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giovedì 11 giugno 2020

USA, Caos primarie in Georgia, penalizzato il voto afroamericano







Mentre a Houston si svolgevano i funerali di George Floyd, lo Stato della Georgia affrontava le primarie: non è stato uno spettacolo edificante e neanche un successo, in particolar modo per la comunità afroamericana.
Si parla di file che sono durate anche cinque ore sotto il sole - come potete vedere nella foto che pubblichiamo -, problemi con le macchine per il voto, seggi insufficienti, in diverse contee l'orario di chiusura delle postazioni elettorali è stato prolungato fino alle 22.
I problemi maggiori sono concentrati nella capitale, Atlanta, e nelle contee circostanti, dove gli elettori hanno descritto le file più lunghe e ritardi nelle aperture dei seggi, con le commissioni che elaboravano i voti con lentezza esasperante in quanto le nuove macchine touch-screen o non funzionavano o non erano state consegnate in tempo.
I gruppi che si occupano della difesa del diritto al voto hanno definito la giornata elettorale della Georgia (andata in scena martedì) "una catastrofe completa": funzionari statali e locali si sono addossati reciprocamente la colpa di questa debacle; almeno una parte del problema deriva dal fatto che lo Stato ha usato queste nuove macchine che avevano già causato problemi a Los Angeles, dove erano state utilizzate quest'anno per la prima volta.
A preoccupare davvero è che questo possa essere il microcosmo di ciò che gli USA potrebbero sperimentare su scala nazionale il 3 Novembre (il giorno delle Presidenziali 2020 n.d.t) in tutto il paese.
Il Segretario di Stato repubblicano della Georgia Brad Raffensperger ha dichiarato che le condizioni sono state "inaccettabili", ma molti democratici, tra cui l'ex candidata a governatore della Georgia e nuova stella del partito Stacey Abrams, hanno incolpato proprio lui per i problemi con il voto.




"Il Segretario di Stato, e questa amministrazione, hanno deciso di acquistare le nuove macchine nonostante il parere contrario di molti  - ha detto Abrams - e di usarle senza un'adeguata preparazione. Le migliori intenzioni hanno incontrato la peggiore preparazione e ci siamo trovati fra l'incompetenza e la malafede", ha concluso la Abrams.

La malafede a cui si riferisce Abrams è lo sforso sistematico del Gop (come viene chiamato il Partito Repubblicano USA ossia, Grand Old Party n.d.t) di rendere difficile l'affluenza al voto per gli afroamericani. Il cosiddetto "voto nero" è tradizionalmente democratico, non perché questa sia una comunità tutta di sinistra, ma in quanto il razzismo del Partito Repubblicano lo rende invotabile.
Vecchio "cavallo di battaglia" del partito che dopo l'avvio dell'"era Trump" è tornata "prioritaria" presso i repubblicani, sempre più razzisti. Del resto, tra le file del Gop, non si è mai fatto mistero di voler ricorrere al "Jim Craw law".

-Leggi Crow







Le leggi Crow furono delle leggi locali e dei singoli stati degli Stati Uniti d'America emanate tra il 1876 e il 1964. Queste leggi di fatto servirono a creare e mantenere la segregazione razziale in tutti i servizi pubblici istituendo uno status definito di "separati ma uguali" per i neri americani e per i membri di altri gruppi razziali diversi dai bianchi.

-Le primarie 2018

Durante le primarie del 2018 Abrams si rifiutò di concedere la vittoria dell'allora segretario di Stato Brian Kemp, sostenendo che il voto era ostacolato dagli sforzi repressivi dei repubblicani.
Questi sforzi si manifestano in modi diversi, come nel mantenere pochi seggi nei quartieri dove la percentuale di afroamericani è più alta, o riscrivere le geografie dei distretti elettorali in modo che siano penalizzanti per il voto nero.
A seguito della sua esperienza Abrams ha fondato il gruppo di difesa Fair Fight Georgia per incoraggiare la partecipazione degli elettori, educare le persone ai loro diritti e combattere la repressione degli elettori.
(Fonte:ilmanifesto;theatlantic)
Bob Fabiani
Link
-www.ilmanifesto.it
-www.theatlantic.com 

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