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sabato 6 giugno 2020

Proteste pacifiche e violenze della polizia USA








"La nostra disumanizzazione del negro è dunque indivisibile dalla nostra
disumanizzazione di noi stessi: la perdita della nostra identità è il prezzo
che paghiamo per il nostro annullamento della sua. (...) Noi amiamo 
parlare dei negri e della maggior parte delle loro attività con una 
specie di tollerante disprezzo..."
(James Baldwin, Le tante migliaia di scomparsi)



Le manifestazioni di Black Lives Matter continuano in tutti gli Stati Uniti, sempre più pacifiche, e gli episodi di violenza sembrano essersi placati da parte dei manifestanti ma non dalla polizia. E' questa la fotografia che emerge quando, siamo arrivati all'undicesima giornata di rivolta.

A Buffalo, Stato di New York due agenti di polizia sono stati sospesi dopo che un video li ha mostrati mentre facevano cadere un manifestante di 75 anni, Martin Gugino, del tutto innocuo, lasciandolo poi incosciente per terra con la testa sanguinante. Gugino è ricoverato ora in ospedale e versa in condizioni gravi ma stabili.
Non passavano che poche ore e, l'America subiva un nuovo shock: sui social, è stato pubblicato un video in cui la polizia uccide un'altro afroamericano,Manuel Ellis.
I fatti non sono legati a queste giornate di rivolta ma risalgono al marzo scorso: a Tacoma - si vede nel video - alcuni agenti circondano Manuel Ellis, lo placcano a terra mentre si sente una voce di donna che esorta gli agenti ad arrestare Ellis ma non a farlo morire soffocato.

Manuel Ellis aveva 33 anni ed è morto nello stesso identico modo di George Floyd.

E' ormai chiaro che bisogna prendere una drastica decisione: riformare la polizia americana. E' questo il problema urgente da affrontare, insieme a tutto il resto, ossia, la "questione razziale".
Per giorni, su tutti media statunitensi (e non solo) si è puntato il dito sulle violenze delle proteste senza tuttavia soffermarsi sui modi brutali degli agenti.
Il governatore di New York, Cuomo, ha definito i fatti di Buffalo come: "un episodio totalmente ingiustificato e assolutamente vergognoso". Il problema è che non l'unico. In Virginia una ragazza di 15 anni è stata aggredita da un poliziotto con lo spray al peperoncino e le violenze della polizia di New York City sono note tanto che il sindaco De Blasio ha avuto difficoltà serie a parlare durante la commemorazione per George Floyd a Minneapolis, continuamente interrotto dalle proteste.




   

-La riforma della polizia


La riforma della polizia è un elemento chiave per risolvere, in parte, il problema dei diritti civili degli afroamericani. Su questo specifico tema, due giorni fa era intervenuto anche Barack Obama, nel primo intervento riguardo all'uccisione di George Floyd.
L'ex presidente ha affermato che, nonostante sia "incoraggiato" nel vedere episodi di interazioni positive tra polizia e manifestanti, molti dipartimenti di polizia sono lenti nell'adottare le riforme e ha invitato le città ad attuare cambiamenti politici. La necessità di una riforma strutturale dei corpi di polizia per opera dei sindaci è sempre stata un caposaldo della teoria di Obama come dei militanti dei diritti civili, concetto ribadito dall'ex presidente insieme all'invito di andare a votare (nelle prossime Presidenziali in programma a novembre) e di continuare a manifestare.

Sarà importante tornare per un attimo agli anni della presidenza del primo presidente afroamericano della storia degli Stati Uniti. Era il 2014 e c'era appena stata l'uccisione di Michael Brown a Ferguson (Missouri). L'adolescente era caduto sotto i colpi dell'agente Daren Wilson (bianco).
Immediatamente, Obama convocò alla Casa Bianca un selezionato gruppo di esperti per capire come evitare che ciò accadesse di nuovo. Dopo centinaia di interviste ad agenti, avvocati, studiosi di criminalità e di giustizia penale venne elaborato uno studio (in America lo chiamano "playbook"), con alcune linee-guida: quando si interviene alle manifestazioni di massa, occorre tenere la polizia antisommossa lontana dalle "linee di fronte"; gli agenti non devono essere addestrati come "guerrieri" per imporre l'ordine in una comunità (come invece ha invocato, in questi giorni, l'attuale presidente Trump); non si deve mai minacciare di usare l'intervento dei militari (altra idea brillante del "presidentissimo" #TheDonald n.d.t), anzi occorre evitare l'uso di attrezzature di tipo militare che minino la fiducia dei civili.







-La marcia su Washington


#1MillionDCSaturday: l'hashtag su Twitter diventa virale in poche ore e mobilita decina di migliaia di attivisti e manifestanti. Nella capitale degli Stati Uniti in questo sabato d'inizio di giugno si stanno per radunare un milione (ma forse anche di più) di manifestanti in quella che la polizia di Washington ritiene potrà essere "sulla base di fonti certe una delle più grandi manifestazioni mai svolte nella capitale".

Sarà una grande marcia di protesta "contro la violenza della polizia americana" e sarà una prova di forza contro Trump.

Come si comporterà la polizia?

Lo scopriremo nelle prossime ore. Quello che è certo è che i manifestanti troveranno ad accoglierli le diverse forze dell'ordine (compresa la United States Park Police) che stanno raccogliendo informazioni "per monitorare i prossimi eventi", mentre davanti alla Casa Bianca il Secret Service ha fatto costruire una nuova barriera, un nuovo muro con il quale, #TheDonald pensa di sottrarsi al giudizio di quanti invocano il cambiamento e la fine della "questione razziale" in America. 400 Anni di soprusi e violenze, brutalità ed uccisioni, non possono essere più tollerati non solo dalla comunità afroamericana ma anche da tutti coloro che non credono al razzismo. E' giunto il momento di voltare pagina e barricarsi all'interno del Palazzo non potrà arrestare la lotta per la giustizia e il riconoscimento dei diritti civili degli afroamericani.
(Fonte.:theatlantic)
Bob Fabiani
Link
-www.theatlantic.com  

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