Il 27 giugno 1980 a San Siro in Milano e il 28 al Comunale di Torino il profeta del Reggae, Bob Marley fu il protagonista di due date indimenticabili. Insieme ai Wailers - il suo storico gruppo di cui faceva parte anche Peter Tosh fino al 1974 - proprio a Milano, Bob Marley, diede vita al suo miglior "live".
Prima del concerto-evento di Bob, sul palco era salito un giovanissimo Pino Daniele che, da poco, aveva inciso uno dei suoi primi capolavori: Nero a metà.
Il profeta del reggae Bob Marley aveva posato i suoi piedi per la prima volta in Italia, il giorno precedente al concerto del Meazza, sbarcando all'aeroporto di Linate. A una domanda - dal tono vagamente razzista e sprezzante - dell'inviata del Tg2, che gli faceva notare l'apparente incongruenza fra la denuncia della Babylon capitalista e gli ingenti guadagni percepiti con la musica rispose: "I soldi sono importanti per l'uomo bianco, che ne ha fatto una religione".
Quella sera si esibì a San Siro, di fronte a 80 mila persone.
E 24 ore più tardi sbarcò al Comunale: era sabato 28 giugno 1980, una giornata soleggiata d'inizio estate.
Il pomeriggio si aprì con il grande bluesman romano Roberto Ciotti, cui seguirono Pino Daniele e gli scozzesi dell'Average White Band, penalizzati da un volume in sordina e accolti con malcelata indifferenza, se non addirittura fischiati. Troppo differenti dal sound in levare del reggae e, poi, siamo onesti (40 anni dopo ...): tutti erano lì per Bob Marley.
Che si fece attendere.
Calato il sole, intorno alle 21,30, sul palco salirono The Wailers, i 7 Wailers insieme alle I Threes guidate dalla moglie Rita, protagoniste di un preludio in 4 canzoni. Poi arrivò il momento tanto atteso. Nel tripudio dello stadio, finalmente arrivò Bob: saltellante a ritmo di "skank" (il suono in levare della chitarra ritmica nel reggae; accompagnata da basso e batteria e il resto degli strumenti ...), con i dreadlocks agitati in aria come tentacoli (contro Babilonia ...).
Iniziò a intonare l'intensa Natural Mystic (canzone che l'accompagnò nell'ultimo viaggio terreno, in Giamaica, nel giorno del suo funerale), poi Positive Vibration, War/No More Trouble e No Woman No Cry, Jaming ed Exodus (Movement of Jah People).
Era l'epilogo, nel tripudio dello stadio milanese e poi replicato l'indomani, a Torino.
Ma il momento più intenso arrivò con il bis: Bob tornò in scena solo, abbracciando la sua mitica chitarra Ovation, per intonare quello che poi sarà il suo testamento spirituale: Redemption Song.
E ricominciò la festa.
Il ritmo pulsante, incalzante, ipnotico del reggae invase nuovamente lo stadio: in rapida successione Could You Be Loved, Is This Love, Roots, Rock, Reggae e poi Zimbabwe, Zion Train e la trionfale chiusura con la potente e rivoluzionaria Get Up Stand Up, scritta anni addietro con Peter Tosh.
Quando Bob arrivò in Italia era all'apice della sua missione artistico-musicale. In aprile di quel 1980 era tornato in Africa (dopo il viaggio del 1978 in Etiopia viaggio che gli servì per scrivere l'album Survival che uscì nel 1979 e conteneva al suo interno le canzoni Zimbabwe e Africa Unite; n.d.t) partecipando alla festa per l'Indipendenza (dal Regno Unito n.d.t)dell'ex Rhodesia tramutata in Zimbabwe.
Era appena uscito Uprising, quello che sarebbe stato a tutti gli effetti il suo ultimo "Album inedito" e, il 30 maggio era partita da Zurigo la tournée trionfale che lo portò a suonare dopo l'Italia, in Spagna, Francia, Irlanda, Regno Unito e Stati Uniti. Qui la marcia trionfale s'interruppe il 23 settembre a Pittsburgh, il teatro dell'ultimo show.
Bob Marley arrestò il suo lungo cammino verso la celebrità planetaria l'11 maggio 1981 quando, i sintomi di un male incurabile lo portarono via: aveva appena 36 anni.
Il chitarrista di Kingston fu la prima grande star del cosiddetto Terzo Mondo, capace attraverso le sue canzoni di parlare di giustizia, unità, amore e pace a tutti i giovani, neri o bianchi che fossero perché, i suoi brani erano "canzoni di libertà" per tutti gli oppressi, in qualsiasi parte del Pianeta si trovino, ancora oggi, 40 anni dopo.
(Fonte.:rollingstone)
Bob Fabiani
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-www.rollingstone.it
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