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martedì 23 giugno 2020

Pandemia e lockdown nelle banlieue parigine. Parla il regista maliano Ladj Ly: "I miei Miserabili delle banlieue vittime di polizia e politica"









Come è stata vissuta la pandemia di coronavirus nelle banlieue parigine? Sono stati rispettati i diritti umani di chi vive in questi luoghi depressi dove, lo Stato francese al pari di tutti i governi della Repubblica, negli anni, non sono stati in grado di risolvere un problema antico: l'integrazione di questi cittadini francesi di seconda generazione?
E' in questi quartieri alla periferia di Parigi dove è più presente la "questione della violenza della polizia" di tutto questo parla il regista di origine maliane Ladj Ly.

Ly è il regista del film francese tratto da Hugo (appunto I Miserabili n.d.t), premiato a Cannes, ai César e in finale agli Oscar. Ha debuttato on demand sulla neonata piattaforma Mio Cinema.




-Ladj Ly: "I miei Miserabili delle banlieue vittime di polizia e politica


Premio della Giuria a Cannes 2019, nella cinquina del film internazionale agli ultimi Oscar, 2 milioni e 200 mila spettatori in Francia: l'esordio del regista di origine maliane Ladj Ly, I Miserabili (Les Misérables), prende titolo e quartiere (Montfermeil) da Victor Hugo, la storia di poliziotti colpevoli, ragazzini inermi e diffuse complicità della realtà difficile delle banlieue.









-Ladj Ly, sulla "questione banlieue e lockdown".


Un bilancio catastrofico.Sono quartieri molto poveri, la gente non arriva a fine mese, non ne può più. C'è chi ha messo in atto azioni di sostegno, ma è una polveriera: gli ultimi sono le prime vittime. E la polizia non aiuta: è  molto violenta, ancor più nei mesi del chiusura per pandemia.


-Il problema della polizia


Sì, è un problema. Serio. Ha carta bianca, almeno, ritiene di averla e di potersi permettere tutto: fa paura. I video sugli abusi dei poliziotti non si contano più.


-Immobilismo e incapacità dei politici


Mi sono sempre chiesto: cosa fanno i politici? La realtà è che sono i cattivi coltivatori di cui parlo nel film, i responsabili di quel che è accaduto: nella gestione della crisi sanitaria globale non sono migliorati. Penso al reperimento delle mascherine: in Marocco è stato gestito benissimo, da noi, qui in Francia no. Incredibile, ma dovranno renderne conto.


-La percezione della Francia sul significato di vivere nelle banlieue

Nessuna percezione. Siamo sempre stati messi da parte, bollati come feccia. Però qualcosa è cambiato, i gilets jaunes hanno aperto gli occhi su altre condizioni di disagio, nelle province. E sull'enorme violenza poliziesca: ci sono gilet gialli che negli scontri con le forze dell'ordine hanno perso un occhio, una mano.


-Il presidente Emmanuel Macron  sconvolto dal film




Sì, il presidente Macron ha visto il film ed è rimasto sconvolto, ha chiesto ai suoi ministri di trovare una soluzione, ma nulla di fatto è cambiato: i politici si sgolano da 30 anni, e poi non fanno niente. Siamo stati abbandonati una volta di più, hanno mandato solo più poliziotti.


-Il mancato riscatto delle banlieue


Nel 2005 si sono sollevate tutte insieme, per un mese è stata rivolta, ma poi non è cambiato molto, anzi: le promesse non sono state mantenute, la violenza non è finita.

-Coronavirus e banileue 

La pandemia da coronavirus ha portato qualche soluzione e per questo penso che non tutti i mali vengono per nuocere, la gente è tornata ad aiutare il prossimo, e il virus, come abbiamo visto, colpisce tutti. E' la fine di un'era, del mondo capitalista per come lo conosciamo? Forse, di certo nessuno è indenne.


-Soluzioni ai problemi delle sofferenze secondo Ly


Cultura e istruzione, sono le priorità. Ne parlo a ragion veduta, nel mio quartiere Montfermeil ho fondato una scuola di cinema: è aperta a tutti, gratuita, è un successo. E' quella la strada da percorrere. Detto questo, io faccio il mio, ho denunciato cinematograficamente le condizioni di vita delle banlieue: i politici facciano il loro, è ora.


-Un territorio abbandonato dallo Stato: chi ne prende il potere? E l'Islam su questo tema come si pone?

Il rappresentante del mondo islamico ha un ruolo, lo mostro bene nel film, inutile negarlo. Ma dobbiamo mollare i luoghi comuni su radicalizzazione e jihad: Islam e terrorismo non sono sinonimi.


-Progetti futuri






Dagli USA mi sono arrivate tantissime proposte, serie gigantesche e perfino un film Marvel, ma ho detto di no a tutto: continuo con I Miserabili, ne farò una trilogia, un secondo capitolo sulla rivolta del 2005 vista attraverso gli occhi del sindaco socialista di Clichy-sous-Bois Claude Dilain, il terzo ambientato negli anni Novanta.
(Fonte.:mediapart;ilfattoquotidiano)
Bob Fabiani
Link
-www.mediapart.fr
-www.ilfattoquotidiano.it  


    

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