TAG - AfricaLand Storie e Culture africane

AFRICA - Anc - DIASPORA - Segregazione razziale - - DIRITTI UMANI - migrazioni - TORTURE - RAZZISMO - Lotte anti-Apartheid - AFRIKANER - Afroamerican - LIBIA - lager libici - Libertà - Rwanda - genocidio rwandese - Namibia - genocidio dimenticato - Donald Trump - trumpismo - NELSON MANDELA - APARTHEID - SUD AFRICA - THOMAS SANKARA - Burkina Faso - rivoluzione burkinabé - STEVE BIKO - MARTIN LUTHER KING - i have a dream - slavers 2017-2018 - schiavitù - SCRITTORI D'AFRICA - Negritudine - PANAFRICANISMO - AFROBEAT - FELA KUTI - NIGERIA - BLACK MUSIC - BLACK POWER - BLACK LIVES MATTER - SELMA - Burundi - referendum costituzionale - Pierre Nkurunziza - presidente onnipotente - Madagascar - Place du 13 Mai - Antananarivo - Madagascar crisis - Tana Riot -Free Wael Abbas - Egitto- Piazza Tahir- Rivoluzione2011- Al Sisi - Italia - Esecutivo Giallo-Verde - osservatorio-permanente - Storie-di-Senza-Diritti-Umani - Barack Obama - Obama Years- Dakar2021 - World Water Forum - ChinAfrica - Brics - ambiente - Climate Change - FOTO DEL GIORNO - REGGAE -#mdg2018 - #MadagascarDecide - 'AL DI LA' DI OGNI RAGIONEVOLE DUBBIO' - IL ROMANZO - #GiletsJaunes - Afroitalian - Walter Rodney - Brexit - Coronavirus - #LEDITORIALE - News For Africa - I Can't Breathe - #USA2020

giovedì 18 giugno 2020

Le piazze parigine (sempre più piene) chiedono conto al braccio violento della gendarmerie national









"Je  ne peux pas respirer". Sono le ultime parole (disperate) di Adama Traoré che, nel 2016, in Francia, fu ucciso come George Floyd. Ma non è un fatto isolato. E' la stessa sorte di Mohamed Gabsi quando, l'8 aprile, ammanettato e messo a terra da tre agenti. Sono episodi (molto più frequenti di quanto si pensi) di una escalation di violenze ed episodi di razzismo da parte della polizia francese e ha portato nei giorni scorsi migliaia di persone a protestare e a chiedere giustizia. Ma non si tratta solo di solidarietà con il Black Lives Matter in USA e, sarebbe sbagliato collegarli solo a una "onda lunga" dopo i fatti di Minneapolis: la situazione è molto più complessa. In Francia ormai i cittadini temono gli agenti e le loro "pratiche violente".
E sullo sfondo c'è sempre la "questione delle banlieue": nervo scoperto di tutti governi francesi. Per altro, se un merito si può ascrivere al "Caso Floyd" è quello di aver riacceso le accuse contro i "flic" (di cui abbiamo parlato su queste pagine virtuali nelle scorse settimane); per molti questi agenti sono colpevoli di violenze contro la "feccia delle banlieue".


AfricaLand Storie e Culture africane oggi vi racconta quello che sta accadendo in Francia.



-Contro il braccio violento della gendarmerie national







Il 12 giugno scorso, il prefetto di Parigi, Didier Lallement, ha inviato un messaggio a tutti i suoi dipendenti per assicurare loro il suo sostegno contro le "accuse di violenza e razzismo: non accetterò che alcune azioni individuali mettano in discussione il baluardo repubblicano che siamo, contro la delinquenza e contro chi sogna il caos e l'anarchia. Potete contare su di me...".
A irritare il prefetto, le cui pratiche sono giudicate "giuridicamente dubbie" perfino dagli alti funzionari della Gendarmerie, è stata la sentenza di un Défenseur des droits, un garante dei diritti umani, Jacques Toubon, che ha disposto l'interrogatorio del ministro dell'Interno sulla "molestia discriminatoria" di alcuni agenti del 12° arrondissement di Parigi (dodici membri del Groupe de soutien des quartiers, Gsq, che si facevano chiamare le Tigri ...) contro giovani migranti tra i 14 e 23 anni definiti "indesiderabili" nei verbali e oggetto di pratiche vessatorie e violenze prolungate, insulti, manganellate, palpazioni, "incoraggiati dalle istruzioni impartite dalla gerarchie", scrive Toubon.

Il dibattito che si sviluppa introno alla pratica razzista della polizia (evidentemente non solo qui in Francia n.d.t) è in fondo sempre lo stesso: si tenta di minimizzare, screditare, attaccare chi chiede e pretende giustizia e cambiamento radicale di queste odiose pratiche (come per altro è accaduto, sempre in queste settimane, nello stucchevole scambio di opinioni e prese di posizioni sulla Statue razziste che, il movimento Black Lives Matter pretende di eliminare dal centro delle città americane come da quelle francesi, inglesi e italiane (basta soffermarsi sul dibattito di quanti si scandalizzano se a Milano i manifestanti antirazzisti chiedono di rimuovere la statua di Montanelli che in Africa, durante la "campagna italiana d'Etiopia" dell'Italia fascista, non ritenne opportuno dall'astenersi all'odiosa pratica di accompagnarsi con una bambina etiope di 12 anni ...); si preferisce  - come ha fatto il prefetto di polizia di Parigi abbandonarsi a un discutibile cameratismo nel tentativo di distorcere del tutto lo stato delle cose. Ribaltando l'andamento dei fatti, senza mai porsi domande; senza mai mettere in discussione l'operato che giustificano questo strisciante odio razziale che evidentemente, le nuove generazioni di cittadini, attivisti e manifestanti antirazzisti non sono più disposti a tollerare e subire.

E' la prima volta che un organismo statale riconosce la discriminazione sistemica della polizia e lo si deve al Défenseur des droits, il garante dei diritti umani, Jacques Toubon.
Il 24 maggio, Castaner, il ministro chiamato in causa, ha negato tutto ma al Senato, il 3 giugno, ha dovuto promettere che "ogni colpa, ogni eccesso, ogni parola, comprese le espressioni razziste" sarà oggetto di "un'indagine, una decisione, una sanzione".


-Pratiche violente, pratiche razziste


Il sito di inchiesta Mediapart e Arte Radio  - come abbiamo scritto nel nostro post dedicato all'argomento del 9 giugno scorso -  hanno ascoltato decine di vocali scambiati da 6 poliziotti di Rouen alla fine del 2019 su un gruppo WhatsApp. Convinti dell'imminenza di una "guerra razziale" per la quale facevano scorta di armi, questi agenti lanciavano insulti a tutti i "nemici della razza bianca" e si scagliavano contro le donne in genere e anche le loro colleghe poliziotte definendole "puttane" , "negri", "bougnoules" quando si riferivano agli arabi, "zingari del cazzo", "figli di puttana" che "gestiscono il Paese" in compagnia di "sinistrosi" (gli ebrei), "froci", naturalmente.

Come il quotidiano Paris-Normandie e il sito web 76actu hanno rivelato a gennaio, questi fatti sono stati scoperti e denunciati nel dicembre 2019 da un poliziotto nero di 43 anni che ha trovato il coraggio di denunciare i propri colleghi. Inoltre i 6 si dichiarano fascistissimi, "gros fachos", e sembrano ossessionati dall'idea che le donne bianche possano preferire gli stranieri.

I controlli d'identità sono venti volte più numerosi per i giovani francesi d'origine africana o araba per via di un razzismo intrinseco a un retaggio culturale coloniale tramandato tanto nelle file della polizia quanto nell'apparato statale (e per via di esso, il presidente della Repubblica francese, Macron nel suo discorso di pochi giorni fa, ha tenuto a ribadire che la Francia "non farà nessun passo indietro né sulle statue degli schiavisti né tanto meno sui trascorsi coloniali ..."). Una situazione che il lockdown ha reso ancora più drammatica con uno stillicidio di abusi violenti e l'uso spregiudicato e incostituzionale dei droni nelle banlieue.
L'8 aprile, Mohamed Gabsi, 33 anni, è morto dopo essere stato arrestato da tre agenti della municipale di Béziers (Hérault) durante un controllo relativo alle misure di contenimento a causa del COVID-19. Ammanettato e messo a terra a pancia in giù per alcuni minuti, è stato poi trasportato alla stazione di polizia nazionale nel retro di un veicolo ancora ammanettato e a pancia in giù, con uno dei poliziotti seduto su di lui.
L'autopsia sembra drammaticamente simile a quella dell'afroamericano Floyd o degli italiani Aldrovandi, Magherini, Ferrulli o al migrante Arafer morto a Empoli e per il quale sta per iniziare un processo. Il fascicolo è aperto per "violenza intenzionale che ha portato all'omicidio preterintenzionale da parte di un responsabile della pubblica autorità"  e "mancata assistenza a una persona in pericolo".

Ora appare chiaro che il movimento Black Lives Matter in America come in Europa voglia porre una questione urgente alle istituzioni: "fermare queste pratiche e riformare la polizia" per estirpare l'odiosa pratica razzista in seno alle forze dell'ordine.

-Cresce la mobilitazione contro la violenza della gendarmerie national 





Nonostante il divieto di raduni dovuto all'emergenza COVID-19, sta crescendo la mobilitazione, degli influencer sui social e dei movimenti nelle piazze come spiega un'esponente di Desarmons-les, un'associazione che si occupa della lotta agli abusi partecipando - lo scorso 10 giugno - alla conferenza di lancio della campagna di sottoscrizione per l'italiana Acad.
Il 1 giugno si è tenuta a Bondy una manifestazione per protestare contro il pestaggio di un 14enne durante il suo arresto, e la sera del 2 giugno, a Parigi, 20 mila persone hanno manifestazione su iniziativa del Comitato verità e giustizia per Adama Traoré che supplicò "I can't breathe" ("Je ne peux pas respirer") ben prima di George Floyd, il 19 luglio 2016, a Beaumont-sur-Oise, prima di morire.





L'afroamericano e il francese, avevano in comune la pelle nera e questo è bastato affinché i poliziotti non riuscissero a controllare la loro spinta razzista e follia omicida.

"La polizia rivela la verità di uno Stato. Quando il razzismo diventa cancrena, è perché il potere, le sue alte sfere e le sue élite, sono esse stesse malate, vinte da un sordo odio per la democrazia, per il popolo, per l'uguaglianza. Questo vale per la Francia, non solo per gli Stati Uniti", lo scrive Edwy Plenel, co-fondatore e presidente Mediapart nel 2008 dopo 25 anni a Le Monde e prima ancora a Rouge. "Il razzismo - aggiunge Plenel - è una macchina da guerra contro l'affermazione autonoma della vitalità popolare, il cavallo di Troia della sua espropriazione e sottomissione. Facendo capri espiatori, abituando le persone alla discriminazione, per mettendo la violenza, diffonde il veleno di una disuguaglianza naturale, legata all'apparenza o all'origine. E, di conseguenza, legittima una generale messa in discussione della parità di diritti".

Come abbiamo scritto qualche riga sopra, in questo post, il presidente francese, si rifiuta di pronunciarsi sull'argomento e, come nel caso del marzo 2019 aveva detto questo precise parole: "Non parlare di repressione o violenza della polizia, queste parole sono inaccettabili in uno Stato di diritto" .

Peccato però che durante le manifestazioni dei Gilets Jaunes si sono puntualmente verificate violenti abusi di potere da parte degli agenti, gli stessi che sono costretti a subire migranti oppure francesi di origine africana.

  




-La reazione degli agenti dopo le parole del ministro Castaner

Venerdì 13 giugno, ci sono state le prime prove di forza da parte degli agenti di polizia (per la verità alcune alcune decine di poliziotti), partiti dagli Champs Elysées per riunirsi sotto le finestre dedl ministero degli Interni che è vicinissimo all'Eliseo, per protestare contro le critiche (per altro la manifestazione non era stata dichiarata). In alcuni commissariati, degli agenti hanno gettato a terra le manette.
Il governo debole che risponde ai comandi di Macron, si è subito mostrato preoccupato per questa reazione e, non ha nascosto di temere questa protesta della polizia.
Tuttavia, nessuno ammette che esista una "questione di razzismo" tra le file delle forze dell'ordine né a Parigi tanto meno nel resto d'Europa (Italia compresa).
Nello stesso giorno, il ministro Castaner, ha annunciato un "gruppo di lavoro" per sostituire la tecnica del soffocamento ma, il ministro - almeno è questo quello che è emerso negli ultimi giorni - pare stia prendendo in esame quanto è stato evocato circa un uso maggiore del Taser.

L'idea ha suscitato estrema preoccupazione nella società civile francese.
(Fonte.:mediapart;left;theatlantic;monde-diplomatique;ilmanifesto)
Bob Fabiani
Link
-www.mediapart.fr
-www.left.it
-www.theatlantic.com
-www.monde-diplomatique.fr
-www.ilmanifesto.it


    

Nessun commento:

Posta un commento