Il presidente francese Emmanuel Macron ha ricevuto nella giornata di ieri, 27 agosto, tutti gli ambasciatori francesi all'#Eliseo.
L'occasione è stata quella di un vero e proprio "discorso programmatico" al quale, nei prossimi mesi e anni, si dovranno attenere tutti i funzionari d'oltrealpe, con compiti specifici di "diplomazia ai massimi livelli".
L'appuntamento di ieri è servito al presidente Macron (in netta difficoltà sul fronte interno e, in caduta libera nei sondaggi di gradimento dei cittadini), per mettere a fuoco, in circolo una nuova (aggressiva) strategia internazionale della Francia.
Entriamo più da vicino su quanto ha chiesto Macron agli ambasciatori francesi.
Occhi puntati su alcuni nodi cruciali e, altrettanti "dossier" nuovi di zecca eppure non privi di rischi per la Francia. I
In cima ai "desiderata presidenziali" c'è a sorpresa (ma poi fino a un certo punto visto l'iper-attivismo degli ultimi anni e mesi in particolare) di questo presidente sul Nord Africa. Non si tratta certo di una prima volta assoluta per Parigi però, sicuramente, se gli ordini del presidente "En Marche" dovessero infine, andare a segno; si tratta di una novità (per le conseguenze che ne deriveranno). In questa ottica (in pratica, una sorta di riallineamento ... come avveniva ai tempi della guerra fredda dello scorso secolo), sorprende forse, un po' meno, quello che ha intenzione di fare Macron in Medio Oriente.
In un discorso, non privo di muscolarità (del resto sono questi i tempi), Macron vuole che il suo Paese, la Francia, prenda in mano le redini su alcuni temi delicati: a cominciare dalle "questioni delle migrazioni" e, questo significa, concentrarsi (in modo massiccio ... senza escludere future campagne militari a ... tutto campo) sulla "sicurezza" (un occhio di riguardo necessario, ha spiegato un Macron più risoluto del solito di fronte la platea della diplomazia francese che lo ha ascoltato in religioso silenzio; sul piano interno per scavalcare e ... prendere in contropiede, il populisno di estrema destra di Marie Le Pen n.d.t). E se questa dunque è la priorità, a stretto giro di posta, il presidente ha messo subito sul piatto la "Questione Sahel".
Di cosa si tratta?
In pratica dalla riunione sono usciti solo brevi dispacci - per altro per prassi consolidata nel tempo dai vari presidenti francesi prima di lui; è stata distribuita una circolare per i giornalisti addetti all'Eliseo e, che lo seguono anche in queste occasioni): la riunione era rigorosamente "a inviti" e, comunque, nessuno dei giornalisti presenti ha potuto fare domande al presidente.
Macron su questo punto specifico - ossia - la "Questione Sahel" ha, in pratica chiesto ai suoi ambasciatori di "proporre la Francia a capo delle varie spedizioni internazionali" che avranno il compito (per nulla semplice!) di sbarrare la strada (anche in modo muscolare ... non escludendo quindi futuri scenari della tanto inflazionata "lotta al terrorismo" n.d.t) ai migranti; senza andare troppo per il sottile.
Tutti qui, a Parigi, sono consapevoli che questa sarà la partita decisiva, affinché, il discutibile "piano europeo" di chiusura (netta) dei propri confini, in modo che le migrazioni cessino, così, da un giorno all'altro.
Prima di riservare l'Ultimo colpo di scena del suo discorso, Macron, ha cambiato scenario e continente, introducendo l'altro dossier che non lo fa dormire tranquillo, da quando ha messo piede all'Eliseo. Si tratta dei "Dossier Siria e Iran".
Su questo scenario, Macron vuole che la Francia, diventi "sponsor" (come vedremo più avanti anche sull'altro fronte, ossia il Nord Africa n.d.t) di nuove alleanze in funzione "anti-Russia" (Siria) e "anti-America" (Iran).
Il messaggio è chiaro: d'ora in poi, ha fatto capire il giovane presidente; non si potrà né prendere decisioni né riscrivere asset, senza essersi confrontati e seduti intorno a un tavolo con Parigi. In pratica, Macron sembra voler guidare l'intera Europa (naturalmente in chiave francese n.d.t) a negoziati (per nulla scontati) sia con Putin sia con Trump. Tuttavia, almeno ieri, Macron, non ha voluto scoprire troppo le sue carte: nel dare mandato ai suoi ambasciatori di lavorare per garantire a Parigi nuove intese, non si è capito se, effettivamente, il presidente francese voglia mettersi di traverso sia sul "fronte siriano" (nel momento in cui si vorrebbe procedere con una nuova distribuzione del territorio, ripetendo in pratica quello che si face con l'Iraq più di un secolo fa, ossia creando nuove aeree regionali che non hanno per nulla funzionato), e, se, per quanto riguarda l'Iran, egli voglia effettivamente spingersi per fermare i propositi bellicosi dell'America di Trump (qui su mandato dell'UE n.d.t).
Leggendo i propositi e i nuovi asset di Macron (sopratutto) sulla Libia - altro dossier scottante al pari di quello della Tunisia - in molti a Parigi hanno iniziato a far circolare supposizioni e "desiderata"del giovane presidente, circa la Françafrique.
Che ne sarà appunto dell'egemonia nella Françafrique se, gli ordini di Macron saranno portati a termine dagli ambasciatori francesi sparsi nel mondo?
Qualcuno nella capitale francese (e dintorni) pensa che il presidente stia pensando seriamente di farla finita con la Françafrique: noi, di AfricaLand Storie e Culture africane consigliamo i lettori di prendere con le molle queste informazioni. Non siamo proprio ai livelli delle tanto odiate "fake news" ma, tuttavia (come dimostrano le foto che abbiamo qui postato, siamo di fronte a introiti "sicuri" e... per nulla secondari, come dimostra la seconda foto, sono ben 14 gli Stati africani, attraverso un patto coloniale, costretti a depositare l'85% delle loro riserve di valuta estera nella Banca centrale francese controllata dal Ministro Finanze di Parigi), sopratutto di questi tempi, non crediamo che Macron voglia fare passi indietro: si tratterebbe di coprire poi, il buco nei bilanci francesi con altre decisioni impopolari sul fronte sociale e, in questo momento Macron deve evitare di creare altre sacche di malcontento interno.
Realisticamente, i desiderata del presidente (a nostro avviso) mirano ad allargare le sfere di competenze francese e, se da un lato, egli si muova sostanzialmente in funzione anti-Mosca (Damasco) e anti-Washington (Teheran), l'iper-attivismo su Tripoli deve essere letto come una insperata opportunità concessa (a Parigi!) dal governo di Roma, assolutamente privo di strategie e programmi per la Libia.
Macron ha capito da un pezzo di modificare le alleanze troppo schiacciate sul lascito del passato (leggi ai tempi del Rais Gheddafi n.d.t): in ballo ci sono troppi interessi e, Parigi ha capito che, portando dalla sua parte il generale Haftar, in un colpo solo può trattare da pari a pari con l'Egitto del dittatore Al-Sisi, il quale non fa mistero (e non da oggi!) di voler rimettere in circolo la mai sopita idea, il mai dismesso sogno di un "Grande Egitto" che comprenda dunque parte della Libia (quella per altro controllata dalle Milizie del "Signore della Guerra Haftar" , peraltro quella stessa parte di Libia dove ci sono i giacimenti di Petrolio.
Il presidente francese sa, con certezza però che, sul fronte della Françafrique qualcosa dovrà concedere se, non vuole essere risucchiato in conflitti cruenti che esulano dall'inflazionata "lotta al terrorismo di matrice islamista radicale" e, che vanno dal Mali passano dal Burkina Faso e sopratutto Costa D'Avorio, il Senegal, senza tralasciare i pericolosi spifferi che arrivano da "crisi del passato" e coinvolgono paesi importanti come la Nigeria (e il ritorno dell'idea dell'Indipendenza del Biafra) e sopratutto il Camerun scosso dalla "crisi anglofona" che ha scosso in questi ultimi mesi il paese africano creando i presupposti per la separazione dal Camerun dell'Ambizonia, tutte questioni in cui Parigi dovrà inevitabilmente essere capace di rivedere posizioni e alleanze costruite nel tempo.
Quel che certo è che Macron ha intenzione di proporre la Francia come super-potenza regionale (non importa se oltre alla Françafrique allargherà anche le sue sfere di competenza in Nord Africa n.d.t), Parigi nei prossimi anni dovrà essere la "capofila" degli interessi nazionali ed europei, superando così l'atavica "mancanza decisionale" di Bruxelles e, per quanto riguardo l'Africa, Parigi ha deciso di entrare sempre più nei dossier che, al momento vedono in prima fila la Cina come per esempio in Gabon e, sostanzialmente, il Continente Nero resterà il "solito cortile di casa francese", ancora per molto tempo.
(Fonte.:jeuneafrique)
Bob Fabiani
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-www.jeuneafrique.com
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