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giovedì 2 agosto 2018

Zimbabwe: Repressione mortale post-voto per le strade di #Harare




Il caos è divampato subito dopo l'annuncio da parte della Commissione elettorale dello Zimbabwe che assegnava la maggioranza assoluta allo #ZanuPF il partito da sempre al potere - fin da quello storico 1980 anno dell'Indipendenza dalla Gran Bretagna - e ben sostenuto dalle forze armate del paese africano, alle elezioni generali del 30 luglio 2018.

Spontanea è partita la protesta dei supporter di Nelson Chamisa e del partito d'opposizione l'MDC per quello che a loro dire era un vero e proprio sopruso, uno scippo della vittoria che, lo stesso giovane leader, aveva sbandierato già nella giornata di martedì.
La reazione dei militari non si è fatta attendere ed è stata dura.


    


Sono tre i manifestanti riversi sul selciato della capitale, sostenitori del partito d'opposizione MDC, scesi in piazza per protestare contro la proclamazione della maggioranza assoluta ottenuta dallo #ZanuPF.

Nel precedente post che abbiamo scritto sulle elezioni presidenziali dello Zimbabwe avevamo posto un quesito di fondo: come si sarebbe evoluta la situazione nel paese dopo le minacce arrivate dal fronte del governo che esortava i supporter di Chamisa e dell'MDC a non continuare la vittoria presidenziale del 30 luglio. Che si trattasse di una vera e propria "chiamata alle armi" per l'esercito non vi erano dubbi. Dal fronte MDC ovviamente non si facevano condizionare e, anzi, rilanciavano con una manifestazione di protesta che arrivava fin sotto la sede della stessa Commissione elettorale a sua volta, a pochi passi dal palazzo dell'Assemblea.

L'esercito ha subito presidiato le strade di Harare sparando all'impazzata contro i supporter MDC.


  

Il governo cerca "di intimidire la gente", denuncia senza mezzi termini né filtri l'opposizione, che reagisce alle notizie di scontri tra le forze armate e i manifestanti.
"Noi ribadiamo che il nostro candidato Nelson Chamisa ha vinto e siamo pronti a difendere il voto degli elettori" , ha detto la portavoce del partito, Thabitha Khumalo.
Dal canto suo, il leader Chamisa ha twittato: "Grazie Zimbabwe, sono onorato del supporto che mi avete dato come candidato presidenziale. Abbiamo vinto il voto popolare". 





Harare, ore 16 del 1 Agosto 2018 

E' un pomeriggio invernale quello che accompagna le ore amare del post-voto presidenziale in Zimbabwe. L'opposizione sceglie l'ora pomeridiana per far sentire la sua voce con lo scopo di far sentire netta la voce popolare e del dissenso.
Evidentemente non tollerato né gradito agli ambienti governativi. Il dramma è dietro l'angolo. La violenza divampa. La repressione è chirurgica.
Atta a instaurare un senso di paura tra la gente, i supporter, gli attivisti del partito d'opposizione, l'MDC.
Qui ad Harare nessuno ha dimenticato che il capo di stato e di partito (lo Zanu-PF n.d.r) è guidato dal "coccodrillo" che, quando era la sentinella spietata del vecchio "Compagno Bob", in una volta sola fece giustiziare 20 mila dissidenti.
Corsi e ricorsi storici che non possono non essere messi in discussione dopo la repressione mortale di ieri, 1 agosto 2018.
Ora, il presidente-coccodrillo dello Zimbabwe, Emmerson Mnangagwa, in questo giovedì di caos e tensione sembra orientato a tornare sui propri passi e, si dice disponibile a"risolvere pacificamente" le dispute con il suo rivale, Nelson Chamisa.
Tuttavia, l'esercito resta nelle strade di Harare con il chiaro intento di pattugliare, reprimere e sedare qualsiasi forma di protesta.
(Fonte.:jeuneafrique;afp;liberation;rfi;zimeye)
Bob Fabiani
Link
-www.jeuneafrique.com;
-www.afp.com;
-www.liberation.fr/afrique;
-www.rfi.fr/afrique;
-https://www.zimeye.net      

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