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giovedì 4 giugno 2020

USA, il giorno delle manifestazioni pacifiche in 50 Stati americani





"Daddy changed the world"
(Gianna Floyd, figlia di 6 anni di George Floyd)





L'ottava notte di rivolta seguita all'omicidio di George Floyd fila via senza i saccheggi cari alle dirette dei Tg americani, ma ancora con tante proteste in 50 stati.
Ovunque, la fotografia che emerge dalle giornate di rivolta è la presenza di giovani e giovanissimi, bianchi e neri, arrabbiati ma pacifici, riescono a prendere anche Hollywood.
Anche il regista di cinema, Spike Lee apprezza questa svolta: "Tanti bianchi al nostro fianco, era ora".

Il comportamento impeccabile dei manifestanti è stata la miglior risposta alle minacce della Casa Bianca guidata da Trump.
Anche a Washington, le proteste sono state pacifiche, una città completamente militarizzata; le immagini del Lincoln Memorial presidiato dall'esercito sono diventate il simbolo della furia repressiva di #TheDonald.

Tuttavia sulla deriva militarista in atto nell'America 2020 occorre sottolineare un punto di non poco conto: non si tratta solo dell'opera di Donald Trump.
Il New York Times ha rivelato che è stato il procuratore generale William Barr a dare l'ordine di liberare la piazza di fronte alla Casa Bianca.





Durante lo sgombero - come documentiamo nella foto che pubblichiamo - l'ordinanza del procuratore ha portato le forze dell'ordine a usare fumogeni e lacrimogeni per disperdere i manifestanti pacifici in modo che Trump potesse farsi la foto davanti alla chiesa di Saint John (quella con la bibbia in mano).




Queste mosse sono state criticate duramente, non solo, come appare più che logico da sinistra ma anche da ex militari.
Tuttavia, c'è un'altra rivelazione che inquieta (oltre a quella del nytimes n.d.t): è quella di BuzzFeedNews. Il sito d'informazione americano, ha rivelato che alla Dea, la Drug Enforcement Administration, è stata concessa l'autorità di "condurre una sorveglianza segreta" sulle persone che protestano per la morte violenta (per mano della polizia di Minneapolis n.d.t) di George Flyod.
Occorre qui menzionare che, la Dea per statuto sarebbe limitata dall'applicazione dei crimini federali legati alla droga ma, questa "norma d'ingaggio" - come spiega Timothy Shea, ex avvocato e stretto confidente di Bart, neo capo dell'agenzia - , ha ricevuto l'approvazione per andare oltre il mandato. Citando le proteste, Shea ha spiegato che "l'agenzia chiede di essere designata per far rispettare qualsiasi crimine  federale commesso a seguito delle proteste per la morte di George Floyd".
La materia è delicata. A stretto giro di posta è arrivata la prima risposta da Hugh Handeyside, procuratore senior dell'Aclu, l'associazione che si occupa della difesa dei diritti civili: "Gli agenti anti droga non dovrebbero condurre una sorveglianza segreta delle proteste protette del Primo Emendamento - e conclude - Questo tipo di monitoraggio e condivisione delle informazioni porta a un'indagine ingiustificata delle persone che esercitano i loro diritti costituzionali per chiedere giustizia. Il ramo esecutivo continua a correre nella direzione sbagliata".


-Il segretario alla Difesa si smarca da Trump

Neanche il segretario della Difesa statunitense, Mark Esper, sembra disposto ad assecondare la svolta autoritaria di #TheDonald.
Ieri nel corso di una conferenza stampa ha preso nettamente le distanze dal proposito di schierare le truppe per gestire l'ordine pubblico nelle strade del paese, per arginare le proteste di questi giorni. "Non sostengo il ricorso all'Insurrection Act - ha detto a chiare lettere Esper spiegando che una misura così estrema - Dovrebbe essere l'ultima spiaggia a fronte delle situazioni più urgenti e critiche".
In merito all'omicidio di George Floyd, il segretario alla Difesa ha parlato di un "crimine orribile" e si è augurato che i poliziotti coinvolti vengano incriminati.
"E' una tragedia che abbiamo visto ripetersi fin troppe volte", ha aggiunto.

Dobbiamo ammetterlo, qualcosa sta cambiando in America e non solo: sul finire della scorsa settimana, abbiamo visto manifestazioni in solidarietà con Black Lives Matter a Londra, Berlino e Parigi dove, un caso analogo, nel 2016 quando, Adama Traoré morì in un commissariato di polizia: l'eco della rivolta dunque varca l'Oceano e arriva in Europa: nel nome e in memoria di George Floyd, una nuova generazione di giovani - bianchi e neri - chiedono e pretendono un cambiamento readicale: porre fine al razzismo in America e in ogni angolo del pianeta; questa triste pratica è durata già bastanza e, dalle manifestazioni americane (e non solo) risuona forte il grido: "ora basta!".
(Fonte.:nytimes;theatlantic;buzzfeed)
Bob Fabiani
Link
-www.nytimes.com
-www.theatlantic.com
-www.buzzfeed.com
  






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