L'onda lunga del Black Lives Matter che sta attraversando il mondo è arrivata nel cuore del Regno Unito, riaprendo il dibattito sul razzismo nel paese e sull'eredità storica dell'Impero Britannico.
Gli attivisti che animano la protesta abbattono - senza tanti complimenti, in un gesto per nulla simbolico ma, al contrario, puramente politico e militante - i simboli di quell'impero razzista che gestiva la tratta atlantica.
E' la conseguenza diretta dopo la morte di George Floyd - avvenuta a Minneapolis il 25 maggio - per mano della polizia razzista americana.
Un onda in piena capace di fare il percorso inverso (dell'oceano) seguendo le rotte di quelle stesse compagnie coloniali inglesi che commerciavano merce umana.
Le immagini e le foto che hanno testimoniato durante lo scorso fine settimana l'abbattimento della statua di Edward Colston rappresentano l'evoluzione della protesta del movimento degli afroamericani: non si tratta più (solo) di scendere in piazza per far sentire l'urlante, disperata voce di chi subisce soprusi sistematici dalla notte dei tempi (sono passati 401 anni!) ma, al contrario rappresenta una nuova e decisiva "consapevolezza storica e culturale": quella di condannare (per sempre) e abbattere i simboli di quella ignobile tratta umana e che rese schiavi milioni di antenati africani nel cosiddetto nuovo mondo.
A Bristol, il monumento a Colston è stato sradicato con tiranti, fatto rotolare e fiondato nelle acque del porto, da cui arrivavano ed erano spediti in condizioni bestiali gli antenati di molti dei manifestanti.
In questo modo, coloro che erano presenti a Bristol hanno voluto fare un gesto riparatore che, in pochi attimi restituisse giustizia ai loro antenati. Allo stesso tempo, questa azione vuole mandare un preciso messaggio sia qui in Regno Unito che in America: "Tutti i simboli dei mercanti di schiavi devono essere abbattuti. Sostituiti".
La statua gettata nelle acque del porto apparteneva a Edward Colston: ma chi era costui?
Edward Colston era un mercante di uomini: a partire dal 1860 è stato responsabile per il traffico dall'Africa di oltre 80 mila uomini, donne e bambini. Si incaricò di portare in America più schiavi di chiunque altri: si stima che in realtà siano stati 84 mila persone, di cui 19 mila persero la vita per le atroci condizioni in cui venivano trasportate.
E' la storia che ogni afroamericano porta con sé e che, ogni volta che si rinnovano quei gesti di "razzismo sistematico" - che sta alla base delle azioni assassine della polizia razzista americana ma anche in Europa ... come abbiamo scritto ieri, sui poliziotti del "Clan Flic" per quello che, in Francia è conosciuto come il "Caso Rouen"; senza ovviamente tralasciare gravi fatti di razzismo in Italia - non fanno altro che produrre altro dolore sulla pelle di quei stessi manifestanti presenti a Briston oppure, nelle strade dell'America che brucia dopo aver subito lo shock delle immagini della morte disumana di George Floyd.
L'eredità dell'assassino di George Floyd ha avuto la capacità di riportare alla ribalta quanti siano presenti i simboli di coloro che alimentarono la schiavitù. Ma non solo. Quella statua eretta oltre un secolo fa era destata e oggetto di controversie, memento di una Bristol la cui storia e ricchezza hanno molto a che vedere proprio con lo schiavismo. La città è piena di rimandi a questo vergognoso passato, con strade che si chiamano ancora White lady e Black boy.
Colston aveva donato alla città, ma con i proventi insanguinati delle sue compravendite di uomini, donne e bambini. Era membro della Royal African Company, istituita per depredare giacimenti auriferi lungo il fiume Gambia e che trasportò in America più schiavi di qualsiasi altra "azienda" concorrente.
Ma era in buona compagnia. Non era il solo. Altri illustri eroi dell'impero inglese presentano questo lieve inconveniente, dall'altrettanto schiavista Nelson al razzista Churchill: attraverso Gandhi, il grande statista imperialista detestava gli indiani che definiva: "bestie con una religione da bestie", colpevoli, dal suo punto di vista; di voler l'indipendenza dell'India.
I manifestanti si sono ricordati anche di Winston e sotto la sua statua hanno scritto semplicemente: "Was a racist" ("Era un razzista").
A Bristol, da 120 anni chiunque di origine africana gli passasse davanti se ne sentiva insultato.
Invano da decenni e decenni si assisteva alla polemica sull'abbattimento (o sostituzione) di queste statue ma, il tutto era relegato nelle petizioni online o nelle aule universitarie: ora, i manifestanti del Black Lives Matter sono stati capaci di restituire dignità ai loro antenati, sull'onda della rivolta divampata in America per la morte di George Floyd. Speriamo che anche in Italia, si voglia affrontare seriamente la questione e rimuovere tutte le statue di Graziani che in Africa, ha scritto le pagine più vergognose durante il fascismo.
Per far comprendere meglio l'azione politica dei manifestanti del Black Lives Matter a Bristol (e da domenica, l'azione ha funzionato visto che altre statue sono state rimosse sia qui nel Regno Unito sia in America; n.d.t), riportiamo le paroile forti e sentite del sindaco di Bristol, Marvin Rees, di origine giamaicana.
"Non farò finta che la statua di uno schiavista nel cuore della città in cui sono cresciuto non sia un affronto per me o per quelli come me".
Il "razzismo sistematico" - che esiste in ogni paese e non solo tra le file della polizia statunitense - si combatte partendo da questi gesti: la "questione razziale", malattia irrisolta degli Stati Uniti si rimuove ripartendo da dove tutto è iniziato: 401 anni fa - come ha ricordato il reverendo Al Sharpton, figura storica per le lotte dei diritti civili degli afroamericani durante il funerale di George Floyd a Houston, in Texas - e lo ha ribadito a Londra, il pugile Anthony Joshua quando ha preso la parola durante le manifestazioni dopo la morte di George Floyd:
"Il virus di cui c'è la pandemia è il razzismo e il vaccino da iniettare è quello delle manifestazioni pacifiche e della fine della cultura delle gang".
(Fonte.:africalandilmionuovoblog)
Bob Fabiani
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-https://africalandilmionuovoblog.blogspot.com/foto-del-giorno
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