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venerdì 5 giugno 2020

Nigeria, proteste e indignazione contro i femminicidi al tempo del Covid-19








La Nigeria è un paese sotto shock dopo la brutale uccisione in poche ore di tre giovani: spontanea è divampata la protesta per chiedere "Giustizia per Uwa" e, per tutti gli altri femminicidi anche in piena pandemia da coronavirus e malgrado lockdown.

Oltre al continuo aumento dei contagi da Covid-19 (sono 11.516 mila e 323 i decessi) e gli attacchi jihadisti nel Nord del paese, ad opera dei miliziani di Boko Haram, la Nigeria è alle prese con un numero crescente di casi di violenza di genere e di femminicidi legati al periodo di lockdown parziale imposto per l'emergenza sanitaria.

Il 1° giugno un gruppo di manifestanti vestiti di nero, tra cui molti studenti, hanno marciato verso il quartier generale della polizia a Benin City chiedendo giustizia per Vera Uwaila Omozuma, 22 anni, studentessa di microbiologia uccisa dopo essere stata violentata da un gruppo di ragazzi.

Successivamente, l'hashtag #JusticeforUwa è stato lanciato sui social ottenendo immediata visibilità.
Il brutale omicidio di Uwa è il terzo di una serie ravvicinata: il giorno prima un'altra ragazza, Tina Esekewe, 16 anni, veniva uccisa a Lagos e Jennifer, 12 anni, veniva violentata e uccisa a Jigawa, sempre da un gruppo di ragazzi.





Il governo federale ha promesso di fare giustizia e l'ispettore generale di polizia, Mohammed Adamu, assicurando di aver impegnato "investigatori specializzati e risorse aggiuntive" sui tre casi, ha pregato i nigeriani che dispongono di informazioni utili su questi e altri casi a fornirli alla polizia al fine di migliorare la capacità di rispondere all'escalation di aggressioni sessuali e violenza domestica connessa all'epidemia di Covid-19 e ad altri problemi sociali.
Una persona sarebbe stata arrestata in relazione al caso di Vera Uwaila grazie alle impronte sull'estintore utilizzato per colpire la ragazza.

Ufuoma Akpobi, dell'Associazione contro la violenza di genere nello Stato di Edo, ha raccontato che "quel giorno Uwa studiava in chiesa come fa da tre anni perché non ci sono biblioteche nella sua zona".
La protesta intanto corre sui social, con molte celebrità della cultura e dello spettacolo unite ai movimenti per i diritti delle donne.
(Fonte.:ilmanifesto;jeuneafrique)
Bob Fabiani
Link
-www.ilmanifesto.it
-www.jeuneafrique.com 

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