questo senso, la foto che pubblichiamo spiega, senza tante parole quale sia la situazione in America dove, per esempio esiste il problema degli homeless (senza fissa dimora) letteralmente distesi per terra, all'interno di un parcheggio. ... E' accaduto a Los Angeles. ...

Quasi tutti i maggiori ospedali sono generalmente pieni anche in periodo di normalità".

Le carenze strutturali sono state aggravate dal ritardo e dalla disorganizzazione con cui l'amministrazione Trump ha affrontato la diffusione del virus.

"Per sei settimane, tra la fine di gennaio e l'inizio di marzo, il presidente non è stato in grado di capire la gravità della situazione", lo scrive Politico.

In quel periodo Trump si è comportato come se l'epidemia riguardasse il resto del mondo ma non gli Stati Uniti, e non ha preso in considerazione le raccomandazioni degli scenziati che chiedevano al governo di prepararsi ad affrontare lo scenario peggiore.






-Se Trump non è pronto a gestire il COVID-19*









L'occasione della pandemia in atto è l'occasione migliore per concentrare l'attenzione su quello che conta davvero. La crisi del COVID-19 è una bella lezione, sopratutto per gli Stati Uniti. I virus non hanno passaporti, non seguono i confini nazionali né la retorica nazionalista. La diffusione delle malattie è uno degli effetti collaterali della globalizzazione.

Quando emergono crisi transnazionali, serve una risposta congiunta, come nell'elergenza climatica.

Nessuna amministrazione statunitense ha fatto di più per minare la cooperazione globale e il ruolo dello stato di quella Donald Trump. Eppure, quando ci troviamo di fronte a un'epidemia, ci rivolgiamo allo stato. Non possiamo cavarcela da soli né affidarci ai proivati. Troppo spesso le aziende vedono nelle crisi opportunità per gonfiare i prezzi, come dimostra l'aumento dei costi delle mascherine.
Sfortunatamente, dai tempi dell'amministrazione Reagan, domina il motto : "Lo stato non è la soluzione al nostro problema, lo stato è il problema". Prendendolo però sul serio però si finisce in un vicolo cieco.

Al cuore della risposta statunitense alla crisi del COVID-19 c'è una delle più rispettate istituzioni scientifiche del paese, i Centers for disease control and prevention (Cdc), un organismo di controllo della sanità pubblica il cui personale è composto da professionisti competenti e specializzati. Per Trump, il prototipo del politico incompetente, questi esperti sono un problema, perché lo smentiranno ogni volta che cercherà di mettere i fatti al servizio dei suoi interessi.

Nel medioevo la forza di volontà e le preghiere non sono servite contro la peste nera. Per fortuna nel frattempo l'umanità ha fatto progressi. Quando è apparso il virus che causa il COVID-19 gli scenziati sono stati in grado di analizzarlo, fare test e cominciare a lavorare a un vaccino (mentre scriviamo questo post da Pittsburgh arriva la notizia dei primi riscontri positivi di u vaccino contro il coronasvirus applicato ad alcuni animali ... studio pubblicato dalla rivista medica Lancet n.d.t). Anche se c'è ancora molto da scoprire sul nuovo virus, senza la scienza saremmo alla sua mercé e in preda al panico.

La scienza ha bisogno di risorse. Ma la maggior parte dei progressi scientifici degli ultimi anni è costata poco se paragonata alla generosità di cui hanno beneficiato le aziende grazie agli sgravi fiscali di Trump e dei repubblicani al congresso nel 2017. E in realtà gli investimenti scientifici impallidiscono anche di fronte ai probabili costi per l'economia dell'ultima epidemia, per non parlare del crollo delle borse.

Nonostante questo Trumpa ha proposto di tagliare i fondi dei Cdc (del 10 per cento nel 2018, del 19 per cento nel 2019). All'inzio del 2020 il presidente, con il peggior tempismo possibile, ha chiesto un taglio del 20 per cento alle spese per i programmi di lotta alle malattie infettive e zoonotiche (cioè che possono essere trasmesse dagli animali agli esseri umani).

Non sorprende che questa amministrazione si sia dimostrata inadeguata. Anche se il COVID-19 ha raggiunto proporzioni epidemiche qualche settimana fa, gli Stati Uniti hanno dimostrato un'insufficiente capacità di effettuare test e di seguire protocolli adeguati. La risposta insufficiente dovrebbe servire da ennesimo promemoria del fatto che prevenire è meglio che curare. Ma la panacea di Trump per ogni minaccia economica è semplicemente chiedere un ulteriore allentamento della politica monetaria e ulteriori tagli fiscali (in particolare per i ricchi). Questo rimedio da ciarlatano ha ancora meno probabilità di funzioinare di quante ne avesse nel 2017. Inoltre i costi totali dell'epidemia per gli Stati Uniti devono forse ancora arrivare, sopratutto se il virus non verrà contenuto. In assenza di permessi retribuiti, molti lavoratori contagiati dovranno comunque presentarsi al lavoro. E in assenza di un'adeguata assicurazione sanitaria, saranno riluttanti a curarsi, visto che le terapie sono costose. Il numero di statunitensi vulnerabili non va sottovalutato. Con Trump, i tassi di mortalità e morbilità stanno crescendo e oggi circa 37 milioni di persone fanno i conti con la fame.

I rischi aumenteranno se si diffonderà il panico.

Per evitarlo serve fiducia, sopratutto nei confronti di chi deve rispondere alla crisi. Ma Trump e il Partito repubblicano da anni seminano sfiducia verso lo stato, la scienza e la stampa, lasciando mano libera a giganti dei social network affamati di denaro come Facebook, che permette di usare la sua piattaforma per diffondere disinformazione. E, come se non bastasse, la mano pesante con cui l'amministrazione Trump risponderà indebolirà ancora di più la fiducia nello stato.
Gli Stati Uniti avrebbero dovuto cominciare a prepararsi ai rischi delle pandemie e dell'emergenza climatica anni fa. Solo scelte di governo fondate su basi scientifiche possono proteggerci. Ora che quelle due minaccie incombono, c'è da sperare che siano rimasti scienziati seri a sufficienza per proteggerci da Trump e dai suoi amichetti incompetenti.
*Joseph Stiglitz insegna economia alla Columbia university. E' stato capo economista della Banca mondiale e consulente economico del governo statunitense. Nel 2001 ha vinto il premio Nobel per l'economia.
(Fonte.:washingtonpost;politico;internazionale)
Bob Fabiani
Link
-www.washingtonpost.com;
-wwwpolitico.com;
-www.internazionale.it        

Nessun commento:

Posta un commento