Fermi tutti. Bloccate tutti i preparativi. Nessuna investitura ufficiale per Mnangagwa che, dopo il ricorso presentato da MDC e dal suo giovane leader, Nelson Chamisa a fronte dell'esito (non troppo chiaro ... anzi, secondo il partito di opposizione in Zimbabwe, la proclamazione della vittoria di Emmerson Mnangagwa è fasulla perché viziata da brogli n.d.t), i risultati delle Presidenziali del 30 luglio, devono essere rivisti. Ricontrollati voto per voto e, per questa ragione "il coccodrillo" rimane sospeso.
E' questo dunque il risultato ottenuto dall'entourage di Chamisa e dal partito MDC - Movimento per il Cambiamento Democratico.
Ora l'intera faccenda torna nelle mani della Corte elettorale. La Zec non poteva ignorare tale contestazione e, in quattordici giorni, è chiamata a pronunciarsi sul reclamo preciso, inequivocabile portato dai membri MDC. Nel reclamo ufficiale l'MDC parla di frodi e brogli.
Mnangagwa avrebbe vinto le Elezioni presidenziali con il 50,8% dei voti contro il 44,4% di Chamisa. Questo è quello che era emerso dopo inspiegabili e strani ritardi nella proclamazione dei risultati da parte della stessa Commissioni elettorale guidata dallo Zec.
Intanto, un avvocato MDC, Thabawi Mpofu spiega: "Tutte le prove (fraudolente) che abbiamo denunciato, sono disponibili. Non ci saranno dubbi per i cittadini".
Cosa deciderà Zec?
La sensazione è che non potrà non vagliare questi documenti e le prove in esso contenute ma poi, al dunque, quando, si tratterà di prendere una decisione il finale di questa brutta vicenda, ha un finale già scritto.
Lascerà tutto invariato.
Ci sono troppi interessi in ballo e poi, l'intervento repressivo e mortale dell'esercito nell'immediato post-voto, è stato un segnale indicativo, inquietante.
In questo quadro va ascritto il "Caso Biti".
Il leader dell'opposizione era riuscito in un primo momento a sfuggire all'arresto ma, una volta rifiutato dalle autorità del vicino Zambia - che il portavoce Unhcr Babar Baloch ha denunciato come illegale tale respingimento da parte dello stesso paese africano - si è consegnato alle autorità di Harare e, mentre entrava in tribunale, l'ex Ministro delle Finanze esordiva con un eloquente "La lotta continua".
Ora si trova agli arresti domiciliari sempre nella capitale. Biti è costretto a dover rispettare alcune significative (e preoccupanti) limitazioni della sua libertà di cittadino e, sopratutto del diritto di esprimere le personali convinzioni politiche. Gli arresti domiciliari di Biti, numero due del partito d'opposizione; sono seguite dopo che l'ex ministro del governo di Unità nazionale (2009-2013) ha pagato una cauzione da 5 mila dollari: l'obbligo di stare agli arresti non consentirà a Biti di poter "partecipare a dibattiti politici o conferenze stampa" e, anzi, sarà obbligato a presentarsi due volte al giorno dinanzi alla polizia.
Ma la repressione è stata strutturata in modo sistematico, in modo da effettuare perquisizioni, sequestri di computer nella sede MDC. Molti militanti dello stesso partito d'opposizione hanno subito retate che poi, in gran parte dei casi si sono risolte con il rilascio.
E' Mnangagwa, l'uomo che i militari vogliono resti al potere.
Sia come sia Zec si trova davanti a un bivio: tutelerà la voglia di cambiamento dei giovani che in Zimbabwe sono più della metà oppure, farà prevalere la "ragion di Stato", anticamera di una nuova dolorosa svolta autoritaria?
(Fonte.:jeuneafrique)
Bob Fabiani
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-www.jeuneafrique.com
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